Alleanza Cattolica Venerdì, 10 gennaio 2025
Scompare prematuramente uno scienziato di fama mondiale che con lo studio e la ricerca guadagnò due mete importanti: la plausibilità di un «progetto intelligente» sulla natura e la fede cattolica
di Marco Respinti
Si fa sempre fatica, una gran fatica ad accettare che una persona con cui avevi un legame, che magari avevi pure recentemente sentito, possa andarsene improvvisamente. Hai la sensazione che tutto ti sfugga dalle dita, che il Nulla de La storia infinita abbia vinto, che le cose siano irreali, che quel che ti univa a quel lui o a quella lei sia stato solamente illusione. E non ti sembra mai vero che possa essere accaduto sul serio.
Günter Bechly, paleontologo ed entomologo di scienza e fama, se n’è andato a 61 anni il giorno dell’Epifania in un tragico incidente automobilistico. La sua specialità erano gli insetti fossili del Giurassico superiore, in specie quelli legati agli ambienti acquatici appartenenti all’ordine degli Odonata. Bechly ne ha descritte 167 nuove specie, stabilendo così nuove unità tassonomiche che lo legheranno per sempre alla ricerca più minuziosa, addirittura alla conoscenza della storia della vita sulla Terra. Quando nel 2011 stabilì e descrisse l’ordine estinto dei Coxoplectoptera, contribuendo come pochi altri allo studio di questi esseri piccolissimi, diventò una vera rock star delle scienze naturali.
Tedesco di Sindelfingen, nel Baden-Württemberg, sposato dal 2005 con Maria Louise, austriaca, nata nel 1979, da cui ha avuto due figli, Lukas nato nel 2013 e Niklas Erik nato nel 2015, dal 1991 al 1994 Bechly ha studiato Biologia nell’Università di Hohenheim, a Stoccarda, e dal 1987 al 1991 Zoologia, Parassitologia e Paleontologia nell’Università di Tubinga. Nel 1994 si è laureato con una tesi sulla morfologia delle ali delle libellule e nel 1999 ha conseguito il dottorato di ricerca summa cum laude discutendo la filogenesi sempre delle libellule. Forte di un anno di tirocinio scientifico, nel 1999 ha assunto la curatela scientifica della sezione dedicata agli insetti del Museo statale di storia naturale di Stoccarda. Lavorava come “Senior Scientist” nel Biologic Institute a Redmond, nello Stato di Washington, e come “Senior Fellow” nella sua casa madre, il Center for Science and Culture del Discovery Institute di Seattle.
Famosa è la mostra che realizzò nel 2009 con il titolo Der Fluss des Lebens. 150 Jahre Evolutionstheorie, «Il fiume della vita. 150 anni di teoria evolutiva», nel Castello di Rosenstein a Stoccarda. Autore di 160 pubblicazioni scientifiche, consulente per tre documentari realizzati dalla BBC, studioso acribico, negli anni Bechly ha maturato critiche sempre più serrate alla spiegazione darwinistica della nascita e dello sviluppo della vita, rendendo pubblici i risultati delle proprie analisi nel 2015.
Gradualmente ha quindi abbracciato l’ipotesi del «progetto intelligente», ovvero l’idea che la complessità irriducibile del reale porti a concludere in favore dell’esistenza di un disegno causale e non casuale sulla vita. Per dare veste a tutto questo ha quindi fondato l’associazione accademica Zentrum für BioKomplexität & NaturTeleologie e ha avviato la collaborazione con il Discovery Institute, che del «progetto intelligente» è il fiore all’occhiello. E qui siamo al fulcro.
L’ipotesi del «progetto intelligente» è infatti la bestia nera del consenso darwinista che impera nell’accademia mondiale. A dire il vero sono diversi, e in numero crescente, gli studiosi che, empiricamente, si rendono conto dell’insufficienza del paradigma evoluzionistico, ma questo non si può dire. Non si può dire nel mondo universitario, pena l’ostracismo. Non si può dire sui media, pena l’essere guardati dall’alto in basso come dei terrapiattisti da chi, pur non avendo mai approfondito il tema, ripete fideisticamente una ipotesi, quella evoluzionistica, le cui falle logiche e scientifiche sono numerose. E non si può dire neanche al bar, perché si passa per fanatici religiosi con il dente avvelenato.
