Abstract: Xi Jinping mente al popolo per coprire i suoi fallimenti in materia di economia, Covid, politica interna ma nei suoi discorsi tutto va bene e il merito, neanche a dirlo, è del «Partito comunista, del socialismo con caratteristiche cinesi e del fatto che il marxismo funziona».
Tempi 18 Ottobre 2022
Cina. Non credete alle “patate miracolose”
di Xi Jinping
Davanti ai 2.296 delegati del Partito comunista, il leader ha raccontato un’enorme quantità di menzogne su Covid, economia, Taiwan e Hong Kong. Tutti sono stati costretti ad applaudire, così come i poveri abitanti di Zhangjiakou sono obbligati a coltivare le patate consigliate dal nuovo imperatore
Leone Grotti
La politica “zero Covid”? «Un successo, una vittoria del Partito che ha privilegiato la vita umana». La riunificazione di Taiwan alla Cina? Verrà perseguita «con mezzi pacifici». La repressione della società civile a Hong Kong? «È stato riportato l’ordine». Gli standard di vita? Miglioreranno grazie alla «prosperità condivisa». Insomma, a sentire il discorso di quasi due ore con cui Xi Jinping domenica ha aperto il XX Congresso del Partito comunista cinese a Pechino, durante il quale verrà incoronato nuovo imperatore, tutto in Cina va a gonfie vele.
E il merito, neanche a dirlo, è del «Partito comunista, del socialismo con caratteristiche cinesi e del fatto che il marxismo funziona». Menzogne, ovviamente, né più credibili né meno delle “patate miracolose” di Xi.
Le “patate miracolose” di Xi Jinping
La tv governativa parla delle “patate miracolose” di Xi Jinping da cinque anni, da quando cioè il “presidente di tutto” fece visita il 24 gennaio 2017 al villaggio di Zhangjiakou, uno dei più poveri del paese, nella contea di Zhangbei. Alla popolazione che vive di duro lavoro nei campi ed espedienti, in una delle aree più arretrate della Cina, Xi disse che per uscire dalla povertà dovevano coltivare «patate più piccole». Le “patate di Xi” avrebbero garantito al villaggio quella «prosperità» che da sempre il Partito comunista promette e che da quelle parti mai si è neanche intravista.
Da cinque anni, la propaganda comunista insiste che da quando Xi ha fatto discendere sui rozzi abitanti di Zhangjiakou il suo prezioso verbo, la contea si è risollevata. Alle domande della Bbc, che ha fatto visita al villaggio poco prima dell’inizio del Congresso, la gente davanti alle telecamere risponde a denti stretti che la visita di Xi ha cambiato tutto e che il suo consiglio sulle patate funziona. Altri, più ingenui, ammettono che la situazione è drammatica come sempre.
Il fallimento della politica “zero Covid”
Che cosa ha fatto Xi Jinping domenica nella Grande sala del popolo a Pechino se non distribuire a piene mani nuove patate miracolose? E che cosa potevano fare i 2.296 delegati del Partito comunista se non applaudire in modo ostentato? Chi davanti al nuovo imperatore poteva avere il coraggio di ricordare che la politica “zero Covid” non ha «protetto la vita umana», ma distrutto quella di milioni di persone, controllate e spiate da telecamere e app, costrette a restare chiuse in casa per mesi, rischiando di morire di fame o di impazzire?
Disuguaglianza: la Cina è peggio degli Usa
Chi poteva squarciare il velo sulla volontà imperialista cinese, che sogna di riprendersi Taiwan con la forza, unico mezzo disponibile visto che solo il 6,5 per cento della popolazione taiwanese vuole “riunirsi” alla Cina? Chi poteva chiamare le cose con il loro nome e gridare che «l’ordine» riportato a Hong Kong non è stato altro che la brutale repressione della società civile e l’incarcerazione di centinaia di attivisti, politici, imprenditori, studenti e giornalisti?
Chi ancora poteva far notare, in quella grande fiera della falsità e della vanità che è il Congresso del Partito comunista cinese, che il marxismo in Cina non ha mai portato uguaglianza visto che la Repubblica popolare, tra le grandi economie di tutto il mondo, è quella che distribuisce la ricchezza in modo più diseguale, riuscendo a fare peggio anche degli Stati Uniti?
L’inganno del Partito comunista
Nessuno poteva farlo. Tutti infatti hanno annuito a ogni parola pronunciata da Xi Jinping, prendendo appunti come se fosse oro colato e applaudendo ogni volta che il leader si schiariva la voce o si concedeva un sorso di tè.
Ma le ricette di Xi per una «prosperità condivisa» e per il «grande rinnovamento della nazione cinese» non porteranno al popolo la «gloria incomparabile» promessa (sotto forma di redditi medio-alti e prestigio internazionale). Sono come le “patate miracolose”: hanno un nome altisonante ma non sfamano, al pari di quelle normali.
Chi vuole sapere se il Partito comunista, il socialismo con caratteristiche cinesi e il marxismo funzionano in Cina non deve chiedere ai delegati nella Grande sala del popolo di Piazza Tienanmen, ma ai cinesi di Shanghai, Xi’an e Wuhan stremati da uno dei tanti feroci lockdown o agli uiguri schiavizzati e incarcerati nel Xinjiang perché musulmani o ai poveri lavoratori migranti sfruttati nelle aziende delle grandi città senza diritti. O ai contadini del villaggio di Zhangjiakou.
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