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Solo una generazione intercorre fra la chiusura dei templi pagani ordinata dall’imperatore Teodosio il Grande nel 392 e il primo sacco di Roma da parte dei visigoti di Alarico nel 410: nel traumatico passaggio dal mondo romano, che ha perso la fede nelle proprie istituzioni sociali, nella propria cultura e perfino nella vita stessa, a un mondo sconvolto dalla violenza e dalla sopraffazione, la Chiesa dà speranza e consolazione.
Ancora la Chiesa, che ha ereditato le tradizioni dell’Impero, diventa educatrice e legislatrice dei nuovi popoli, e il veicolo mediante cui, assieme al proprio retaggio morale e spirituale, la tradizione classica attraversa il diluvio delle invasioni barbariche. Secondo un apparente paradosso destinato a ripetersi sempre nella storia, il cristianesimo, proiettato in una prospettiva ultraterrena e quasi indifferente ai propri risultati temporali, dimostra di saper produrre frutti di vita e di rigenerazione anche sul piano sociale.