Le vere origini dell’antisemitismo nazista

Libertà e Persona 23 gennaio 2025

Le vere origini dell’antisemitismo nazista (e le false accuse a Pio XII da parte sionista)

di Francesco Agnoli

Trascrizione (non rivista dall’autore) del video pubblicato sul sito

Quando si cercano di comprendere le origini dell’antisemitismo nazista spesso si va molto lontani con lo sguardo. Invece di leggere gli autori tedeschi dell’Ottocento, da Hegel a Shopenhauer, a Fichte e a Kant, per fare un esempio, tutti animati da un forte pregiudizio antiebraico; invece di andare a leggere quali erano le letture di Hitler, di Himmler, di Goebbels, si dice spesso che questo antisemitismo avrebbe affondato le sue radici nel lontano antigiudaismo cattolico.

Cos’è l’antigiudaismo cattolico? Quando Cristo viene sulla terra gli ebrei in parte lo riconoscono come il Messia – i dodici apostoli erano ebrei come Gesù – e in parte sostengono semplicemente che è un impostore, perché una parte degli ebrei aspetta un liberatore, un capo politico, un uomo forte che trasformi l’elezione religiosa in una elezione e supremazia politica. Dunque, quando Cristo viene sulla terra il suo stesso popolo si divide. Gesù viene condannato a morte e anche santo Stefano, il primo martire, e san Giacomo vengono condannati a morte, loro ebrei, da altri ebrei non cristiani.

E’ vero che esiste uno scontro religioso fra ebrei e cristiani. Gli ebrei si dichiarano in qualche modo figli dell’Antico Testamento e col tempo di altri testi: il Talmud, la Kabala. I cristiani si rifanno anch’essi all’Antico Testamento ma vedono nel Nuovo Testamento il compimento della legge e della salvezza. Ma questa differenza è una differenza religiosa, che ha portato certamente polemiche e in qualche caso anche scontri fra ebrei e cristiani, come fra islamici e cristiani. E’ normale in un certo senso che un mussulmano sia convinto che il Cristo non è il Dio Onnipotente, perché quello è Allah, come che un cristiano sostenga che Maometto non è ciò che afferma di essere.

Cosa ha a che vedere questa differenza, questo scontro, questo dibattito religioso con l’antisemitismo nazista nel Novecento? Niente. Prima di tutto per un motivo molto semplice: ai nazisti di Gesù Cristo non interessa nulla. I nazisti non credono affatto in un Dio trascendente, in quanto identificano Dio con il mondo, con l’universo; sono panteisti. Dunque nei testi nazisti Cristo è solitamente un perverso ebreo anche lui, come san Paolo.

In qualche caso autori nazisti, forse per parlare più facilmente agli uomini del loro tempo, sostengono che in realtà Cristo era un ariano che si scontrava con gli ebrei, prendendo la frusta per scacciarli dal Tempio. Comunque, nell’una o nell’altra interpretazione, per i nazisti Cristo non è certamente il Figlio di Dio

I nazisti non hanno nessun interesse allo scontro e al dibattito religioso; anzi, se questo in qualche modo entra in campo è per dire che ebrei e cristiani in fondo sono per loro la medesima cosa. Perché? Perché i cristiani sono coloro che hanno portato in giro per il mondo le idee ebraiche dell’Antico Testamento; ad esempio l’idea di creazione, della genesi o che tutta l’umanità ha la medesima origine. Questa è una idea che è presente sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, che sono per i nazisti entrambi condannabili, libri spazzatura colpevoli della decadenza del popolo ariano e germanico.

L’accusa principale che i nazisti fanno agli ebrei è tutt’altra: è una accusa di tipo genetico e raziale. Stiamo parlando del cosiddetto razzismo scientifico che si diffonde non in epoca medievale e cristiana ma in epoca moderna, nel laico e illuminato Settecento e poi nell’Ottocento.

Il razzismo è una dottrina che vuole essere scientifica, ma non lo è, che distingue l’umanità in famiglie e razze diverse. Gli ebrei sarebbero geneticamente contaminati e contaminanti. Ecco perché i nazisti vietano i matrimoni tra ariani tedeschi ed ebrei. Non tra ariani e persone che professano la religione ebraica ma fra ariani di sangue germanico ed ebrei di sangue ebraico. Per i nazisti è una questione materialistica e di sangue. Non ha nulla a che vedere con le visioni religiose della storia; siamo agli antipodi.

Oltre a questa accusa vi è una accusa di tipo politico, che non è soltanto dei nazisti e si divide in due: di solito i nazisti accusano gli ebrei di essere banchieri, usurai e di avere un grande potere economico nel mondo occidentale. Questa accusa la condividono con moltissimi socialisti; ecco perché il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori poté contare spesso su tanti voti comunisti. Parlava per certi aspetti un linguaggio analogo e in qualche caso identificava obbiettivi e nemici analoghi.

I Rothschild per intendersi, potentissima famiglia di banchieri ebrei, venivano accusati di essere affamatori del popolo sia dai nazionalsocialisti che dai comunisti. In questo caso non si può negare che vi fosse un fondo di verità ma la forzatura sta evidentemente nel far si che alcune famiglie di grandi banchieri diventino la colpa di tutti gli ebrei dell’Europa e dell’occidente.

