Per Rassegna Stampa 10 Febbraio 2025
Testo della conferenza tenuta a Roma il 7 febbraio 2025 per l’Associazione Romana Studi e Solidarietà (ARSS- Roma)
Giuseppe Brienza
1. “L’operazione Albania è una deportazione”
In realtà, il modello Meloni, previsto dal protocollo Italia-Albania in materia migratoria (legge di ratifica pubblicata sulla G.U. del febbraio 2024), in quasi tutta Europa viene ormai considerato un esperimento interessante ed estendibile ad altri Paesi. Se una certa parte politicizzata (e minoritaria) della magistratura nazionale lo consentisse, permetterebbe all’Italia di gestire parte del flusso migratorio sul terreno albanese. Dopo un primo screening a bordo delle navi italiane (vengono scelti i maschi, adulti, senza vulnerabilità, in buona salute e provenienti da “Paesi sicuri”), i migranti sarebbero sistematicamente trasferiti nei centri di accoglienza albanesi di Shengjin (procedure di identificazione) e successivamente a Gjader (dove attendono l’esito delle domande di asilo).
È vero che gli stranieri sono imbarcati a bordo di navi della Marina Militare italiana per essere condotti nei centri in territorio albanese, ma tale scelta almeno per un primo tempo appare inevitabile per motivi di sicurezza ma non solo. Ricordiamo che dopo le procedure di accoglienza, dopo un trattenimento non lungo, i migranti irregolari sono destinati al necessario rimpatrio.
Finora sono state, come noto, solo tre le navi di migranti oggetto di tale procedura accelerata di verifica delle posizioni individuali (ottobre e novembre 2024, gennaio 2025). Nel primo trasferimento i richiedenti asilo sono stati subito liberati perché il tribunale di Roma non ha convalidato i trattenimenti per l’impossibilità di riconoscere come “Paesi sicuri” gli Stati di provenienza delle persone trattenute. Nel secondo e terzo caso è intervenuta una nuova norma voluta dal Governo Meloni che ha previsto che il trattenimento disposto dal questore debba essere convalidato dai giudici della Corte d’appello e non più dai magistrati della sezione immigrazione che, fin dall’inizio, hanno intrapreso una quasi “battaglia” contro il provvedimento dell’esecutivo, i cui esiti sono ancora “in via di definizione”… Di fatto, il conflitto fra poteri ha di fatto paralizzato il trasferimento dei migranti in Albania che, in primo luogo, era destinato a concretizzare una indispensabile deterrenza per i flussi irregolari. Si trattava, quindi, di un inizio della tanto auspicata guerra ai trafficanti artefici della tratta di persone nel Mediterraneo, non certo “deportazione”!
Un’esponente politica non certo di parte come la commissaria europea per il Mediterraneo Dubravka Šuica, che appartiene ad un partito non di destra come l’Unione Democratica Croata (HDZ), ha esplicitamente dichiarato in tal senso che l’accordo Italia-Albania «è una delle idee innovative che avrebbe potuto aiutare non solo l’Italia, ma anche altri Paesi. Io la sostengo» (1).
2. “Diminuiscono gli stranieri in carcere”
Affermazione ripetuta da certi media mainstream che, pur con dati alternanti, non può comunque essere accettata né diminuire la portata dirompente di una situazione consolidata di fondo. Quella per cui la percentuale dei detenuti stranieri presenti nelle carceri italiane per adulti è pari a circa il 33% del totale della popolazione ristretta. Anche stando alla più recente statistica ufficiale, fornita dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, al 31 gennaio 2025 i detenuti stranieri presenti nelle carceri sono infatti 19.622 (2).
Negli anni 2008-2013 gli stranieri detenuti non sono mai scesi al di sotto delle 20 mila unità e, quindi, come si può affermare che “pagano le nostre pensioni” se non lavorano?
Il tasso di detenzione degli stranieri in carcere, vale a dire la percentuale degli stranieri detenuti rispetto al totale degli stranieri presenti in Italia, è un dato poco significativo, in quanto esiste un numero oscuro dovuto agli stranieri presenti sul territorio in maniera irregolare e che di conseguenza non sono censiti. Con questo limite significativo, comunque, la percentuale di tale tasso è attestata intorno al 10%, rispetto al totale delle presenze regolari.
