Abbiamo fatto un vero affare: via gli ebrei, dentro gli islamisti

Newsletter di Giulio Meotti  3 Luglio 2024

 Inchieste-choc sull’islamizzazione censurata da tutti i giornali mainstream, che vedono soltanto saluti romani. “L’Europa si libera degli ebrei, mentre celebra la messa solenne multiculturale”

di Giulio Meotti

I siti della comunità ebraica sono protetti da dissuasori di cemento, telecamere e ingressi di sicurezza. Il velo musulmano è onnipresente nelle aree pubbliche e indossato da più della metà delle donne in alcuni quartieri, mentre per le strade non si vede più un solo copricapo ebraico. A seguito dell’aumento degli incidenti che mettevano in pericolo gli adolescenti ebrei, una scuola ebraica in un quartiere a maggioranza musulmana ha dovuto essere spostata. L’Olocausto non è più insegnato nella maggior parte delle scuole; gli insegnanti hanno paura di affrontare l’argomento nelle classi a maggioranza musulmana”.

Così per il Gatestone Institute l’ex senatore belga e saggista Alain Destexhe. “La popolazione della capitale del Belgio e dell’UE è tra il 30 e il 40 per cento musulmana. Dopo il 7 ottobre, nel campus dell’Université Libre, gli studenti ebrei sono molestati e maltrattati. Il voto musulmano è diventato essenziale per i partiti di sinistra, il cui peso elettorale a Bruxelles, a causa dell’immigrazione, è aumentato in 20 anni, dal 34 al 54 per cento. Rispetto alle ormai centinaia di migliaia di voti musulmani, quelli dei 30.000 ebrei del Belgio non hanno molto peso. Il destino degli ebrei è segnato. Il Belgio si sta liberando dagli ebrei – Jüdenrein – mentre celebra la messa solenne di un multiculturalismo altamente razzista”.

Intanto il rabbino capo della Grande Sinagoga di Parigi, Moshe Sebbag, chiamava alla partenza:Non c’è futuro per gli ebrei in Francia. Dico a tutti i giovani di andare in Israele o in un paese più sicuro”. Il presidente del concistoro ebraico delle Alpi-Provenza, Zvi Ammar, confessava a Cnews che “per non vivere più nascosti e insicuri” sempre più ebrei sono pronti all’aliya, a trasferirsi in Israele. “Nella bocca delle persone di ogni casa ebraica arriva la domanda: ‘abbiamo ancora un futuro in Francia?’. Fa molto male. Quando una persona si sente minacciata e in pericolo, pensa di andare altrove. Oggi le persone si sentono più sicure in Israele, nonostante sia un paese in guerra”.

L’anno scorso, 1.100 ebrei francesi sono partiti per Israele. Quest’anno saranno 4.500. Dal 1972, oltre 100.000 ebrei francesi sono svaniti (su mezzo milione). Prima del 2012, cinquecento ebrei lasciavano la Francia ogni anno. Numeri decuplicati.

Un vero affare per l’Europa: perdiamo gli ebrei e guadagniamo i loro carnefici. Intanto ci sono comunità ebraiche in cui fino al 70 per cento degli iscritti sostiene il partito di Marine Le Pen. Impensabile fino a ieri. Ma anche questa è una conseguenza del 7 ottobre.

Anche il rabbino capo di Barcellona, Meir Bar Hen, ha invitato gli ebrei a fare le valigie. “Questo posto è perso. Meglio andarsene prima che dopo” in Israele. La nostra comunità “è condannata” sia a causa dell’Islam radicale sia per la riluttanza delle autorità a confrontarlo. Bar Hen ha invitato i correligionari “a pensare di non essere qui per sempre. Li ho incoraggiati a comprare casa in Israele”.

“Gli ebrei non hanno futuro in Europa”, gli fa eco Avraham Gigi, rabbino capo di Bruxelles.

E Leon de Winter, uno degli autori olandesi più noti che vive ad Amsterdam, i cui genitori sono sopravvissuti all’Olocausto, ha spiegato: “Penso che la vita ebraica in Europa sarà una cosa del passato entro il 2050. Non c’è futuro per loro qui e il loro amore disperato per il vecchio e amato continente morirà. Questo è inevitabile. Ma nemmeno io, realista pessimista, avevo previsto che la situazione sarebbe sfuggita di mano così velocemente in così tante città. Non me lo aspettavo. Sta accadendo molto velocemente”.

Nell’ultimo decennio, l’Europa sembra aver sviluppato una certa disinvoltura psicologica nei confronti dell’assassinio e della fuga dei suoi ebrei. Ciò che resta della vita comunitaria ebraica in Europa ora si svolge dietro porte rinforzate, mitra e filo spinato, mentre l’estinzione di una comunità che abita l’Europa ininterrottamente dal 70 d.C, da quando i Romani distrussero il Tempio di Gerusalemme dando il via alla diaspora, viene a malapena discussa.

