Visto da Roma 5 Gennaio 2025
di Julio Loredo
Trascrizione (non rivista dall’autore) della trasmissione sul canale Youtube Diverse persone hanno fatto presente che oltre le notizie, purtroppo tristissime, sulla crisi nella Chiesa che solitamente commento dovrei ogni tanto dare anche qualche buona notizia. Eccone una per iniziare l’anno nuovo con speranza.
Un noto e ancora giovanissimo teologo norvegese, monsignor Erik Varden, vescovo di Trondheim, il quale avverte che non è corretto parlare di epoca post-cristiana. Secondo lui Cristo è l’alfa e l’omega della storia, quindi dopo di lui non c’è niente. Semmai, dice monsignor Varden, possiamo parlare di epoca post-secolarista perché è il secolarismo che in realtà si sta esaurendo, paradossalmente.
In acute dichiarazioni al vaticanista Matteo Mazzusi, de il Foglio Varden afferma: «Anche nella vecchia cristianità europea trovo sempre più giovani sinceri nelle analisi e affamati di significato». Giovani, commento io, che nelle ultime decadi sono stati per lo più orfani di maestri in grado di esaudire i loro desideri.
Secondo il vescovo norvegese la Chiesa dovrebbe prendere sul serio, rispettandola «la loro fame di abbracciare la pienezza della tradizione, offrendo loro ideali alti e belli». Quindi dal suo posto di osservazione monsignor Varden fa questa critica: la chiesa dovrebbe prendere sul serio i giovani offrendo loro cosa? Qualcosa che appaghi la «fame di abbracciare la pienezza della tradizione». Ahimè penso a quelle migliaia di ragazzi che a Maggio camminano da Parigi a Chartres e che alla fine del percorso rischiano di dover partecipare alla Santa Messa fuori dalla cattedrale perché vietato loro celebrarla dentro secondo il rito multisecolare che con fede ed entusiasmo tanto amano. Mi chiedo: sarà anche a loro che si riferisce monsignor Varden quando dice: «I giovani vanno trattati con serietà; non con dolcetti ma neppure con sassi»
Con uno sguardo più ampio monsignor Varden afferma che «nonostante l’orizzonte si faccia sempre più scuro ho l’impressione che il nostro continente e non da ultimo i suoi giovani si stia risvegliando». Quindi iniziamo l’anno 2025 con questa costatazione di fatto: che qualcosa nel nostro continente – e non solo nel nostro continente – si sta risvegliando.
Da uomo di chiesa monsignor Varden s’interroga a proposito dello stupefacente restauro di Notre Dame di Parigi e dice: «Abbiamo sufficiente fiducia nella nostra tradizione per aiutare i nostri contemporanei a vedere cosa significano e implicitamente promettono i luoghi e gli oggetti che formano la nostra identità culturale?». E risponde: «C’è qui un’ampia prospettiva per un esame di coscienza. Spesso infatti mi sembra che ci diamo per vinti troppo facilmente di fronte alla modernità secolare». Infatti il restauro di Notre Dame e la cerimonia di riapertura, pur con qualche pecca è stata una apoteosi che la Chiesa non ha saputo sfruttare fino in fondo. C’è qui qualcosa che gli uomini di chiesa non sanno leggere: la capacità di parlare ancora all’uomo moderno; o almeno a quelli fra gli uomini moderni che si stanno risvegliando.
L’acuto vescovo norvegese biasima la smania di seguire ad ogni costo lo Zeitgeist, cioè lo spirito dell’epoca. Come altri teologi di ogni epoca lui afferma che la Chiesa è saggia nella sua lentezza, mentre lo Zeitgeist è volubile. Infatti quando si crede di aver afferrato lo spirito dei tempi, già i tempi sono cambiati. Per esempio, si domanda monsignor Varden, dov’è oggi l’ottimismo dei tempi del Concilio? Non c’è più. E conclude con questa significativa riflessione: «C’è il rischio che ci impegniamo in quelle che riteniamo siano le tendenze contemporanee, quando in realtà non sono altro che braci morenti mentre Cristo porta la freschezza della rugiada del mattino. Non per niente durante l’Avvento tempestiamo il cielo cantando “Rorate”», che significa “piovete”. «Il cristianesimo è dell’alba, non è mai del tramonto.