I reati a causa dei quali gli stranieri sono in carcere vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso ai delitti contro l’ordine pubblico, dai delitti contro il patrimonio alla violazione della normativa sulle droghe, con la maggiore percentuale (il 31,01%) per commissione di delitti contro la persona (3).
2. “Per combattere l’immigrazione clandestina serve migliorare la gestione delle frontiere”
Non si tratta di “gestire” le frontiere, i flussi migratori illegali devono essere semplicemente fermati. Si tratta, infatti, di un fenomeno dagli effetti sociali ed economici insostenibili. Continuare a tollerare di fatto l’emigrazione illegale è inaccettabile, ne dovremmo convenire prendendo atto di che fine fanno la maggior parte delle persone che entrano illegalmente nel nostro Paese e quali ulteriori problemi porranno a chi è costretto a conviverci.
Che i flussi migratori ci siano sempre stati e sarebbero quindi “inevitabili” è una affermazione non propriamente vera utilizzata negli ultimi decenni per giustificare non solo le partenze e gli arrivi di massa, ma anche una visione del mondo utopistica, di Stati senza frontiere (No Borders) e, in definitiva, senza identità culturale e né tradizioni. Chi contesta questa “lettura” politico-ideologica del fenomeno dell’immigrazione, sta facendo giustamente presente come essa – più che spontanea – sia piuttosto “pianificata” o, comunque “incoraggiata” con chiare finalità di pressione o ricatto politico. A formulare questa tesi, secondo cui i flussi migratori possono essere addirittura «armi» è stata fra l’altro la studiosa statunitense Kelly M. Greenhill che l’ha presentata nel suo libro del 2010 Weapons of mass migration (Armi di migrazione di massa). Più precisamente, l’accademica, che insegna alla Tuft University ed è ricercatrice presso l’Harvard Kennedy School, ha denunciato l’esistenza di «migrazioni pianificate strategicamente», cioè «deliberatamente create, manipolate o semplicemente minacciate al servizio di obiettivi politici, economici o militari nazionali e/o internazionali» (4).
Solo dal 1951 al 2010 la Geenhill ha individuato 56 casi di queste migrazioni, progettate per lo più da Stati, ma anche da Ong, da Cuba al Kosovo, da Haiti alla Corea. Ad eccezione di un numero ristretto di agenti nefasti, che potrebbero inserirsi negli spostamenti di popolazioni, i profughi – siano essi rifugiati o migranti – non sono una minaccia di per sé. Anzi, a dire il vero spesso quelli che fuggono per salvare le proprie vite, sono i più vulnerabili e meritevoli di aiuto. Tuttavia, se le popolazioni degli Stati di destinazione vedono i profughi come una minaccia economica, politica e/o sociale allora dei movimenti di persone attraverso i confini, effettivi o semplicemente minacciati, possono fungere da effettivi strumenti di coercizione, nel senso che in tali circostanze i responsabili politici possono sentirsi obbligati a cedere alle richieste dei coercitori per far scomparire la minaccia. Il recente caso del generale libico Almasri, a detta di esponenti sia del centrosinistra sia del centrodestra, è solo l’ultima di queste dinamiche di uso politico delle migrazioni di massa. Il criminale internazionale, accusato nel gennaio 2025 dalla Corte dell’Aia di crimini di guerra e contro l’umanità, dopo esser stato arrestato a Torino, città nella quale era arrivato il giorno prima dalla Germania e dopo aver attraversato indisturbato altri Paesi europei, poche ore dopo la detenzione è stato liberato e rimpatriato dal Governo di fatto sotto minaccia ritorsiva di non ostacolare i flussi provenienti dalla Libia.
3. “Occorre una politica europea in grado di valorizzare il nesso migrazioni-sviluppo”
A 12 anni dal varo del regolamento di Dublino (formalmente denominato “Regolamento UE n. 604/2013” oppure Regolamento di Dublino III), è vero piuttosto che la gestione delle Commissioni europee che si sono succedute nelle tre scorse legislature va chiamata con il suo nome: fallimento. Si tratta di politiche e misure volute da popolari, socialisti e liberali che, implicitamente, avrebbero voluto trasformare di fatto l’Italia in «centro di raccolta dei migranti UE», come da ultimo denunciato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ricordiamo che la costa italiana ha una lunghezza, su Mediterraneo occidentale e orientale, di circa 8.300 chilometri!
