Abstract: bocciata in Portogallo la legge sull’eutanasia, rispedita al mittente per la terza volta. La Corte Costituzionale ne ha respinto l’ambiguità. La legge è stata voluta dalla coalizione rosso–verde per depenalizzare la morte procurata
Il Borghese quindicinale n. 2 15 febbraio 2023
Bocciata una legge “sinistra” in Portogallo
Giuseppe Brienza
È stata bocciata per la terza volta, in Portogallo, la legge voluta dalla coalizione rosso-verde al Governo che avrebbe voluto depenalizzare l’eutanasia nel Paese lusitano. Respinta già nel 2021 e nel 2022, la normativa approvata dal parlamento portoghese il 29 gennaio 2021 con larga maggioranza (136 voti favorevoli, 78 contrari e 4 astensioni) è stata di nuovo bocciata dalla Corte costituzionale a causa dell’ambiguità del testo rispetto alla definizione di malattia e di sofferenza «fisica, psicologica e spirituale» che consentirebbe l’omicidio assistito.
Il Tribunal Constitucional ha respinto la norma con un solo voto di scarto, indicando però nuovamente il percorso e le modifiche necessarie per la futura eventuale approvazione di un prossimo analogo testo pro-eutanasico. Al che il leader del principale partito di opposizione, il destrorso Chega! (che tradotto dal portoghese significa Basta!), ha obiettato che a questo punto diventa necessario «un referendum affinché si pronuncino finalmente i portoghesi e facciano sentire la loro voce» (André Ventura, post su facebook del 30 gennaio 2023)
Lo scorso 4 gennaio era stato il presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa a rinviare la legge voluta dal Partido des Passaos, des Animais e de Naturezza (PAN), da quello Os Verdes (PEV), da Iniziativa Liberale, dalla maggior parte dei deputati del Partido Socialista (PS) e dai deputati del gruppo Misto Joacine Katar Moreira e Cristina Rodriguesalla alla Corte costituzionale. Il capo dello Stato aveva affermato in quella occasione che certezza del diritto e sicurezza dei cittadini erano posti in serio pericolo dalla normativa ricordando che, nel 2021, «la Corte costituzionale aveva formulato in modo molto significativo delle richieste per poter rivalutare il provvedimento sulla morte medicalmente assistita» che, però, puntualmente non erano state prese in considerazione.
Nel 2021 il concetto piuttosto ambiguo di «lesione definitiva di gravità estrema, secondo il consenso scientifico», presupposto dell’eutanasia, aveva portato i giudici costituzionali, con sette voti a favore e cinque contrari, a bocciare il testo. Già allora, comunque, la Corte aveva dichiarato che «l’anticipazione della morte medicalmente assistita» era «ammissibile», ma con “condizioni” che avrebbero dovuto essere «chiare, precise, precostituite e controllabili».
Secondo la Corte costituzionale, il legislatore dovrebbe in definitiva chiarire se intende: «riservare l’accesso alla morte medicalmente assistita solo alle persone che, a seguito di una lesione definitiva di estrema gravità o di una malattia grave e incurabile, riportano una sofferenza di grande intensità che corrisponde cumulativamente alle tipologie di sofferenza fisica, psicologica e spirituale; oppure garantire l’accesso alla morte medicalmente assistita a tutte le persone che, a seguito di una delle situazioni cliniche sopra citate, soffrono intensamente, indipendentemente dalla tipologia di sofferenza». Come si vede la differenza non è da poco…
Esponenti della Conferenza episcopale portoghese (CEP) hanno dichiarato che la nuova decisione del Tribunale costituzionale rimane in linea con quella che è sempre stata la posizione della CEP, ovvero «l’incostituzionalità di qualsiasi iniziativa legislativa che metta in gioco la vita, in particolare la depenalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito».
In attesa di conoscere il parere dei 10,3 milioni di cittadini portoghesi (anche se il referendum è visto difficile dal Presidente della Repubblica) sulla possibile legalizzazione della morte medicalmente assistita, vale la pena spiegare come la normativa da ultimo bocciata avrebbe permesso di agire.
La c.d. “anticipazione della morte” avrebbe potuto avvenire in due modi: attraverso l’auto-somministrazione di farmaci letali da parte del paziente, o attraverso la loro somministrazione da parte del medico o dell’operatore sanitario. In altre parole, la legge qualora dichiarata costituzionale dal Tribunal Constitucional avrebbe sdoganato le due modalità di omicidio del malato note come “suicidio assistito” e “eutanasia volontaria attiva”. Per evitare che il Portogallo divenisse, come accaduto ad altri Paesi, una destinazione del “turismo della morte”, la normativa eutanasica ormai tramontata imponeva che il richiedente fosse un cittadino portoghese o residente legale nel territorio nazionale.
Il vice-presidente della Corte costituzionale Pedro Machete ha dichiarato che la legge proposta dal blocco di sinistra è inammissibile perché alcune delle sue clausole minacciavano direttamente il principio di “inviolabilità della vita” stabilito nella Costituzione lusitana all’articolo 112, paragrafo 5. Nel comunicato rilasciato dalla Corte si legge inoltre che la maggioranza dei giudici hanno rilevato una determinante “imprecisione” nella definizione di quali situazioni avrebbero consentito di chiedere la morte assistita.
In definitiva, per evitare che la sofferenza necessaria e sufficiente per poter chiedere l’eutanasia fosse troppo soggettiva, i giudici hanno invocato una descrizione esauriente che potesse coprire le limitate possibili situazioni e condizioni presupposto del suicidio assistito.
Nessuna lobby né pressione quindi del Presidente della Repubblica, un politico dichiaratamente cattolico, né della Conferenza episcopale nazionale ma, come dichiarato dall’avv. Ventura, i soliti «casini della sinistra».