Tempi 23 Luglio 2022
Nuove proteste (in strada e online) nell’isola di Castro per chiedere libertà e cibo. Il regime risponde con pestaggi della polizia e arresti. Ospedali allo sbando
Paolo Manzo
A Cuba la situazione è di nuovo esplosiva dopo le proteste del luglio 2021, quando migliaia di persone scesero in strada per chiedere libertà e cibo. Il cibo manca, la disperazione aumenta, e nelle ultime settimane c’è carenza di qualsiasi prodotto a prezzi accessibili per il 90 per cento della popolazione, ovvero per chi non lavora per la dittatura a livelli medio-alti.
Quella cubana è infatti la quarta inflazione più alta al mondo, all’85 per cento annuale, e a essa si sono aggiunti interminabili blackout elettrici. Per questo la gente è esasperata e l’alternativa alla miseria e alle prigioni del regime è l’emigrazione in massa verso gli Stati Uniti.
2022, fuga da Cuba
Il fenomeno è diventato incontrollabile a partire dal novembre 2021, quando i dittatori di Cuba e Nicaragua hanno eliminato i visti sino ad allora necessari ai cubani per andare a Managua con l’obiettivo di facilitare il meccanismo di uscita ed abbassare così la tensione che si era creata sull’isola con le manifestazioni di massa e la successiva feroce repressione.
La stessa strategia usata da Fidel Castro che tre decenni fa, quando lo scontento sociale all’Avana stava per esplodere, aprì il rubinetto dell’emigrazione e ci fu lo storico esodo del 1980, che vide la partenza di 125.000 cubani dal porto di Mariel su centinaia di barche. Oggi la storia si ripete e già 155mila cubani sono fuggiti dal novembre scorso. Chi rimane, nonostante i rischi di arresto, protesta in strada ma anche online.
#Cubapalacalle #SOSCuba
Con gli hashtag #Cubapalacalle – Cuba per le strade – e #SOSCuba, gli utenti dei socialì media hanno infatti condiviso negli ultimi giorni le immagini di nuove manifestazioni antigovernative e dei susseguenti pestaggi ed omicidi della polizia, nonché le storie di cubani che soffrono o muoiono a causa delle carenze della sanità pubblica.
Esasperati dai blackout, i residenti di Los Palacios, una città nella provincia più occidentale di Pinar del Río, sono scesi in strada giovedì scorso per protestare contro il governo. I video sono stati girati nell’oscurità durante l’ennesima interruzione dell’elettricità e si sente una folla gridare “abbasso il comunismo”, “ho fame” e “Díaz Canel singao”, non propriamente un complimento, nonostante ciò sia un reato per la legge cubana.
Sempre giovedì sera, all’Avana, una madre con due figli, di cui uno disabile, ha protestato per le condizioni di vita nel parco “El Curita”, vicino al Campidoglio dell’Avana, dove si riunisce l’Assemblea Nazionale, attirando una piccola folla.
Sabato scorso hanno cominciato a circolare video di agenti delle forze speciali, i famigerati Berretti Neri della rivoluzione, che picchiavano i partecipanti a un concerto della Conga de Los Hoyos a Santiago de Cuba.
In un altro evento, all’Habana del Este, un quartiere a est della capitale l’Avana, gli sgherri della dittatura hanno invece arrestato violentemente il 23enne Alejandro Tamayo Chacón.
Si tratta di uno dei tre immigrati cubani che il 9 luglio scorso erano stati fermati dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti mentre tentava di raggiungere la Florida su un pedalò. Alejandro era stato rimpatriato a Cuba dall’amministrazione Biden, molto criticata per questo, il 13 luglio scorso. Sua moglie, incinta, ha raccontato alla televisione in lingua spagnola Telemundo 51 che è stato accusato per aver rubato il pedalò giallo con cui è finito sulle prime pagine di tutti i giornali della Florida.
Gli agenti della polizia castrista hanno fatto irruzione nella loro casa senza un mandato e, mostrando le pessime condizioni della loro casa, la madre di Alejandro ha detto a Telemundo 51 che il figlio voleva emigrare SOLO per poter “vivere bene almeno una volta nella vita” Ma non basta, perché il dramma dei cubani è infinito.
