Il Borghese anno XXII n. 4 aprile 2022
Riconoscere e comprendere la propria dipendenza affettiva per poterne uscire
di Giuseppe Brienza
La dipendenza affettiva è un fenomeno sempre più diffuso nel nostro tempo e, in qualche modo, accelerato da una stagione ipertecnologica nella quale le relazioni umane sfumano in “connessioni” e l’altro-da-sé diventa specchio del proprio narcisismo.
Lo spiegano bene gli psicologi e psicoterapeuti Tonino Cantelmi, Emiliano Lambiase e Michela Pensavalli nel saggio Schiavi d’amore. Riconoscere e comprendere la propria dipendenza affettiva per poterne uscire, che si raccomanda in particolare a genitori ed educatori che sono alle prese con le crisi e difficoltà di giovani ed adolescenti, vittime più di altri della gestione della pandemia.
In realtà la ricerca di conferme e di apprezzamento da parte degli altri, così come la paura del giudizio, appartengono un po’ a tutte le età ma, quando si cristallizzano in personalità emotivamente immature, con conflitti irrisolti, si trasformano in una ricerca pervasiva di compensazione, che influisce sulla qualitàe quantitàdelle loro relazioni affettive.
Molti giovani si approcciano infatti ai loro “pari” per il bisogno di trovare rassicurazioni e in certo senso sentirsi vivi, più che per il desiderio di confronti o di condividere idee ed esperienze di vita.
L’anoressia dei sentimenti, ancor più che nell’amicizia, è scontata nelle nuove generazioni nella mancanza di bidirezionalità della relazione affettiva, nella reciprocità che si sperimentanel sentirsi amati ed apprezzati per ciò che siamo, e non per ciò che vogliamo dimostrare o far vedere di essere.
Nell’amicizia o nella relazione amorosa non “tossica” (sentimentalmente parlando), i giovani dovrebbero invece sentirsi liberi di esprimere loro stessi senza il timore del giudizio e del rifiuto.
Anzi, un amore ed una amicizia (psicologicamente) sanefarebbero sperimentare loro anche la “libertà di sbagliare” e la bellezza di essere comunque accettato o, a seconda dei casi, perdonati.
Il lavoro di Cantelmi, Lambiase e Pensavalli, appare quindi prezioso in quanto descrive l’insorgere dei diversi tipi di dipendenze affettive, ne analizza le varie manifestazioni e, soprattutto, propone alcune vie di superamento della “schiavitù d’amore” (o di amicizia).
Tonino Cantelmi è psichiatra e psicoterapeuta nominato nel 2020 da Papa Francesco Consultore del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede. Attualmente è il direttore clinico-scientifico dell’Istituto Don Guanella e presiede l’Istituto di Terapia cognitivo-interpersonale in Italia.
Emiliano Lambiase psicologo e psicoterapeuta, è attualmente coordinatore dell’Istituto di Terapia cognitivo-interpersonale di Roma. Coordinatore della Comunità Terapeutica “Sisifo” per le dipendenze comportamentali e docente nella Scuola di Specializzazione in Psicoterapia cognitivo-interpersonale (Scint), è anche supervisore scientifico del “Progetto Pioneer” per l’educazione affettiva e sessuale dei giovani.
Michela Pensavalli psicologa e psicoterapeuta, è coordinatrice dell’Istituto di Terapia cognitivo-interpersonale di Roma e della Comunità Terapeutica “Sisifo” per la cura delle dipendenze comportamentali.
Docente invitato presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, ha scritto vari libri e saggi fra i qualiScusa se non ti chiamo più amore. Come scegliere il partner e vivere felici (2010).
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Tonino Cantelmi-Emiliano Lambiase-Michela Pensavalli Schiavi d’amore. Riconoscere e comprendere la propria dipendenza affettiva per poterne uscire Edizioni San Paolo Milano 2021 pp. 240 € 22