intervista a Massimo Introvigne
di Aldo Cazzullo
Non è più valida la distinzione cara a Max Weber tra la chiesa, dove si entra per nascita, e la setta, cui si aderisce per scelta.«Per gli Stati Uniti, meglio parlare di chiese. E riconoscere che si tratta di un movimento imponente. Che coinvolge decine di milioni di persone, conta su menti raffinatissime, stampa e diffonde libri e riviste, elabora e diffonde il proprio pensiero in una trentina di università, tra cui alcune di grande prestigio, come la Baylor, in Texas, e il Fuller Theological Seminary».
Come ogni movimento, ha bisogno di un simbolo, di un eroe, di un personaggio eponimo. E l’ha trovato nella first lady. Laura Bush appartiene alla chiesa metodista, che di per sé non ha un’impronta conservatrice, anzi; non a caso ne fa parte anche Hillary Clinton. Una consistente minoranza di metodisti si riconosce però in posizioni di destra, comuni alla maggioranza dei battisti e ad altre chiese minori, come le assemblee di Dio, cui aderisce il segretario alla Giustizia John Ashcroft.
Tutti insieme compongono il movimento «evangelical», che Introvigne (che sta lavorando alla voce «fondamentalismo» della Treccani e pubblicherà a settembre in Italia e in America «Il ritorno di Dio», scritto con il sociologo Rodney Stark) propone di tradurre con «evangelicale», per distinguerlo da evangelico, che nel lessico religioso italiano è sinonimo di protestante. E guardano a Laura Bush con una reverenza ai limiti della venerazione.
«La considerano una donna santa – spiega Introvigne -. E le attribuiscono due miracoli». Il primo è la conversione del marito. Tappa essenziale della sua carriera, e punto determinante anche dell’elaborazione della sua dottrina e della realizzazione della sua politica. La famiglia Bush viene dalla chiesa episcopaliana, branca americana della chiesa anglicana, in comunione con l’arcivescovo di Canterbury: la chiesa della vecchia classe dominante, dei wasp (bianchi, anglosassoni, protestanti) dell’East Coast, di antico prestigio e tradizione ma di aura progressista, la chiesa delle unioni gay e delle donne sacerdote.
Una chiesa che Bush figlio ha abbandonato per il baseball, il sesso e l’alcol. Prima di ritrovare la sua fiamma del liceo, il suo dover essere; la devota metodista, la donna pia che doveva rifondare la sua vita e la sua famiglia: Laura, appunto. Cui riesce a questo punto il secondo miracolo. I Bush non riescono ad avere figli. Lei vorrebbe adottare due gemelli, lui esita, poi si convince. Ma quando la pratica è già avviata, la futura first lady scopre di essere incinta. Di due gemelle.
«I suoi correligionari attribuiscono carattere miracoloso a quel concepimento – spiega Introvigne -. Un segno del cielo, un premio divino per la conversione del peccatore Bush. La fist lady è oggetto di una venerazione che suscita qualche ironia a sinistra, ma ha anche una spiegazione politica. E’ una sorta di crisi di rigetto dopo l’era di Hillary Clinton, che pur essendo religiosa (come lo è il marito Bill, battista del Sud, sempre attento a farsi fotografare in chiesa ogni domenica) era vista come un demonio dagli ambienti conservatori, come il simbolo del femminismo e dell’aborto».
Proprio il rigore in campo etico-sociale, oltre alla decennale battaglia contro il comunismo, sono i due aspetti per cui il movimento evangelicale ha apprezzato Papa Wojtyla. Per il resto, il movimento religioso conservatore americano ha un marcato tratto anticattolico, in quanto rivendica un legame diretto con la predicazione di Lutero – per cui si è salvati per la fede e non per le opere -, e guarda con diffidenza alle venature sociali del cattolicesimo.
Molto più duro è l’atteggiamento verso i musulmani, considerati infedeli da convertire. Mentre benevolo è quello verso gli ebrei. «Lo Stato di Israele – spiega Introvigne – è considerato provvidenziale, in quanto previsto dalle Scritture. Anche se, come ha notato Barbara Spinelli sulla Stampa, nella visione del movimento evangelicale gli ebrei saranno convertiti negli ultimi giorni, con il ritorno di Dio sulla terra».
L’apprezzamento per Giovanni Paolo II, però, sta vacillando. Per colpa della guerra. Se i vescovi americani hanno espresso una condanna dell’attacco all’Iraq molto più prudente rispetto a quella vaticana, anche per evitare di entrare in urto con una base che in buona parte ha votato per Bush, il movimento evangelicale ha sostenuto apertamente la scelta della Casa Bianca.
«Il vescovo di Washington, un nero, ha espresso un garbato dissenso dal Presidente – racconta Introvigne -. Ma gli evangelicali hanno dato un sostegno convinto e talora entusiasta alla guerra. Cercandole anche una giustificazione teologica e profetica. Che è stata trovata ovviamente nella Bibbia, dove Babilonia è contrapposta a Gerusalemme come simbolo del male e quindi da distruggere. Ma non solo nella Bibbia».
Suggestioni, presagi, profezie sono state diffuse in America in questi anni dallo straordinario successo (decine di milioni di copie vendute) della serie Left Behind, undici romanzi (ne manca ancora uno a completare la saga) in cui l’Apocalisse e il racconto biblico degli ultimi giorni vengono rielaborati alla luce della cronaca e della politica contemporanee, con l’Anticristo, un politico romeno, che diventa segretario generale delle Nazioni Unite.
I «left behind», letteralmente «lasciati indietro», sono gli sventurati che non vengono chiamati in cielo prima dell’inizio delle tribolazioni che sconvolgono l’umanità. Nella saga, sono uomini devoti all’Anticristo a riedificare Babilonia; ed è Dio in persona a distruggerla.