Anche le donne incinte non vengono risparmiate
Nella città di Managua, la polizia del regime cubano ha picchiato brutalmente una donna incinta mentre era in fila per comprare cibo. La registrazione mostra come la polizia sia intervenuta, generando altra violenza, in una fila di persone in attesa di acquistare cibo. In mezzo al trambusto, causato dalla disperazione dei cittadini per procurarsi da mangiare, i funzionari della dittatura castrista sono intervenuti aggredendo brutalmente i presenti, tra cui una donna che era incinta gettandola a terra.
A inizio luglio il 17enne Zinadine Zidan Batista Álvarez è stato ucciso dalla Polizia Rivoluzionaria Nazionale, a Santa Clara. Nei video su Internet, una folla di residenti di El Condado circonda un gruppo di agenti di polizia e diverse auto di pattuglia, in prossimità di via Estrada Palma, l’arteria principale del quartiere.
Il video mostra quattro agenti che dopo aver sparato a Zidan lo prendono a calci mentre il giovane si contorce per una ferita all’addome.
Un altro video mostra come uno dei passanti cerca di soccorrere il ferito mentre un agente glielo impedisce, colpendolo con un manganello. «Assassino! Un poliziotto ha sparato a un ragazzino», grida una donna. “Vola in alto, Zidan, che Dio ti abbia nella sua santa gloria”, ha scritto su Facebook Yeris González, un amico della Escluela Fructuoso Rodríguez di Santa Clara.
«Ti hanno tolto la vita in così giovane età, le mie condoglianze alla tua famiglia e ai tuoi amici», ha aggiunto. Zidan e la sua compagna, Susleidy Guerra, erano i genitori di una bambina.
Qualche giorno fa Maritza Barrios ha lanciato un appello disperato su Facebook. “HO BISOGNO DI UN’AMBULANZA; MIO FIGLIO STA MORENDO”, ha scritto in lettere maiuscole. Suo figlio, Andy Agüero Barrios, di 26 anni, autistico e cieco, aveva bisogno di assistenza. L’ospedale più vicino era a soli 9 chilometri di distanza, ma quando un’ambulanza è arrivata non ha voluto prenderlo in carico. Suo figlio è morto poco dopo.
«Canel, assassino di bambini»
Venerdì scorso, un’altra madre disperata ha postato su Facebook le foto della figlia in un letto d’ospedale dell’Avana, dove era stata ricoverata con febbre dengue emorragica. Rosmery García, ha detto che sua figlia aveva l’anemia a causa dell’emorragia provocata dalla malattia, ma i medici insistevano per dimetterla senza una trasfusione.
«È meglio che mi uccidano adesso, perché non posso sopportare di vedere i miei figli in queste condizioni», ha detto la García e, rivolgendosi al leader cubano Díaz-Canel, lo ha esortato a smettere di incolpare l’embargo statunitense per tutti i mali di Cuba. «O lascia questo Paese o ci manda in un altro», ha scritto su Facebook per poi chiosare, «Canel, assassino di bambini».
Di fronte a una crisi che minaccia sempre più la tenuta del regime, il governo cubano ha compiuto giovedì un passo senza precedenti autorizzando gli investimenti stranieri nel settore privato emergente.
Inoltre le autorità hanno annunciato che ridurranno anche le tasse doganali tra il 30 e il 100 per cento e aboliranno le restrizioni su cellulari e notebook che i viaggiatori possono portare con sé. Inoltre sarà adeguato il cambio.
Attualmente, un dollaro viene venduto a 120 pesos cubani sul mercato nero ma il governo ha fissato un tasso di cambio ufficiale per le imprese statali a 24 pesos per dollaro.
Il ministro dell’Economia della dittatura ieri ha annunciato che il nuovo tasso sarà “diverso” da quello ufficiale perché deve essere fondato su “basi economiche”, riconoscendo che l’attuale tasso non è realistico.