A scuola di laicismo. Se alla maestra piace Darwin

evoluzionismoTratto da: Contro il logorio del laicismo moderno. Manuale di sopravvivenza per cattolici

di A.Gnocchi – M. Palmaro, Edizioni Piemme, Milano 2006

“Papà, papà: la maestra ha detto che siamo tutti discesi dalla scimmia. E’ proprio vero?” Il padre cattolico non fa neanche in tempo a togliersi la sciarpa e il cappello che, appena messo piede in casa, è già aggredito. Il laicismo, come il suo sulfureo ispiratore, non dorme mai. E si serve di tutto pur di stringere d’assedio il povero battezzato di normale cilindrata, ovverosia ortodosso quanto basta. Uno pensa: e un’altra giornata è andata. Ho fatto le mie tre ore da pendolare, ho superato senza indietreggiare la solita discussione in ufficio con il solito radicaloide, ho perfino recitato l’Angelus in sala mensa, ho convinto la segretaria a non lasciare suo marito; ma adesso, finalmente, eccomi fra le mura amiche. Appunto.

Che cosa c’è di più bello che tornare a casa stanchi morti, e dare una mano al figlio più piccolo, che non ha ancora finito i compiti? Un quadretto quasi deamicisiano. Se non fosse che le maestrine della penna rossa, Franti e Garrone non ci sono più. E la cartella di un fanciullo di prima elementare – che ai nostri tempi era piccola, emanava un permanente profumo di fetta di torta e conteneva due- diconsi-due libri e due quaderni – adesso è diventata uno zaino di sopravvivenza modello Reinhold Messner, pesa 15 chili, è dotata di rotelline per evitare la scoliosi al pupo, e contiene una quantità impressionante di libri di testo.

Gli abbecedari? Roba del paleozoico, quando noi si andava a scuola per imparare la grammatica e le tabelline, si studiavano le poesie di Pascoli e Carducci, e si usciva dall’esame di quinta essendo in grado di scrivere un componimento in lingua italiana senza errori di ortografia e con frasi di senso compiuto, che non fossero la rimasticatura del pensiero unico televisivo. Oggi no. Oggi la pedagogia e – forse, ma diciamo forse – gli interessi economici di qualche casa editrice hanno sfornato una lunga serie di manuali: per imparare l’alfabeto, per imparare a leggere, per imparare a scrivere, per imparare l’insiemistica, l’informatica, l’inglese, la musica, per imparare le addizioni e per imparare le sottrazioni.

Mica puoi pretendere che queste cose stiano tutte in unico testo, no?  Non si hanno notizie di un libro che insegni, banalmente, un po’ di educazione. E religione? Ai nostri tempi la maestra di stato faceva recitare a tutti un bel Padre nostro a inizio giornata, e ti spiegava il Vangelo tra un congiuntivo e una divisione, con la naturalezza con cui oggi Piero Angela ti descrive le abitudini del picchio verde. Adesso invece c’è l’ora di religione, il libro di religione, la maestra di religione. Risultato: “Noi discendiamo dalla scimmia”, dice tuo figlio.

Allora ti rendi conto che il cattolico è uno in servizio permanente affettivo, ti rimbocchi le maniche e dici al sangue del tuo sangue: “Dammi il tuo libro, che papà ti spiega”. Sfogli quello che tu una volta chiamavi abbecedario, e scopri un mondo diverso. Il tratto grafico è strano, le figure sono diventate orribili – disegna meglio un bambino di quattro anni – e tu sai benissimo che dove alberga il brutto, il male e il falso ci sguazzano.

Cerchi con disperazione i riferimenti temporali che scandivano l’anno scolastico del tuo vecchio libro: le stagioni. Il disegno dell’uomo al quale il vento autunnale soffia via il cappello, la prima neve, il gelo, i rami di un pesco fiorito che annunciano la primavera, le immagini piene di luce che prefigurano la vacanza, al mare o ai monti. Niente di tutto questo: hanno sradicato i tuoi figli dal ciclo delle stagioni, perché anche quella è, a suo modo, una liturgia del tempo.