L’altra accusa era, come Hitler dice e scrive in più occasioni, che i capi del movimento bolscevico, del movimento comunista, sono ebrei. Si riferisce ai capi tedeschi: Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, che effettivamente erano ebrei; a Karl Marx e si riferisce anche a Trotsky, Ziniovev e Kamenev, che erano ebrei russi. Vediamo che anche in questo caso la religione non c’entra niente perché gli ebrei Trotsky, Ziniovev e Kamenev erano atei comunisti e non erano certo né cristiani né di fede ebraica.

Queste accuse raziali, politiche, economiche erano le principali accuse rivolte dai nazisti che talvolta trovavano un certo sostegno nella popolazione. Ma quali erano le fonti da cui questa accuse venivano? Se andiamo a vedere le letture dei gerarchi nazisti scopriamo in cima alla lista i Protocolli dei Savi anziani di Sion, un libro che Alfred Rosemberg, ferocemente anticattolico oltre che antisemita, fece conoscere proprio ad Hitler. Oltre a questo libro nelle biblioteche dei gerarchi troviamo testi che spesso raccolgono riflessioni vagamente antiebraiche e antisemite come Goethe e gli ebrei di Max Maureen Brechter, Shopenhauer e gli ebrei, oppure Wagner e l’ebreo. Antologie di passi antisemiti, o ancora l’Ebreo internazionale di Henry Ford.

Stiamo parlando di testi che di solito raccolgono citazioni antiebraiche; ad esempio la frase di Shopenhauer: “Gli ebrei sono maestri di menzogne” o quella di Hanry Ford che dice che gli ebrei dominano la finanza occidentale. Queste frasi e questi testi venivano ampiamente diffusi nella popolazione tedesca. Nessuno di questi ha nulla a che vedere, come dicevamo, con l’antigiudaismo cristiano: Siamo proprio su un altro pianeta.

C’è un solo testo che ha affondato le sue radici nella tradizione religiosa, ed è: Degli ebrei e delle loro menzogne. Questo testo viene ristampato effettivamente durante gli anni della Germania nazista, ma è di Martin Lutero; cioè un testo, come l’autore, lontanissimo dal pensiero e dal tipo di espressione del mondo cattolico.

Viene da chiedersi come mai qualcuno invece di cercare nella cultura tedesca, nella cultura moderna, nella cultura razzista e della assolutizzazione della politica di quegli anni va a cercare così lontano le radici dell’antisemitismo?

Si tratta di una evidente forzatura e di propaganda. Perché?

Ci sono due motivazioni. La prima è quella che deriva dal mondo comunista. Cosa accade all’indomani della seconda Guerra mondiale? I nazisti hanno perso e una parte dei paesi europei è contesa tra cattolici e comunisti, e i comunisti devono presentarsi come i veri nemici del nazionalsocialismo. Ecco perché accusano i cattolici di connivenza coi nazisti, di avergli fornito addirittura alcuni concetti culturali. Accusa non solo infondata ma a cui i popoli di allora non credono; basti pensare al fatto che i tedeschi dopo il 1945 voteranno per tanti anni il cattolico Konrad Adenauer, che era stato un nemico dei nazisti che all’indomani del ’45, un nemico dei comunisti.

La seconda motivazione è invece da rintracciare nella nascita dello Stato d’Israele nel 1948.

Israele evidentemente nasce in una terra in cui vi erano già ebrei, islamici e cristiani; quindi anche la Chiesa interviene dicendo la sua. La Chiesa di Pio XII ritiene che la nascita dello Stato d’Israele in quel modo non prometta nulla di buono per il futuro. Se si vanno a leggere i giornali cattolici di quei giorni, in particolare l’Osservatore Romano, spesso si incontra la profezia: in questa terra vi saranno sempre più scontri, perché non si è costruito questo nuovo stato nel modo giusto.

La Chiesa ad esempio prende le parti dei 700 mila profughi palestinesi che dopo il 1948 devono scappare dalle loro terre, sia perché sono profughi, sia perché una bella percentuale di loro è cristiana. Sempre in questi anni la Chiesa critica non soltanto le manifestazioni di violenza islamiche verso i luoghi religiosi cristiani ma anche manifestazioni di violenza da parte dei sionisti o degli ebrei socialisti, che in questa prima fase erano molto numerosi.

La Chiesa critica lo statuto di Gerusalemme, perché vorrebbe che divenisse una città a statuto internazionale, quindi sia degli ebrei, che dei cristiani e dei mussulmani per evitare scontri territoriali e religiosi. Questa posizione della Chiesa, che oggi è ben comprensibile alla luce di quanto è accaduto in questi decenni e che appare anzi lungimirante, per alcuni ebrei sionisti nazionalisti e intolleranti, talvolta atei socialisti, talvolta nazionalisti appunto, è una posizione errata e da combattere. Ma come si può combatterla? Appunto, delegittimando i propri avversari, accusandoli addirittura di essere gli ispiratori dell’antisemitismo nazista.

E’ evidente che la grande tragedia della seconda Guerra mondiale, determinata dalla follia bellicista di Hitler e di Stalin in secondo luogo ha generato una valanga di sofferenze e di dolore ma è stata poi in certi casi strumentalizzata.

Allo storico interessa invece andare a capire le vere radici, le vere cause di quello che è stato il nazionalsocialismo e non può che rintracciarle, come abbiamo visto, nel pensiero settecentesco e ottocentesco. Un pensiero razzista, nazionalista e profondamente secolarizzato, che aveva ridotto l’uomo ad una bestia; ad un agglomerato di atomi, ad un animale che doveva essere sano, non contaminato, puro.