Informazione Cattolica 25 agosto 2021
Grazie allo storico Giuseppe Parlato Uuniversità degli studi internazionali di Roma-Unint) sono ripubblicate integralmente le note politiche scritte da Benito mussolini (1883-1945) nei 600 giorni di salò e della Repubblica sociale italiana (1943-1945). in particolare, nella “corrispondenza repubblicana” del duce spiccano i commenti relativi al ruolo giocato dalla plutocrazia nazionale e internazionale nell’ambito dello scontro epocale della seconda guerra mondiale
di Giuseppe Brienza
Appena tornato da Berlino, alla fine del settembre 1943, dopo aver avuto dal dittatore della Germania Adolf Hitler l’incarico di costituire un nuovo governo fascista nell’Italia del centro-nord, Benito Mussolini decise mettere a disposizione del nuovo Stato, ovvero la Repubblica Sociale Italiana (Rsi), anche la sua grande professionalità giornalistica.
Nasceva così “Corrispondenza repubblicana”: una serie di note di agenzia curate in prima persona dal Duce, destinate alla radio e alla stampa ufficiale che Mussolini nella maggioranza dei casi scriveva direttamente, oppure faceva redigere ad alcuni collaboratori del Ministero della Cultura Popolare, sempre sotto il suo diretto controllo.
Le note, che coprono un arco temporale molto significativo (dal 28 settembre 1943 al 22 aprile 1945), presentano testi spesso molto polemici, che riscossero un notevole successo popolare e furono quindi raccolti dapprima in fascicoli e poi in un volume (entrambi rari e quasi introvabili) fino alla fine del 1944. In seguito le note furono incluse nell’Opera omnia di Benito Mussolini, edita nel 1960.
Ora, grazie allo scrupoloso e puntuale lavoro dello storico Giuseppe Parlato, in un volume della collana da lui diretta Presente Storico, sono ripubblicate integralmente in Benito Mussolini. Corrispondenza Repubblicana (Luni Editrice, Milano 2021, pp. 528, € 28). Rispetto alla raccolta del 1960, che ne contava solo 99, il volume riporta tutte le note, ovvero 102, offrendo al lettore un documento storico fondamentale per comprendere Mussolini nella sua ultima esperienza politica.
In particolare, spiccano per la loro lungimiranza e lucidità quei commenti, il cui spunto era offerto a Mussolini dalle intercettazioni delle radio nemiche e dalla stampa badogliana e alleata, relativi al ruolo giocato dalla plutocrazia nazionale e internazionale nello scontro epocale della Seconda guerra mondiale. Il Duce addita l’illusoria e demagogica promessa dei Poteri Forti di allora, finanziari e non, e dei rispettivi interlocutori ed esecutori politici, di regalare «presunte libertà» ai popoli sconfitti.
Lo stile degli scritti di Mussolini è sempre quello del giornalista vivace e caustico, sebbene qui e lì trapelino gli accenni alla solitudine e al senso d’impotenza sofferti da Mussolini come capo politico, ormai rassegnato ad una inevitabile e tragica fine. Nello sfondo, il dramma della nostra Nazione, vissuto in primo luogo dai ceti popolari, al Nord come al Sud oppressi dalla fame, dai bombardamenti e dalle violenze della guerra civile italiana 1943-45.