Dal vuoto educativo all’efferata violenza

Abstract: dal vuoto educativo all’efferata violenza. I pochi neurologi, psichiatri, artisti, educatori che hanno cercato di mettere in guardia contro la scivolosa deriva in cui ci siamo avviati non sono mai stati ascoltati. viviamo nel culto del «bimbo perfetto»: i figli oggi vengono contemplati dai genitori e non più stimolati a privilegiare le virtù rispetto ai vizi. Bisogna smetterla con la retorica l’innocuità delle droghe leggere

Corriere della Sera 4 Settembre 2024

Siamo al baratro: viviamo nel culto del «bimbo perfetto».

Il male si combatte con l’educazione, non con i moralismi

Il mito da sfatare: viviamo nel culto del «bimbo perfetto»: i figli oggi vengono contemplati dai genitori e non più stimolati a privilegiare le virtù rispetto ai vizi. Bisogna smetterla con la retorica l’innocuità delle droghe leggere

di Susanna Tamaro

Nel 1995 ho scritto un libro per bambini, Il Cerchio Magico, in cui profetizzavo l’arrivo di un moderno «orco» che, tramite le televisioni, riusciva a imporre un nuovo ordine delle cose. Il suo motto era «Un mondo pulito e obbediente/pancia piena e in testa niente». All’epoca erano appena comparsi i primi telefonini e nessuno poteva immaginare che in soli trent’anni la nostra civiltà sarebbe implosa grazie all’iperconnessione e all’annullamento di tutta la cultura precedente. I pochi neurologi, psichiatri, artisti, educatori che hanno cercato di mettere in guardia contro questa scivolosa deriva non sono mai stati ascoltati. Le magnifiche sorti e progressive, simili a feroci Tyrannosaurus Rex, hanno divorato l’umano, spingendo le società verso una dimensione molto pericolosa nella quale la maggior parte delle persone non è più consapevole di se stessa e vaga in un perlopiù confortevole nulla, senza rendersi conto che questa assenza di sé è la via maestra per far affiorare in noi la parte più primitiva, quella del branco e degli istinti che vanno immediatamente soddisfatti.

Posto che stiamo assistendo a strabilianti progressi in ambito tecnologico e scientifico di cui non possiamo che essere felici, mi turba che nessuno si interroghi sul fatto che non ci sia stato un corrispondente avanzamento evolutivo nell’umano ma che piuttosto si sia inserita un’inarrestabile retromarcia che dovrebbe preoccupare tutti coloro che hanno a cuore la civiltà.

I tragici e immotivati omicidi degli ultimi giorni non sono che la punta di un iceberg di un gravissimo malessere che si preferisce ignorare. Se le sorti fossero davvero magnifiche e progressive, la vita delle giovani generazioni sarebbe segnata dalla costruttività e dalla sfida di mettersi alla prova. Mentre ora assistiamo esattamente al contrario. Passività, autolesionismo, alcolismo, uso spregiudicato degli stupefacenti, forza del branco come identità individuale.

Ma se un bambino e un ragazzo non ha avuto altro nutrimento che la rete e dunque, a dieci anni di età, ha già assistito a un numero incredibile di omicidi, sparatorie, atti efferati come si può essere così leggeri da pensare che il cervello non assorba e rielabori costantemente questi contenuti? Il cervello infatti non è molto diverso da una spugna, assorbe e quando si spreme, se non è stata fatta un’opera di contenimento, esce ciò che ha assorbito.

E allora torniamo al solito perfino noioso argomento. Il culto del bambino perfetto. Perché è questo lo straordinario salto indietro che è stato fatto dalla società postmoderna. Il bambino nasce perfetto e a noi, suoi devoti, non rimane che contemplare estasiati la sua perfezione. La griglia etica dell’essere umano dunque è stata sollevata: liberi tutti perché il male non esiste e non dobbiamo fare nessuno sforzo per contrastare queste oscure e ataviche pulsioni che vivono costantemente dentro di noi.