Sulla base di una proiezione socio-demografica del Vienna Institute for International Economic Studies, elaborata su dati registrati nel periodo 1995-2020, secondo questo Istituto di ricerca economica apartitico e senza scopo con sede a Vienna, entro il 2030 assisteremo al seguente scenario: arriveranno nel Vecchio Continente da 2,9 a 4,7 milioni di stranieri (3,4 nell’ipotesi moderata). Considerando tale prospettiva alla luce delle sopraggiunte guerre in corso, è ipotizzabile come più realistica la stima più drammatica delle previsioni viennesi, con la probabilità che davvero entro il 2030 si possano raggiungere, in Europa, i 5 milioni di arrivi.
Ecco perché abbiamo parlato di fallimento dell’UE. Secondo quanto emerso da un’indagine della Corte dei conti europea (European Court of Auditors) sul Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa, pubblicata il 25 settembre 2024, con oltre 5 miliardi di euro spesi, non solo l’Unione europea non è riuscita a rallentare l’immigrazione dall’Africa e i migranti sono ancora numerosi alle porte dei Paesi occidentali, ma alcuni di questi sussidi sono stati dirottati da trafficanti e gruppi criminali legati all’immigrazione irregolare. In breve, secondo l’organo di controllo il dirottato utilizzo dei fondi della Commissione europea avrebbe consentito violazioni dei diritti umani in Africa, non evitando allo stesso tempo l’invasione dell’Occidente…
Ma come sottolineato da diversi osservatori, anche l’agenzia europea di sorveglianza delle frontiere Frontex è orami poco efficace contro l’immigrazione di massa. In concreto, l’UE ha finanziato 248 progetti per l’ultimo decennio, molti dei quali hanno permesso il rimpatrio volontario di 73.215 migranti (solo per fare un esempio utile a rendersi conto dell’irrilevanza di tale numero si può ricordare che l’immigrazione nel Regno Unito nel 2023 è stata in totale di 1,2 milioni di ingressi).
Nel 2023 secondo dati Frontex l’ingresso irregolare nell’Unione europea è aumentato del 17% rispetto al 2022. Del resto, come ammesso dal principale responsabile dell’indagine, la danese Bettina Jakobsen: «La Commissione non è ancora in grado di identificare e segnalare gli approcci più efficaci ed efficienti per ridurre l’immigrazione irregolare».
4. “Ci sono le mafie dietro le rivolte delle banlieues in Francia”
Banlieu è il risultato dell’unione dei termini: “ban”, cioè mettere al bando, e “lieu”, che significa luogo. Le banlieues, dunque, sono etimologicamente “luoghi messi al bando”, comunque separati dalla metropoli francese, e attualmente si collocano in circa 1.500 aree con una popolazione di 5,5 milioni d’abitanti (circa). Il tasso di povertà vi supera spesso il 40%, con una forte dimensione religiosa islamica, sebbene divisa nelle sue varie correnti (Sunnita, Sciita, Sufi etc.).
Per alzare cortine fumogene sul fallimento del multiculturalismo in Francia, dalle politiche di accoglienza e quelle dell’integrazione di gran parte degli immigrati, compresi quelli di 2a e 3a generazione, si attribuisce non di rado alla criminalità organizzata la promozione delle rivolte periodicamente in atto nelle banlieues. Secondo i sostenitori di tale tesi, quindi, il fallimento del multiculturalismo e dell’integrazione islamica in Francia non avrebbero a che fare con questi disastri. In realtà, se non cambieranno le diagnosi e le conseguenti situazioni socio-economiche, presto il caos francese potrà arrivare anche in Italia.
