Tgcom24 9 Novembre 2024
Trentacinque anni fa, il 9 novembre 1989, cadeva il simbolo forse più importante e conosciuto della Guerra Fredda. Lo ricordiamo raccontando la storia dell’ultimo uomo che, con la figlia, riuscì a oltrepassarlo rischiando la vita
di Domenico Castagnano
Hans Peter Spitzner è un nome che risuona con forza nella storia della caduta del Muro di Berlino. Nato e cresciuto nella Germania dell’Est, è diventato famoso per essere stato l’ultima persona “certificata” a fuggire con la figlia oltrepassando clandestinamente il Muro prima della sua caduta giusto 35 anni fa, il 9 novembre 1989. La sua vicenda è diventata un simbolo della lotta per la libertà durante la Guerra Fredda, uno spartiacque tra quello che era e la speranza di quello che sarebbe dovuto essere.
“Dobbiamo andare a Ovest!”– Nel 1989 la Germania dell’Est era in fermento. Le proteste contro il regime comunista si intensificavano e molti cercavano disperatamente di fuggire verso l’Occidente. Spitzner, allora 35enne, insegnante di professione, già nel mirino della Stasi, la famigerata polizia segreta del Paese, decise che era giunto il momento di rischiare tutto per la libertà. Sua moglie si trovava già in Occidente, le era stato concesso un permesso per andare in Austria per il compleanno di una zia. Aveva deciso che non sarebbe stata lei a tornare, ma che lui e la figlia dovevano raggiungerla.
La drammatica fuga
Era il 16 agosto 1989 quando Spitzner e Peggy giunsero a Berlino Est, e per due giorni tentarono di convincere gli autisti dei bus di portarli dall’altra parte nascosti nel vano bagagli, ma nessuno volle correre questo rischio. Come a volte succede, quando si perdono le speranze, ecco che arriva l’occasione giusta. “Notai una Toyota Camry nera con targa americana.
Un soldato statunitense in uniforme ci stava osservando“, ha raccontato Spitzner. Il giovane soldato si chiamava Eric Yawe, che coraggiosamente accettò la richiesta dell’insegnante: avrebbe portato i due a Berlino Ovest. Spitzner e Peggy si strinsero nel bagagliaio, “ricordo solo che era buio e faceva caldo“, racconterà Spitzner. La Toyota partì e dopo una ventina di minuti entrò nel Checkpoint Charlie, il principale punto di attraversamento per i soldati alleati per oltrepassare il Muro.
Padre e figlia sentirono il rumore degli stivali di una guardia che si avvicinava, l’uomo era convinto che si trattasse di un militare della Ddr e che la presenza nell’auto di lui e della figlia fosse stata intercettata dagli scanner termici. In realtà faceva così caldo che gli scanner non erano riusciti a scoprirli. L’auto si fermò e il bagagliaio si aprì. Spitzner e Peggy, quasi accecati dal sole, erano sicuri di essere arrestati, ma la paura diventò gioia quando Eric disse: “Siamo a ovest, ora potete uscire“.
La vita nella Germania unita
Dopo la caduta del Muro, Hans Peter Spitzner ha vissuto una vita ricca di cambiamenti e nuove opportunità. Inizialmente, come molti altri tedeschi dell’Est, ha dovuto affrontare le sfide della riunificazione. La transizione dalla vita sotto un regime comunista a quella in una Germania unificata e capitalista non è stata facile neanche per Spitzner e la sua famiglia. E’ tornato a Est, ha continuato a fare l’insegnante e la sua esperienza personale di fuga e la sua conoscenza della vita sotto il regime comunista lo hanno reso una figura importante nella storia recente della Germania.
Ha spesso partecipato a eventi commemorativi e ha condiviso la sua storia con studenti e storici, contribuendo a mantenere viva la memoria di quel periodo. Ha partecipato a documentari e interviste, diventando una voce autorevole sulla caduta del Muro di Berlino e sulle sue implicazioni. La sua storia è stata utilizzata per educare le nuove generazioni sull’importanza della libertà e dei diritti umani. Rimane convinto che “la Germania riunificata di oggi è la migliore Germania che abbiamo mai avuto“.
Il ritorno a Berlino
Dieci anni fa, per il venticinquennale della caduta del Muro, Spitzner e sua figlia Peggy sono tornati a Berlino al Checkpoint Charlie, che nel frattempo è diventato un’attrazione turistica. Durante questa visita hanno incontrato Eric Yawe, il soldato americano che li aveva aiutati a fuggire e che per questo suo atto di coraggio era stato espulso dall’esercito statunitense. Yawe fino a qualche anno fa viveva in una comunità mormone vicino a San Francisco. L’incontro con Hans Peter e Peggy è stato affettuoso e cordiale e scandito dalle parole di Spitzner: “Eric dice sempre che se si trovasse nella stessa situazione, lo rifarebbe“.
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