La voragine finanziaria del fotovoltaico

Per la Net zero dell'Unione Europea enorme incremento del fotovoltaicoAbstract: la voragine finanziaria del fotovoltaico, che drena risorse che potrebbero essere spese molto più utilmente altrove. Per motivare la necessità di installare questi impianti si sono inventati l’emergenza climatica, che ha indotto, nel 2005, la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto, in nome del quale s’è dato avvio alla sovvenzione del fotovoltaico. La morsa s’è dovuta allentare perché s’è dovuto prendere atto che il Protocollo stava fallendo gli obiettivi. Poi c’è stato, pochi anni dopo, il pacchetto 20-20-20 per il clima della Ue, in nome del quale altro denaro pubblico è stato riversato nelle tasche dei venditori di fotovoltaico.

La Verità venerdì 10 maggio 2024

Fondi a pioggia per installare pannelli Il fotovoltaico è il nuovo Superbonus  

Dal Protocollo di Kyoto alle comunità energetiche: miliardi di soldi pubblici sottratti a spesa sanitaria e reali emergenze climatiche per sovvenzionare il solare. Che ha costi spropositati e produzione molto limitata

di Franco Battaglia

Se vi ponete domande del tipo: come mai è da vent’anni che il servizio sanitario peggiora senza sosta? Una possibile risposta è: colpa della tecnologia fotovoltaica per la produzione d’elettricità, che è una multitentacolata piovra.

È da quasi vent’anni che i vari governi han stornato denaro pubblico verso la sovvenzione del fotovoltaico. Perché? La risposta in breve è: a) costa un occhio della testa e b) non funziona 16 ore al giorno, cioè nelle ore di massima domanda elettrica.

Per la parte a) il calcolo è presto fatto: per produrre 1 gigawatt elettrico con il fotovoltaico bisogna installare 8 gigawatt di pannelli, che lo Stato paga 20 miliardi. Con questa cifra si installa una centrale nucleare che produce 3 gigawatt.

Apparentemente l’impianto fotovoltaico costerebbe il triplo, ma l’impianto nucleare vive sessant’anni, quello fotovoltaico venti. Allora l’impianto fotovoltaico costa 9 volte quello nucleare? No, perché c’è anche la parte b): per avere elettricità anche quando l’impianto è inattivo bisogna avere o un altro impianto (per esempio, nucleare) o sistemi di accumulo. Questi ultimi, però, sono improponibili per i costi inaccessibili.

Per dire: durante le 16 ore giornaliere quando il fotovoltaico è morto, il nostro Paese ha bisogno di almeno 500 gigawattora elettrici, per avere i quali bisogna spendere 500 miliardi in impianti di accumulo. Ma questi impianti devono essere previsti per più giorni, per tener conto del fatto che, a volte, il fotovoltaico non funziona neanche di giorno.

Per impianti di accumulo che garantiscano elettricità per appena 3 giorni consecutivi bisognerebbe quindi impegnare 2.000 miliardi: il nostro Pil! Il che spiega perché non ci sono impianti di accumulo in Italia a sostegno del fotovoltaico.

per le emissioni zero come vuole l'Unione europea occorre tappezzare l'Italia di pannelliIn conclusione: nessun padre di famiglia installerebbe, a proprie spese, impianti fotovoltaici. Per motivare la necessità di installare questi impianti si sono inventati l’emergenza climatica, che ha indotto, nel 2005, la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto, in nome del quale s’è dato avvio alla sovvenzione del fotovoltaico.

La morsa s’è dovuta allentare perché s’è dovuto prendere atto che il Protocollo stava fallendo gli obiettivi. Poi c’è stato, pochi anni dopo, il pacchetto 20-20-20 per il clima della Ue, in nome del quale altro denaro pubblico è stato riversato nelle tasche dei venditori di fotovoltaico.

Nel frattempo (2007), il ministro Alfonso Pecoraro Scanio presidente dei Verdi, predisponeva il Conto-energia, che il chilowattora prodotto da fotovoltaico lo pagava per 5 volte il prezzo del chilowattora alla borsa elettrica, garantendo la cosa per moltissimi anni. Risultato: le nostre bollette elettriche son schizzate, triplicando in pochi anni.

Per evitare la bancarotta, i governi successivi han dovuto lentamente correggere il Conto-energia. È arrivato quindi il Superbonus 110%. Un’al tra scusa per rifilare al popolo italiano l’onere dei pannelli fotovoltaici che chi usufruiva di quel bonus è stato quasi obbligato a installare.

Perché il Superbonus era concesso se l’immobile saliva di due classi energetiche, e per fare quel salto l’impianto fotovoltaico era quasi sempre necessario. Infine è stata la volta delle Comunità energetiche (Cer), gruppo di soggetti che si organizzano per produrre energia. La motivazione narrata per incoraggiare queste comunità è duplice. Una, la solita: evitare siccità e alluvioni. La seconda vorrebbe risolvere il problema del prezzo alto dell’energia elettrica.

Ma questo problema non ci sarebbe stato se non si fossero installati gli impianti fotovoltaici, e proporre di risolverlo con altri impianti fotovoltaici richiede una grossa faccia tosta. Come funziona? Per esempio, se una Cer «investe» 2 milioni per installare 0.8 megawatt fotovoltaici, alla fine di vent’anni l’impianto avrà prodotto, se va bene, 18 gigawattora elettrici. La normativa riconosce 100 euro per megawattora, cosicché il ricavo totale sarà stato pari a 1,8 milioni. Non sono un economista, ma spendere 2 milioni subito per avere indietro 1,8 milioni in vent’anni vi sembra un’operazione finanziaria oculata?

A meno che l’impianto non sia pagato da qualcun altro. Per esempio, se i soci della Cer appartengono a Comuni con meno di 5.000 abitanti, lo Stato (cioè il contribuente) paga, a fondo perduto, il 40% dell’impianto. Ma anche così, spendere 1,2 milioni sùbito per guadagnare 0.6 milioni in vent’anni, non sembra una gran furbata.

Il rischio è che soci di codeste Cer siano gli enti pubblici (Comuni, Regioni ecc), che spendono denaro non proprio ma, ancora una volta, dei contribuenti. Denaro che finisce nelle tasche dei venditori di Fotovoltaico anziché nella sanità.

E v’è un’altra aggravante: gli impianti fotovoltaici dovrebbero evitare alluvioni, siccità e ogni altro danno del clima, cosicché il denaro dato al fotovoltaico è stornato non solo dalla spesa sanitaria ma anche da quella per proteggersi dai danni del clima.

Come per il Superbonus110%, prima o poi la voragine finanziaria emergerà

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