Un solo esempio della natura di “enclave” di nuovo tipo di queste aree: in Francia non sanno più dove reclutare poliziotti perché l’emorragia per dimissioni di chi opera nelle banlieues è inarrestabile. A Parigi hanno fatto credere di importare stranieri da immettere nel mercato del lavoro, invece sono arrivati nordafricani musulmani il cui livello culturale è molto basso, incline più al consumismo che all’etica del lavoro negli immigrati di 2a e 3a generazione. Lo si constata esaminando le dinamiche delle ultime rivolte delle banlieues francesi (ma anche svedesi e olandesi e di altri Paesi d’Europa): i negozi più saccheggiati sono quelli della Nike, è tutto dire!
5. “Il terrorismo è un fenomeno criminale che non ha niente a che fare con l’islam”
Dopo l’attacco di Hamas ad Israele del 7 ottobre 2023 è venuto allo scoperto in Occidente un relativismo radicale che giustifica il terrorismo islamico o lo minimizza fino a banalizzarlo, facendo credere che sia l’arma a disposizione dei più deboli. L’Occidente combatte con le portaerei – dicono -, perché lo Stato Islamico e affini non possono ricorrere al terrorismo? In questa domanda c’è una rottura spirituale e antropologica che rivela molto più di uno stato d’animo nei confronti della guerra, piuttosto è una spaventosa soglia morale oltre la quale l’Occidente ha deciso di andare. La responsabilità, come denunciato da un ex Ministro di un Paese, la Polonia, mai caduto in questi ultimi decenni nel declino morale e culturale del Vecchio Continente, è anzitutto delle «sue élite scristianizzate e de-ellenizzate che abbracciano la graduale islamizzazione dell’Europa» (6).
Uno dei tanti esempi del suicidio dell’Occidente? Dopo il 7 ottobre 2023 con le strade e piazze inglesi letteralmente “sequestrate” da masse di musulmani in protesta, la polizia di “Sua Maestà” ha arrestato donne cattoliche che, per strada, pregavano contro l’aborto (l’ultimo esempio è stato l’arresto per ben due volte di una signora di mezza età – poi liberata e risarcita -, Isabel Vaughan-Spruce). E tutto questo accade quando la popolazione musulmana del Regno Unito sta aumentando dieci volte più velocemente della popolazione generale. Continuando così, gli agglomerati dall’Est End londinese alle periferie dell’Inghilterra, raggiungeranno nei prossimi anni, al massimo venti, lo status di città auto-gestite a maggioranza musulmana.
Una civiltà può sopravvivere solo se c’è il rinnovo delle sue generazioni e la trasmissione dei suoi valori. Gli islamisti vogliono appunto innestarsi nel processo endogeno di interruzione (o distruzione che è lo stesso) di questa trasmissione. Come tutti i movimenti totalitari, i gruppi jihadisti vogliono cancellare il passato, la storia, la cultura, perché storia e cultura sono le basi delle nostre libertà e quindi del nostro futuro.
6. “Le Nazioni Unite perseguono politiche migratorie a tutela della democrazia e dei diritti umani”
Si tratta di una pura declamazione di principio che, purtroppo, non si rinviene nella realtà dei suoi 80 anni di storia. Concentrandoci sull’argomento di questo saggio, l’immigrazione, veniamo a riportare alcuni dati che dimostrano oggi l’infondatezza del falso mito dell’ONU-apportatrice di democrazia e diritti umani.
Il primo dato riguarda il bilancio dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (UNHCR) che, da solo, supera oggi i dieci miliardi di dollari all’anno. Sembra una cifra irrilevante se, come ci si ripete da almeno mezzo secolo, siamo davanti ad un fenomeno epocale. Facciamo un paragone con gli Stati Uniti? Tale Paese, per la sola Africa, ha previsto infatti in bilancio contributi per otto miliardi di dollari nel 2024.
