Avvenire, editoriale del 24 settembre 2015
Famiglia «bastonata» per puro interesse
di Giacomo Samek Lodovici
Oggi «c’è una crisi della famiglia, crisi perché la bastonano da tutte le parti e la lasciano molto ferita!» e la famiglia stessa e il matrimonio non sono stati «mai tanto attaccati come al giorno d’oggi»: parole del Papa (pronunciate qualche mese fa) che, martedì scorso, a Cuba, ha anche sottolineato che «La famiglia ci salva da due fenomeni attuali […]: la frammentazione, cioè la divisione, e la massificazione. In entrambi i casi, le persone si trasformano in individui isolati, facili da manipolare e governare. E allora troviamo nel mondo società divise, rotte, separate o altamente massificate [che] sono conseguenza della rottura dei legami familiari». Anche per questo motivo bisogna che «Abbiamo cura delle nostre famiglie, veri spazi di libertà».
In effetti, è proprio vero e su questo giornale è stato scritto e analizzato: certi gruppi di potere attaccano la famiglia, cellula fondamentale della società già per il greco Aristotele, nucleo basilare di coesione sociale, proprio perseguendo il progetto di far dilagare l’individualismo, in modo da isolare l’essere umano e renderlo meno forte e più manovrabile.
Le forme di questo attacco sono varie: legislative, fiscali, ecc.
La più efficace è stata e continua ad essere la ‘rivoluzione sessuale’ radical-libertaria, con le sue conseguenze esistenziali e sociali come la ‘produzione’ di individui pulsionali, che non vogliono e non sanno governare le proprie passioni-desideri (governare non vuol dire reprimere, come insegna il grande concetto classico-cristiano della virtù), che rigettano i legami interpersonali stabili, condizionando spesso la durata delle relazioni coniugali alla presenza/assenza dell’attrazione. Come diceva già un altro grande greco, Platone, nella sua Repubblica, ragionando proprio sul percorso che porta dal libertarismo alla tirannide, gli individui pulsionali sono molto più facilmente manipolabili dal potere.
Le loro rivendicazioni sono quasi solo al livello dei bisogni fisici, perciò le folle così massificate sono accontentabili e anestestizzabili mediante la strategia del panem et circenses.
Più di una volta, anche la Chiesa italiana, per bocca soprattutto del cardinal Bagnasco, ha denunciato in termini assai simili a quelli del Papa questi processi di dissoluzione della famiglia. Per esempio, il presidente della Cei il primo novembre scorso ha detto che «non pochi – nel mondo – hanno interesse a demolire questo grembo e baluardo dell’umano [la famiglia] allo scopo di sciogliere ogni valore, ogni punto di riferimento, e così creare incertezza e smarrimento. Il fine ultimo è quello di manipolare meglio le persone e le società per i propri interessi di potere e di economia».
Sì, la dissoluzione della famiglia risponde anche a motivi economici, perché il business di certi gruppi economici si giova del consumismo, e quest’ultimo è propiziato dal principio di piacere libertario: perché non avere tutto ciò che si desidera ogni volta che lo si vuole? Ancora, il consumismo è favorito dalla disgregazione della famiglia (nell’immediato; a lungo termine le cose vanno diversamente, ma il discorso sarebbe lungo…), perché lo sfascio produce l’infelicità degli individui le cui relazioni familiari sono naufragate: e chi è infelice acquista più facilmente, cercando un surrogato consolatorio nei beni di consumo. O anche semplicemente per necessità: dopo un divorzio, dove prima bastava una lavatrice o un’auto ce ne vogliono (possibilmente) due.