Abstract: Il relativismo moderno sfida la morale cristiana e la verità. Sebbene la detronizzazione della verità si manifesti nel modo più drastico e radicale nel nazismo e nel bolscevismo, purtroppo molti sintomi di questa malattia dello spirito sono presenti anche nei paesi democratici. Nelle discussioni si sente talvolta la seguente argomentazione: “Perché la sua opinione dovrebbe essere più valida della mia? Siamo uguali e abbiamo gli stessi diritti. Non è democratico fingere che la tua opinione sia preferibile”. Questo atteggiamento è estremamente significativo, perché riafferma la totale assenza della nozione di verità, la tacita eliminazione della verità come norma per il valore di un’opinione”.
Centro studi Rosario Livatino 8 Maggio 2023
La detronizzazione della verità di Hildebrand,
perché dopo 80 anni
dobbiamo ancora leggere questo saggio
di Daniele Onori
La detronizzazione della verità è un saggio del 1943 di Dietrich von Hildebrand (Firenze, 12 ottobre 1889 – New York, 26 gennaio 1977), teologo e filosofo tedesco di fede cattolica, edito da Cantagalli con l’invito alla lettura di Marcello Pera ed un saggio introduttivo di Elisa Grimi. Perché leggere dopo 80 anni ancora questo saggio?
Perché come scrive l’autore:” Sebbene la detronizzazione della verità si manifesti nel modo più drastico e radicale nel nazismo e nel bolscevismo, purtroppo molti sintomi di questa malattia dello spirito sono presenti anche nei paesi democratici. Nelle discussioni si sente talvolta la seguente argomentazione: “Perché la sua opinione dovrebbe essere più valida della mia? Siamo uguali e abbiamo gli stessi diritti. Non è democratico fingere che la tua opinione sia preferibile”. Questo atteggiamento è estremamente significativo, perché riafferma la totale assenza della nozione di verità, la tacita eliminazione della verità come norma per il valore di un’opinione”.
Quali sono allora le cause della detronizzazione della verità secondo Hildebrand: “sono varie forme di relativismo, che vanno dal soggettivismo moderato fino allo scetticismo assoluto che, con ritmo crescente, sono diventate la filosofia “ufficiale” insegnata e professata nelle università laiche. Oggi sembra che ci sia un solo punto in cui le varie teorie filosofiche non cattoliche sono d’accordo: la negazione della possibilità di raggiungere la verità oggettiva”.
In tutti i settori della cultura e della vita contemporanea il relativismo è il «pensiero dominante» fino al punto da esercitare sul pensiero di oggi una specie di «dittatura». Così, nel campo della filosofia, si nega ogni valore al «pensiero forte», cioè alla metafisica e, invece, si enfatizza il «pensiero debole», scettico e nichilista, affermando che l’intelletto umano può attingere soltanto quello che è empiricamente attingibile (Hume-Kant) e scientificamente verificabile, per cui termini come Dio, la verità, il bene, lo spirito sono parole «senza senso» che non dicono nulla, perché non sono né empiricamente attingibili né scientificamente verificabili.
Di tali realtà «metafisiche», cioè, non è possibile parlare «sensatamente», e perciò di esse la filosofia deve tacere, secondo la raccomandazione di L. Wittgenstein: «Di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere».
Alla base del relativismo moderno c’è lo storicismo, cioè la teoria secondo la quale tutto è «storico», vale a dire provvisorio e mutevole, soggetto a cambiamenti, cosicché quello che era ieri in una certa maniera oggi non lo è più, quello che valeva ieri oggi non ha più valore: nella storia umana non c’è nulla di assoluto e di sempre valevole, ma tutto muta, in quanto è relativo ai luoghi, ai tempi e alle sempre mutevoli circostanze della storia umana. Perciò le idee, i modi di pensare, i sentimenti, i princìpi morali sono in perenne mutamento, per cui quello che è vero, buono e giusto in un periodo storico, in una civiltà, non è più vero, buono e giusto in un altro periodo storico e in un’altra civiltà. La verità è filia temporis (figlia del tempo).
Il relativismo moderno profetizzato da Hildebrand pone alla fede e alla morale cristiana una sfida radicale che dev’essere accolta. Anzitutto, essa dev’essere compresa nella sua realtà, profondità e vastità: a questo può aiutare quanto abbiamo detto nelle pagine precedenti, nelle quali abbiamo messo in rilievo che il relativismo moderno è il punto terminale del lungo e accidentato cammino compiuto dal pensiero moderno, iniziato da Cartesio, ma proseguito da Spinoza, Locke, Kant, Comte, Spencer, Bentham, Nietzsche, fino a giungere ai pensatori di oggi, come Heidegger, gli analisti del linguaggio, Lyotard, Rorty, Derrida e i cultori delle neuroscienze.
In realtà, il pensiero cristiano è chiamato oggi a un confronto estremamente difficile, poiché si tratta di giustificare e riproporre in maniera adatta alla mentalità e al linguaggio del nostro tempo le essenziali verità della metafisica e dell’antropologia cristiana, la possibilità della conoscenza della verità oggettiva e la validità di una legge naturale, fondata sulla natura razionale dell’uomo e sulla sua dipendenza creaturale da Dio. Purtroppo, quello che si deve deprecare oggi è un certo timore, in alcuni pensatori cristiani, di affrontare queste tematiche.
Infatti, la forza del relativismo moderno è la sua capacità di far passare coloro che lo avversano per «fondamentalisti», per «fanatici», per persone di altri tempi, attardate su un passato che è morto definitivamente, per persone che si oppongono al progresso scientifico e alla «modernità», ritenendo di vivere ancora nel Medioevo.
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