Così, sparite le stagioni, hanno la scusa anche per cancellare i riferimenti ai tempi della Chiesa: cerchi la poesia di Natale, ma scopri con orrore che non c’è alcuna traccia della natività. Niente capanne illuminate nella notte santa, niente comete, niente pastori. La parola Natale salta fuori, ma il soggetto della poesiola è Bambi, e sulla pagina campeggia un grosso abete addobbato e l’immancabile Babbo Natale.

Rimosso a piè pari il mistero dell’incarnazione (ma facendo bene attenzione di mantenere in piedi tutto l’ambaradan festoso dei pacchi regalo e degli auguri) è normale che la Pasqua venga addirittura vaporizzata: nessuna traccia della Resurrezione, nel libro di tuo figlio. Niente Cristi che risorgono impugnando lo stendardo con la croce in campo bianco, ma solo una lirica di tre strofe sulla natura che si rianima.

Se il mondo che preparano per i nostri figli è questa roba qua, allora è ovvio che possano pensare e insegnare che siamo solo degli scimmioni meno pelosi e un po’ più intelligenti. Comunque non ti arrendi, e spieghi al pupo di non preoccuparsi, gli parli anche di Darwin, e gli dici che oggi molti scienziati non sono d’accordo con lui. Che resti pure ancorato ad Adamo ed Eva, come tu gli hai insegnato. “E perché la maestra di religione non ce lo ha ancora spiegato?” ribatte lui.

E tu allora gli chiedi di favorire il suo quaderno di religione. Nel quale scopri che, dopo mesi di scuola, hanno nell’ordine: disegnato le facce di tutti compagni di scuola; imparato i nomi dei compagni medesimi; fatto alcuni disegni liberi; imparato come si vestivano ai tempi di Gesù; imparato che Gesù ci vuole bene; imparato come mangiavano ai tempi di Gesù; imparato che Gesù ci ama; fatto un collage con le “notizie buone cercate sui giornali con l’aiuto dei genitori”; imparato che Gesù ci vuole tanto bene. Ma tu, inguaribile ottimista, sei contento lo stesso. Perché sei uno che si accontenta: piuttosto che delle eresie, meglio si fermino alla socializzazione. Tanto, il catechismo glielo insegni tu e tua moglie con l’aiuto di San Pio X.

Con i figli più grandi le cose si complicano in scala logaritmica: più crescono, più libri hanno, più corbellerie anticattoliche si annidano nei manuali. Si può immaginare con quale capovolgimento educativo. Ricordo l’atto di fede con cui noi un tempo si diceva: “prof, c’è scritto sul libro”. Come fosse un vangelo. Adesso il cattolico deve educare i suoi figli a una sorta di demitizzazione del manuale scolastico, un metodo critico di tipo germanico in base al quel, se una cosa è scritta sul libro, quasi sicuramente è falsa. Fino a prova contraria.

Per fortuna, siccome sei un cattolico innamorato della Chiesa, avrai avuto cura di insegnare ai tuoi figli che il Medioevo è un’epoca di grande splendore, che le cattedrali sono la prova più evidente della fede straordinaria di quel popolo, che la tradizione è la linfa dell’oggi e la speranza del domani, che tutta la filosofia del Novecento non vale un unghia di Tommaso d’Aquino, che Galileo era un toscanaccio attaccabrighe e che la Chiesa cercò in  tutti i modi di lasciarlo in pace, e che alla fine fu condannato a recitare alcuni salmi penitenziali nella sua villa in collina.

Tu sai benissimo che quanta più scuola frequenteranno, tante più ne sentiranno contro la Chiesa, con due possibili conseguenze: o avranno dei dubbi e verranno da te per verificare la tenuta dei tuoi insegnamenti; e in tal caso che lo Spirito Santo ti assista; oppure questa ostilità laicista li renderà ancora più coriacei di te, e tu ti scoprirai – cosa che non ti saresti mai aspettato – impegnato ad ammorbidirli per tentare di renderli meno integrali. Ma nel tuo cuore, invisibile, si aprirà il più grande dei sorrisi che un padre possa sperimentare guardando suo figlio.  

A.Gnocchi – M. Palmaro Contro il logorio del laicismo moderno. Manuale di sopravvivenza per cattolici Edizioni Piemme, Milano 2006

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