dal blog Pane & Focolare 23 Dicembre 2020
Quest’anno Natale cade di venerdì. Capita spesso, diciamo ogni sei anni. E’ capitato anche nel 1220 e in quell’occasione San Francesco d’Assisi ha dato una bella testimonianza del suo grande amore per il Natale e sull’importanza della festa.
Quando nel convento i suoi frati scoprono che il Natale è di venerdì, si preoccupano e hanno un dubbio: prevale il venerdì, quindi si fa astinenza dalle carni e si pratica la moderazione a tavola, o prevale la festa che si celebra anche con la gioia e la letizia di un bel pranzo abbondante?
Il cristianesimo, che conosce il valore dell’astinenza e del digiuno, considera però addirittura colpa grave digiunare di domenica: la Regola di Cesario di Arles (della quale vi ho già parlato a proposito delle corvée delle monache, leggete qui) prescriveva che la domenica: «non è assolutamente consentito digiunare, a motivo della Resurrezione del Signore. Se qualcuno digiuna di domenica, pecca»
Evdentemente, nessuno aveva chiarito il precetto ai frati di Assisi, che si interrogano sul da farsi: rispettiamo l’astinenza o festeggiamo con un ricco banchetto? Un frate di nome Morico andò a presentare il quesito a Francesco, che risponde: “Tu pecchi, fratello, a chiamare venerdì il giorno in cui è nato per noi il Bambino. Voglio che in un giorno come questo anche i muri mangino la carne, e se questo non è possibile, almeno ne siano spalmati all’esterno”.
Continua così il suo racconto Tommaso da Celano, biografo del Santo: «Voleva che in questo giorno i poveri ed i mendicanti fossero saziati dai ricchi e che i buoi e gli asini ricevessero una razione di cibo e di fieno più abbondante del solito. “Se potrò parlare all’Imperatore – diceva – lo supplicherò di emanare un editto generale, per cui tutti quelli che ne hanno la possibilità, debbano spargere per le vie frumento e granaglie, affinché in un giorno di tanta solennità gli uccellini e particolarmente le sorelle allodole ne abbiano in abbondanza”».
San Francesco amava il Natale, a lui si deve la bella tradizione del Presepe: per lui, che non risparmiava al suo corpo penitenze durissime, era un giorno speciale, da festeggiare con generosità, coinvolgendo tutto il creato. L’autore del Cantico delle creature vedeva tutto il mondo unito nel rendere gloria a Dio. Tutto doveva essere trascinato dalla nostra gioia all’arrivo del Salvatore Quindi anche noi festeggiamo il Natale con la dovuta solennità, anche a tavola!