In realtà esistono diversi sostenitori del «progetto intelligente» che restano agnostici, ma chi non vuole ascoltare non ascolta mai. L’ipotesi del «progetto intelligente», infatti, è la proposta di una spiegazione plausibile e possibile della nascita e dello sviluppo della vita a partire dai dati di fatto che la ricerca scientifica comunica e non certo il portato acritico di una visione religiosa.
La storia anche personale di molti studiosi, infatti, dice che è quell’evoluzionismo indimostrato colmo di crepe insanabili a finire per mettere in crisi il paradigma materialistico-ateista e non l’inverso. E fra costoro vi è stato certamente anche Bechly.
Lo studioso tedesco esplorò il neopaganesimo nordico che si accordava con le proprie inclinazioni nietzscheane, il neodruidismo e la neostregoneria della Wicca in un’ansia continua che non lo colmò fino a che non incontrò il cristianesimo. Divenne così cattolico senza mai smettere di “lottare” con Dio.
Fu del resto la sua famosa mostra del 2009 sul darwinismo a innescare il circolo virtuoso. Da buon teutonico, metodico e puntiglioso, si disse che, volendo mettere alla berlina le critiche proposte dall’ipotesi del «progetto intelligente», occorreva anzitutto studiare a fondo quell’ipotesi. Così fece e man mano si accorse che quell’ipotesi si mostrava sempre più in accordo con i dati scientifici che la sua ricerca, in specie sulle libellule, presentava all’evidenza e che altrimenti con l’evoluzionismo sarebbero restati muti.
Günter ha messo per iscritto il racconto della propria conversione sulle pagine del bel periodico statunitense Salvo, ed è un racconto tutto da leggere. Già il titolo è un programma: una lunga resa, una resa a lungo attesa. Sa di bello, sa di C.S. Lewis, sa di vero: una estenuante, agonica, insopprimibile resa a Dio che lentamente lavora sorprendendoti dai lati più impensabili, che non ti molla, che non ti abbandona, che non si stufa, che si prende un tuo schiaffo, due, tre, e che non li restituisce se non in esplosioni sconcertanti di pienezza e verità.
Il piatto forte di Bechly era l’impossibilità di accettare l’ipotesi evoluzionista per… mancanza di tempo. Se infatti si segue correttamente la logica evoluzionistica corrente, spiegava, le mutazioni postulate dal darwinismo per rendere conto dello sviluppo della vita impiegherebbero tempi di lunghezza tale che al confronto le ere geologiche sono inezie.
Di questo e di altro Bechly ha parlato anche in Italia, dove il merito di averlo scoperto e invitato al confronto scientifico spetta al Centro Italiano per l’Intelligent Design, diretto dal 2019 a Bergamo da Carlo Alberto Cossano, che ha avuto l’entomologo tedesco ospite per convegni pubblici ma che anzitutto lo ha annoverato come amico. Ne è testimonianza, fra l’altro, la video-intervista che ho avuto l’onore di realizzare con Günter solo qualche anno fa.
Rigoroso e assieme gioviale, aveva un sorriso contagioso, un personale quasi d’altri tempi grazie a quella sua calvizie totale che lo faceva personaggio e due occhi buoni. Sì, è difficile pensare che Günter se ne sia andato improvvisamente senza averci dato il tempo di salutarlo, che Dio se lo sia preso così, repentinamente, senza chiederci il permesso, senza sentire se fossimo d’accordo, senza sentire il nostro parere, senza lasciarci finire quel gran lavoro che peraltro si sta tutti facendo per lui. Ma Dio non è un ingrato. Noi vaghiamo a tentoni ma non al buio. Perché anche se ora non ne vediamo la trama, Lui ha disegnato un piano intelligente anche per la morte di Günter.
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