di Stefano Fontana
Lo scorso 29 aprile 2012 è stato beatificato a Roma Giuseppe Toniolo. Nell’occasione molti giornali ne hanno parlato e sono stati anche pubblicati numerosi libri. La linea dominante è stata però quella della deformazione.
La sua adesione convinta agli obiettivi di Leone XIII e di Pio X è stata presentata in modo sfumato, come una macchia da mettere in ombra, mentre si è visto in lui, con forzature di non poco peso, una apertura d’interesse per la democrazia cristiana di Romolo Murri, una voglia di laicità che anticipava stagioni successive e soprattutto un desiderio di entrare in dialogo con la modernità che in Toniolo non c’erano per niente.
Toniolo era un laico cattolico. del periodo della Quanta cura di Pio IX, della Libertas e della Immortale Dei di Leone XIII, de Il fermo proposito e della Pascendi di Pio X. E’ stato anche un cattolico della Aeterni Patris, dato che si è sempre professato tomista. Egli voleva: «il restauro dell’ordine sociale giusta la dottrina cattolica e giusta le tradizioni della civiltà cristiana nella sua storica alleanza con la missione della Chiesa e del pontificato».
E non si potrà, né si dovrà, mettere in secondo piano questa sua appartenenza storica, come per liberarlo da una macchia. Né si potrà valorizzarlo solo per quei suoi aspetti che si ritengono precursori di altro rispetto alla Chiesa dei suoi tempi. Se Toniolo è “attuale” – e lo è – sarà perché ha qualcosa da dirci in quanto laico cattolico del suo tempo, che non va demonizzato. Viceversa, ne risulta una figura astratta e convenzionale, sostanzialmente artificiale e funzionale a determinati interessi.
Non è possibile che se di un personaggio non si riesce a dimostrare che ha in qualche modo anticipato il Vaticano II – o meglio l’idea convenzionale che si ha del Vaticano II – bisogna vergognarsi di lui e non sia degno di nota. E’ un utilizzo pratico e molto diffuso dell’ermeneutica della “rottura” condannata da Benedetto XVI.
Giuseppe Toniolo ha qualcosa da dirci, restando un laico cattolico della Chiesa preconciliare, figlio di un cattolicesimo intransigente, da cui, del resto, sono venute le cose maggiormente innovative riguardo alla presenza dei cattolici nella società, perché dall’altro filone, quello del cattolicesimo liberale, di fatto confluito poi più o meno nel modernismo, sarebbe venuto un atteggiamento di consegna alla logica del mondo. E’ molto interessante, e paradossale, questo punto.
Dal non expedit, da cui doveva venire l’astensione, è derivato invece nel lungo periodo l’impegno e il movimento dell’Opera dei congressi, anche nelle sue articolazioni sociali ed economiche, è figlio della questione romana. Dal cattolicesimo liberale, da cui doveva venire l’impegno è arrivata invece nel lungo periodo l’astensione o addirittura l’abiura. Ebbene, Toniolo appartiene completamente al primo di questi filoni e non c’è da scandalizzarsi, ricordandolo in occasione della sua beatificazione.
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