Un tempo la società, la scuola, la famiglia erano consapevoli che i difetti dei bambini andavano corretti e che educare voleva dire privilegiare le virtù davanti all’indolenza dei vizi. E questo per un fatto molto semplice, perché a differenza delle altre specie di mammiferi che popolano la terra, e che non hanno turbamenti perché l’istinto li conduce per una strada senza deviazioni, gli esseri umani sono portatori di una grande e anche oscura complessità e il momento in cui ci si scorda di questo abbiamo già fatto un passo verso il baratro. Baratro individuale e baratro di una società che si rifiuta di vedere l’abisso davanti a sé.

Nel mondo la presenza attiva del male invece esiste, basta aprire qualsiasi notiziario per esserne consapevoli, e questo male può agire come un tarlo dentro di noi, lavorare silenziosamente logorando la struttura, oppure può esplodere con il fragore di un grande petardo, accecando e facendo compiere atti di cui mai ci si sarebbe creduti capaci.

E quando questi atti succedono, non volendo riconoscere questa realtà, non ci si può che avvolgere nel manto del moralismo, della perpetua e dell’inutile ricerca di una ragione psichiatricamente comprensibile e dunque tranquillizzante.

«Sono dispiaciuto» ha detto Moussa, come se uccidere una persona fosse non molto diverso dall’arrivare tardi a un appuntamento. «Non so perché l’ho fatto», ha detto il ragazzo di Paderno Dugnano. In entrambi i casi l’arma era un coltello e penso che usare una lama per uccidere tre persone richieda una forza fisica davvero straordinaria e non penso possa essere un atto di distrazione.

L’educazione è un cammino che dovrebbe proseguire tutta la vita e questo cammino — capace sempre di mettere a fuoco le debolezze e di lottare per vincerle — necessita della più umana, e ormai lungamente ridicolizzata, delle forze: quella di volontà. Io desidero essere altro da quello che sono e, per compiere questo cambiamento, lavoro costantemente su me stesso. La scomparsa della volontà virtuosa lascia pieno campo a quella più distruttiva, la volontà di potenza.

Ultimamente, davanti alla deriva della nostra civiltà, mi torna spesso in mente il primo Salmo che, nella traduzione da me preferita, dice: «Beato l’uomo che non siede nel consesso dei beffardi». Chi è il beffardo? Quello che deride ogni cosa e che cos’è la derisione se non la negazione stessa del fondamento? I beffardi manipolano la realtà, seguendo il loro orizzonte che non è quello della costruzione ma piuttosto della distruzione. I beffardi proclamano ormai da troppo tempo che il metro di ogni cosa è il nostro desiderio e che è lecito compiere ogni atto per realizzarlo, perché il bene è unicamente ciò che fa bene a me.

È forse giunto il momento che le persone che non desiderano sedere in questo consesso comincino ad alzarsi in piedi e dire una serie di «adesso basta». E il primo «adesso basta» è quello sull’uso ricreativo delle droghe. Personalmente ho fumato hashish molto giovane, a quindici anni, e dato che ho già una grande fragilità neurologica, è stata un’esperienza pericolosamente destabilizzante. Non parlo per moralismo dunque ma per esperienza personale. Adesso basta con la retorica dell’innocuità delle droghe leggere. Le droghe sono droghe, annullano la volontà e se, mescolate tra di loro con psicofarmaci e alcol, o se prese da persone con preesistenti problemi psichiatrici, possono avere un effetto devastante.

La parola «assassino» nella lingua italiana nasce dagli aderenti di una setta sorta nel secolo XII in Persia, cecamente obbediente a un capo politico religioso, detto il Veglio della Montagna, divenuta famosa per la sua azione terroristica in Siria, Palestina e Mesopotamia. Questa setta si chiamava hassisya, che vuol dire «fumatore di hashish», perché questa è l’attività che compivano gli adepti prima di andare a compiere le loro stragi efferate.

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