Un secondo dato riguarda una vicenda che, fra le tante, dimostra come i fini dell’ONU sono stati, come minimo, negati dall’azione concreta suoi territori d’intervento. Un dipendente dell’Agenzia per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi (UNRWA) è stato ripreso, infatti, in un video del 7 ottobre 2023 mentre caricava il cadavere di un israeliano su un furgone. Per quale motivo? Per proporne lo scambio in nome e per conto di Hamas con le decine di terroristi catturati dall’Esercito israeliano dopo l’attacco frontale subito. È purtroppo solo un esempio perché, come riportano fonti ufficiali, non si tratta del solo stipendiato ONU che ha partecipato ad atti di fiancheggiamento del terrorismo. Sono stati recentemente ritrovati dei cadaveri di tre cittadini israeliani addirittura all’interno di un tunnel scavato sotto un edificio dell’UNRWA e, tale organizzazione, non sembra che possa schermarsi nel “non sapere”. Come ipotizzare che i propri dipendenti non abbiano sentito il rumore degli scavi? Come ignorare che il tunnel era illuminato e ventilato usando l’energia elettrica presa con allacci proprio sui contatori delle Nazioni Unite? Come accampare queste scuse se la stessa dirigenza dell’ONU ha ammesso lo scandalo dei 9 membri dell’UNRWA coinvolti nel massacro del 7 ottobre 2023?
Secondo, infine, la testimonianza di tre cittadine israeliane liberate nel gennaio scorso dopo aver trascorso 471 giorni come ostaggi di Hamas, i luoghi in cui sono state tenute prigioniere nella Striscia di Gaza dal giorno del loro rapimento fino alla liberazione sono stati rifugi delle Nazioni Unite e campi delle “zone umanitarie” destinati alla popolazione civile istituiti dall’ONU durante la guerra. Possibile che i dirigenti fossero completamente all’oscuro di ciò che accadeva all’interno delle strutture che all’esterno avevano le scritte e le bandiere delle Nazioni Unite?
Si tratta di episodi, si potrebbe obiettare, inevitabili per una grande organizzazione con decine di migliaia di dipendenti ed un arco geografico e temporale di azione esteso come poche altre. Fino a un certo punto, perché tali episodi sono da leggere assieme a prese di posizioni che, sempre per rimanere al tema dell’immigrazione, si presentano come molto discutibili e, in alcuni casi, finalizzate a precisi fini politici. Per motivi di sintesi, accenneremo solo alla nozione di “migrazione sostitutiva” recentemente coniato dalle Agenzie specializzate delle Nazioni Unite. Questa nozione appare ideologica e fuorviante in quanto i migranti non potranno mai “sostituire” gli europei, semplicemente perché non sono europei! Nella migliore delle ipotesi, possono contribuire all’economia e alla cultura come individui, ma non come gruppo. Questo per non parlare dei costi astronomici dell’immigrazione per le economie dei Paesi del Vecchio Continente. Per fare un esempio, sebbene costituiscano meno del 20% della popolazione dell’Europa, agli immigrati va circa il 60% dei benefici del welfare continentale…
7. “I decreti Salvini hanno abolito la protezione umanitaria”
Personalmente ritengo che l’approccio “realista” e basato sui fatti sia quello più indicato per affrontare anche il merito del demonizzato decreto approvato all’unanimità (!) nel settembre 2018 dal Consiglio dei ministri, il cosiddetto decreto Salvini su immigrazione e sicurezza.
Nell’affrontare il complesso tema sia dell’immigrazione di massa sia della sicurezza pubblica, credo che l’allora ministro dell’interno e il suo staff si siano ispirati a considerazioni di realtà.
Sostengo ciò anzitutto perché, già nell’approccio contenutistico, il decreto in questione abbraccia non solo il tema immigrazione ma, componendosi di tre titoli, si occupa di riforma del diritto d’asilo e della cittadinanza, di sicurezza pubblica, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e, infine, di amministrazione e gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia. Si tratta di tre politiche strettamente correlate che, se applicate con continuità e risorse adeguate, sono suscettibili di conseguire risultati importanti. E invece nel novembre 2019, come noto, Matteo Salvini viene indagato dalla Procura di Agrigento per sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio, reati che sarebbero stati commessi nell’esercizio delle sue funzioni di ministro dell’interno nel Governo Conte 1 (2018-2019). Sappiamo che 5 anni dopo (!), nel dicembre 2024, una sentenza di primo grado ha assolto Salvini per non aver commesso il fatto ma, nel frattempo, il “decreto sicurezza” è stato neutralizzato…
Abbiamo assistito in questo senso ad episodi degni di un regime totalitario. Senza volerci soffermare sulle semplificazioni e accuse ripetute dal Commentatore Unico del nostro sistema mediatico, riportiamo una piccola-grande cronaca esemplare del clima di demonizzazione. In uno dei testi scolastici utilizzati fino a pochi mesi fa dal liceo “Manfredo Fanti” di Carpi, infatti, sono state rinvenute e rese pubbliche delle critiche politiche dell’operato del ministro dell’interno Salvini fra il 2018 e il 2019. Il testo in questione, edito dalla casa editrice Clitt attiva nell’editoria scolastica dal 1970 (gruppo Zanichelli), trattando alcune tematiche di attualità ha incluso un articolo di opposizione ai “decreti anti-asilo” introdotti durante il mandato di Salvini, citando come fonte un sito della Ong Human Rights Watch!