Se talvolta in determinati periodi», prosegue monsignor Varden, «ci sentiamo avvolti da crepuscolo è perché sta nascendo un altro giorno. La secolarizzazione ha fatto il suo corso. E’ esaurita, priva di finalità positive. L’essere umano nel frattempo rimane vivo con aspirazioni profonde». Parole idealiste, dirà qualcuno: molto belle ma tutto sommato vuote. No, no, no. Dal campo scientifico, concretamente da un sociologo, arriva la conferma alle parole di monsignor Varden. In una intervista a Eugénie Valois su Le Figaro, il noto quotidiano parigino, il professore Jean Resome de Cleisou, dell’università di Bordeaux dalla sua prospettiva sociologica costata che «man mano la società diventa più secolare la Chiesa si ricompone attorno a coloro che restano».
Quindi lui, da sociologo, costata che la Chiesa si sta condensando in questi gruppi ancora piccoli che non solo restano ma contrattaccano. Lui dice: la Chiesa si sta ricomponendo con minoranze colte di giovani laici e sacerdoti altamente motivati. Dalla sua analisi, sottolineo io: scientifica, si direbbe che apparentemente la secolarizzazione è vittoriosa a tutto campo ma il professor Cleisou scrive: «Resta il fatto che paradossalmente questo contesto, del trionfo della secolarizzazione, non è incompatibile con un sentimento di risveglio condiviso nei cattolici praticanti. Diventando minoritario il cattolicesimo riguadagna la sua intensità interna e l’omogeneità di convinzione». Ma io mi domando: non è esattamente quello che succedeva agli albori della cristianità medievale, nel tramonto del paganesimo antico? Cioè una forte intensità e omogeneità di convinzioni dei cattolici?
Il professor de Cleisou costata un’altra realtà paradossale in questo nuovo quadro che si prospetta ai cattolici all’inizio di questo nuovo anno. Anche se la maggioranza dei giovani è ancora indifferente è proprio fra i giovani che questa omogeneità e questa intensità di convinzioni religiose si verifica principalmente. I novelli preti ad esempio indossano senza timore la talare; infatti si vedono molto più giovani preti che indossano la talare che non preti di una certa età. Questi giovani, dice il sociologo, marcano i loro confini per resistere alla cancellazione; cioè all’attacco della cancel culture, questo movimento rivoluzionario che vuole cancellare la nostra storia cristiana.
Ma ecco che questo docente dell’università di Bordeaux ci sorprende ancora con un’altra affermazione: «Per i cattolici più anziani questo sviluppo è un passo indietro. Si tratta di una prospettiva sbagliata». Sicuramente il professore de Cleisou si riferisce a quelli che ancora vivono negli anni Sessanta, ancora vivono nell’entusiasmo post-conciliare e nella rivoluzione del Sessantotto. Probabilmente, aggiungo io, sono stati i più cedevoli al mito dello Zeitgeist del quale parlava monsignor Varden. Molti di loro, ahimè, occupano posti di autorità nella gerarchia ecclesiastica.
Afferma infine il professore de Cleisou: i giovani hanno invece una esperienza doppiamente minoritaria del cattolicesimo. Sono una minoranza come cattolici tra la loro generazione e sono anche una minoranza nelle strutture ecclesiastiche. I cittadini anziani vivono ancora nella religione maggioritaria di Francia, i giovani ormai vivono nella principale minoranza religiosa in Francia; questo spiega il perché le loro attese religiose siano così opposte. Una maggioranza accomodata che volge verso il tramonto e delle minoranze convinte, intense ed omogenee che mostrano un dinamismo che vent’anni fa non c’era.
Il sociologo francese conclude con un altro paradosso. Durante il pranzo di Natale ci sono alcuni argomenti religiosi da evitare tra nonni e nipoti; cioè, nel fenomeno della piramide invertita che stiamo vivendo si rischia di sentire posizioni molto più conservatrici in bocca ai giovani che in quella degli anziani. Comunque, piaccia o no, il futuro è sempre dei giovani, se non altro per motivi anagrafici e quindi vediamo queste minoranze cattoliche crescenti di giovani intensi e omogenei nelle loro convinzioni religiose.
Io termino con una riflessione. Non è questo il messaggio di speranza che ci trasmette Gesù Bambino dalla culla, attorniato da sua Madre Santissima e da san Giuseppe? Due modelli perfetti di come ci si deve comportare da adulti.
Cari amici, iniziamo dunque questo nuovo anni 2025 con speranza e coraggio.
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