Newsletter di Giulio Meotti
10 febbraio 2022
Nella più importante chiesa di Parigi (bruciata due anni fa) uno “spazio per la preghiera musulmana”. Questa dhimmitudine dei vertici non la capisco. Come in Italia dopo lo sgozzamento di padre Hamel
Giulio Meoti
La foto di un cartello che indica la presenza di uno “spazio di silenzio per la preghiera musulmana” nella chiesa di Saint-Sulpice a Parigi ha suscitato l’ira di fedeli cattolici e commentatori conservatori. Siamo nella seconda chiesa più grande di Parigi dopo Notre Dame, ma la più importante per il culto cattolico, dove Dan Brown ha girato Il Codice da Vinci e che nel marzo 2019 è stata incendiata dolosamente.
A rilanciare la polemica Gilbert Collard, sostenitore di Eric Zemmour, che ha scritto: “Aspettiamo l’apertura nella Grande Moschea di Parigi di uno spazio di preghiera perché i cristiani possano pregare per i loro fratelli perseguitati in Oriente!”.
Il parroco di Saint Sulpice, Henri de La Hougue, spiega che lo spazio per la preghiera è stato organizzato per un incontro islamo-cristiano “attorno alla figura di Maria”.
C’è stata anche la recita della Fatiha, la sura di apertura del Corano. Imam hanno annunciato Maometto. Anche importanti personalità della Chiesa francese si sono fatti sentire, come Mathieu Raffray, professore di Filosofia alla San Tommaso di Roma: “Conclusione dell’incontro ‘islamo-cristiano’ a Saint Sulpice: un ballo con adolescenti in niqab nel coro. Tristezza e incomprensione davanti a tanto ridicolo”.
Io tanto masochismo non lo capisco…
Non capisco perché, per la prima volta in 700 anni, canti e sure islamiche abbiano dovuto risuonare nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze sotto la Cupola del Brunelleschi.
capisco perché, nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma, si sia sentito il Corano alla cerimonia per don Jacques Hamel, ucciso dai terroristi dell’Isis di cui si celebra il processo in questi giorni a Parigi, dove difendono la sharia.
Non capisco perché in Inghilterra vescovi anglicani abbiano proposto che la cerimonia di incoronazione del prossimo re d’Inghilterra si apra con il Corano.
Non capisco perché numerose moschee in Francia abbiano ricevuto donazioni da parte delle diocesi cattoliche (Tours, Auch e Bordeaux).
Non capisco perché la chiesa cattolica di San Teodoro a Colonia abbia finanziato la Grande Moschea.
Non capisco perché, proprio a Saint-Étienne du Rouvray, il vescovo Duval abbia regalato un pezzo di terra confinante con una delle chiese nella città di Hamel per costruirvi la moschea.
Non lo capisco, perché se alla fine degli anni ’70 c’erano 200 moschee in Francia, oggi sono 2.500, una sala di preghiera musulmana aperta ogni settimana al ritmo di 50 all’anno e, al contrario, la Chiesa cattolica ha costruito solo 20 nuove chiese negli ultimi dieci anni secondo una ricerca di La Croix. “Ogni due settimane in Francia nasce una moschea e scompare una chiesa”, ha detto Edouard de Lamaze, presidente dell’Observatoire du patrimoine religieux di Parigi.
Non lo capisco anche a fronte di un mondo islamico dove, come a Santa Sofia, l’islamismo riconverte in moschee quelle che furono un tempo grandi basiliche.
Non lo capisco a fronte di una lista nera dei paesi che di più perseguitano i cristiani e sono quasi tutti paesi islamici e di articoli come quello appena uscito sul New York Times e intitolato “‘Ora non c’è nessuno’: il lamento di uno degli ultimi cristiani in una città siriana”.
Non lo capisco a fronte di una serie di attentati contro le chiese cristiane sul suolo francese e altrove.
Non lo capisco a fronte dell’uccisione, appena quattro mesi fa, di un parlamentare inglese cattolico all’interno di una chiesa da parte di un islamista.
Non lo capisco a fronte di Dalil Boubakeur, l’imam della Grande Moschea di Parigi, un “moderato”, che ha chiesto di trasformare in moschee le chiese vuote.
Se l’alternativa è questo masochista di “dialogo” vuoto che non capisco, avanti con la ferrigna battaglia di civiltà di Eric Zemmour, il saggista ebreo candidato indipendente alle presidenziali.
Ieri, ospite di BFMTV, di fronte a Karim, un francese di fede musulmana, Zemmour ha avuto il coraggio di difendere l’idea che il suo paese resti quello delle chiese piuttosto che delle moschee, “per ragioni culturali”. Ha annunciato l’intenzione di vietare le “moschee-cattedrali”, quelle di grandi dimensioni, in modo che “la Francia rimanga un paesaggio di chiese”.
“In Francia non voglio sentire la voce del muezzin”, ha detto ancora Zemmour, perché per “certi musulmani” le grandi moschee significano “la conquista del territorio francese”.
Questo famoso “dialogo islamo-cristiano” finisce a Växjö, in Svezia, dove ai musulmani è consentito l’uso dei megafoni dai minareti e alle chiese è impedito l’uso delle campane. D’altronde, contro l’unico nella Chiesa che abbia detto la verità in una straordinaria lectio magistralis a Ratisbona si accaniscono finché non lo vedranno morto.
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