«Il Consiglio dei ministri – si legge nell’articolo, che riporta in termini entusiastici le norme adottate dal ministro dell’interno Lamorgese nel 2020 – ha adottato un decreto che ha revocato molte delle peggiori politiche imposte dal precedente ministro dell’Interno e attuale leader del partito anti immigrati della Lega, Matteo Salvini. Il decreto non è perfetto, ma è un passo nella giusta direzione. Il decreto, in sostanza, reimmette nella legislazione italiana il permesso di soggiorno per motivi umanitari che Salvini cancellò nel 2019, ora chiamato “protezione speciale”». Come si vede, siamo di fronte all’uso di materiali didattici utilizzati per scopi chiaramente politici! Tale episodio ha così motivato un intervento del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il quale ha avviato un’indagine per esaminare il contenuto del libro attraverso l’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna, ribadendo la necessità di mantenere la scuola un ambiente libero da ogni forma di indottrinamento politico. Appurato l’“errore”, la Casa Editrice ha rivolto le sue scuse al Ministero e all’Associazione editori e si è impegnata a provvedere all’immediato ritiro di tutte le copie disponibili online, assicurando che verrà pubblicata una nuova edizione con una versione corretta… Chissà però quanti di casi simili a questo sono passati finora inosservati e inquinano la formazione dei nostri ragazzi!
8. “L’Amministrazione Trump 2 vuole stravolgere il sistema migratorio statunitense”
Prima di affrontare questo ultimo falso mito, penso vada ricordato che, se fosse vero, questo comportamento dell’Amministrazione Trump 2 sarebbe solo da elogiare! Infatti, come sostenuto da non pochi esponenti del Partito Democratico statunitense, la lotta all’immigrazione clandestina è stata un vero e proprio fallimento della presidenza di Joe Biden! Negli ultimi cinque anni, infatti, i dati ufficiali documentano un numero di nuovi migranti risiedenti negli Stati Uniti aumentato del 167%. Il sistema di accoglienza, soprattutto in grandi città come New York, è allo stremo, tanto da aver indotto il sindaco Dem Eric Adams a dichiarare, nel settembre 2023, che la crisi dei migranti avrebbe presto «distrutto la città».
Venendo ora ad uno dei primi Ordini esecutivi di Donald Trump (gennaio 2025) che ha fatto maggiormente discutere in tema d’immigrazione, va detto che l’abrogazione della “birthrigth citizenship”, la cittadinanza per diritto di nascita, versione statunitense dello ius soli, è l’unico in completa antitesi rispetto alla linea seguita dal sistema migratorio nazionale. Del resto, si tratta di un provvedimento promesso in campagna elettorale dal Tycoon, con il quale si è guadagnato, come noto, il successo schiacciante alle elezioni del 6 novembre 2024. L’Ordine esecutivo di Trump è finito immediatamente nel mirino di ventidue Stati federati che l’hanno impugnato perché in contrasto con il quattordicesimo emendamento della Costituzione. E dal giudice di Seattle è arrivato subito lo stop al titolare della Casa Bianca: blocco giudiziario temporaneo dell’entrata in vigore dell’Ordine esecutivo che nega ai figli di immigrati senza documenti la cittadinanza per nascita. Causa magistratura, quindi, il carattere di falso mito dell’affermazione in titolo è – almeno attualmente (7) – assicurato al 100%!
Con gli altri provvedimenti trumpiani di contrasto all’immigrazione clandestina, invece, non viene affatto “stravolto” il sistema migratorio statunitense, semmai lo fa funzionare nei suoi aspetti essenziali e consolidati. Cominciando dalla cosiddetta “deportazione”, come erroneamente tradotta da alcuni nostri media l’“espulsione” (o rimpatrio) di massa degli irregolari decisa dopo la regolare proclamazione dello stato di emergenza nazionale al confine meridionale. Si tratta di una misura assunta dalle presidenze (anche Dem) precedenti a Trump, anche considerando che ora (come allora) si inizia il rimpatrio forzato dai migranti irregolari con precedenti penali. La blindatura delle frontiere al confine con il Messico, poi, non contraddicono l’operato di Biden che, non appena insediato nel 2021 aveva sì congelato la costruzione del muro, salvo però poi cambiare idea nell’ottobre 2023.
Ritornando così alla traduzione impropria del termine deportation, la televisione pubblica britannica (Bbc) ha per esempio ricordato che l’Agenzia per l’immigrazione degli Stati Uniti «deports illegal migrants» regolarmente. Lo ha fatto tanto la vicepresidente di Biden con delega sull’immigrazione Kamala Harris (totale immigrati espulsi: 545.252) quanto il Premio Nobel per la pace 2009 Barack Obama che, nel suo primo mandato, ha “deportato” più immigrati illegali di quanti ne è riuscito ad espellere Trump durante la sua prima presidenza. Fra il 2016 e il 2020, infatti, gli irregolari espulsi dal Tycoon sono stati 935.346, mentre quelli rimpatriati dall’Amministrazione Obama sono stati 1.589.451 (8). La maggior parte dei cittadini statunitensi, del resto, nel 55% dei casi secondo i più recenti sondaggi, sostiene una politica di fermezza in materia d’immigrazione irregolare.
Un ulteriore scandalo montato sui grandi media sull’inizio della seconda presidenza Trump è stato sollevato riguardo all’incremento degli immigrati clandestini da rinchiudere a Guantanamo e sul contestuale annuncio dell’ampliamento di questo campo detentivo aperto a Cuba, comunque, ben 34 anni fa (1991). Anche in questo caso, quindi, non si tratta certo di una “trovata” del Tycoon, perché i migranti autori di reati sono stati già spediti in gran numero in tale sito già durante la presidenza Obama e, in misura minore ma mai pari a zero, da tutte le amministrazioni Dem (e Repubblicane) degli ultimi tre decenni.
______________________
(1) Cit. in Suica: “L’accordo Italia-Albania è una buona idea per la direttiva rimpatri”, Ansa, 24 gennaio 2025.
(2) Cfr. Ministero della giustizia, Detenuti presenti – aggiornamento al 31 gennaio 2025.
(3) Cfr. Associazione Antigone, XX Rapporto sulle condizioni di detenzione, presentato a Roma il 22 aprile 2024.
(4) Kelly M. Greenhill, Armi di migrazione di massa. Deportazione, coercizione e politica estera, LEG Edizioni, Gorizia 2017.
(5) Cit. in European Court of Auditors, Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa. Nonostante i nuovi approcci, il sostegno resta non sufficientemente mirato, Relazione speciale, Luxembourg 2024.
(6) Ryszard Legutko, Prefazione, in Giulio Meotti, Il suicidio della cultura occidentale. Così l’islam radicale sta vincendo, Edizioni Lindau, Torino 2018, p. 10.
(7) Il presidente ha avanzato infatti appello contro il blocco del suo provvedimento imposto dal giudice federale John C. Coughenour. Quest’ultimo, come da invalsa prassi politico-giudiziaria, non ha mancato di assumere un ruolo presenzialista sui grandi media in funzione complessiva anti-Trump (cfr., ad es., le dichiarazioni riportate il 6 febbraio 2025 dal quotidiano The Washington Post: Federal judge: Trump ignoring rule of law for ‘political or personal gain’).
(8) Secondo l’Agenzia del controllo dell’immigrazione e delle dogane degli Stati Uniti anche il numero degli immigrati espulsi durante la presidenza Obama 2 è stato notevole: 1.178.255.