E così, come scrive un columnist, “in Europa i manifesti dei cani scomparsi restano affissi su un lato di un lampione, mentre i manifesti dei bambini ebrei scomparsi dall’altro lato vengono strappati”.

Nei giorni scorsi è stato sepolto lultimo ebreo dello Yemen (un tempo un paese con molti ebrei e dove gli italiani andavano in luna di miele a cercare “esotismo”). Chissà se un giorno assisteremo alle stesse scene in molti paesi europei.

“Sai cosa sta succedendo a Londra in questi giorni, sai cosa sta succedendo a Parigi in questi giorni e a Malmö, una delle principali città della Svezia?”, ha appena detto il console israeliano a New York, Ofir Akunis. “Sono sotto l’occupazione musulmana radicale”.

Intanto Frederik Sieradzki, portavoce della comunità ebraica di Malmö, dichiara che la terza città svedese potrebbe perdere tutti i suoi ebrei entro il 2029.

Intanto a Londra…

Un rabbino candidato per i Conservatori, Arnie Saunders, era stato invitato dalla moschea Bilal a Manchester. Saunders è stato aggredito.

La Serbia alleata dei nazisti è stata il secondo paese in Europa a dichiararsi “Jüdenfrei”: sterminarono il 94 per cento degli ebrei serbi. Ora un attacco terroristico all’ambasciata di Israele a Belgrado: un islamista con un arco ha provato a uccidere una guardia.

Agghiacciante reportage intanto sulle “zone vietate agli ebrei in Inghilterra” sul settimanale Le Point: “Marchi di solidarietà con la Palestina, sotto forma di adesivi affissi sulle vetrine dei negozi, punteggiano Bradford. Ex centro del settore tessile, la città, soprannominata ‘Bradistan’ per la presenza di una numerosa comunità pakistana, illustra i difetti del multiculturalismo britannico. Sarah Sackman, candidata laburista alle prossime elezioni generali nel collegio elettorale di Finchley e Golders Green, che ospita una grande comunità ebraica, ha dichiarato: ‘Ho amici che hanno paura di indossare la kippah sui mezzi pubblici. Nei campus universitari, gli attacchi contro le associazioni ebraiche sono stati scioccanti’. Dalle finestre della caffetteria di fronte al Jewish Community Centre di Finchley Road, un tranquillo quartiere del nord di Londra – case di mattoni rossi, famiglie che tornano da scuola e campi sportivi – si vedono le guardie di sicurezza perquisire i visitatori”.

Intanto, bambini ebrei sono attaccati alle fermate dei treni di Londra. E così Londra è diventata “una zona vietata agli ebrei”, ha denunciato lo zar per la lotta all’estremismo, Robin Simcox. E gli ebrei lasciano Londra.

Samuel Hayek, presidente del Fondo Nazionale Ebraico, ha scioccato l’Inghilterra: “Gli ebrei non hanno futuro nel Regno Unito”, ha detto Hayek, che vive nel Regno Unito da 40 anni ed è uno dei più famosi filantropi del paese. La popolazione musulmana inglese potrebbe triplicare nei prossimi vent’anni e arrivare a 13 milioni entro il 2050.

Sebbag non è il solo a pensare che gli ebrei non abbiano un futuro.

“Molto compromesso” risponde il grande storico Georges Bensoussan sull’ultimo numero di Causeur. “No perché l’apparato statale non stia facendo il suo lavoro. Lo fa e lo farà, ma fino al momento in cui la difesa degli ebrei gli farà perdere il sostegno di una parte significativa della popolazione. Tuttavia, il cambiamento demografico c’è, qualunque sia il nome che gli diamo. Demograficamente la Francia del 2024 non è quella del 1975. In questa ‘nuova Francia’, il simbolo ebraico, confuso con lo Stato d’Israele, sarà assimilato al mondo ‘ricco, dominante e bianco’, colpevole oltretutto del grave peccato del ‘colonialismo’. In una Francia dove guadagneranno terreno i codici culturali importati dall’Islam, il segno identitario ebraico avrà poco futuro. Infine, in una nazione che ha rinunciato alla propria esistenza, la persistenza del fatto nazionale israeliano turberà più di uno. Israele suonerà come un ricordo permanente della loro sconfitta. Ci sono gli elementi perché gli ebrei francesi scivolino verso una progressiva invisibilità negli spazi pubblici. Fino alla partenza”.

Jérémie, 44 anni, padre di quattro figlie, partirà l’anno prossimo, non per se stesso, ma per la loro sicurezza, racconta al Journal du dimanche. “Sono preoccupato per la Francia. Non sto scappando, ho semplicemente capito che dovevo proteggere le mie figlie”.

A Jérémie basta aprire i giornali per leggere di attacchi quotidiani agli ebrei: “Distruggeremo la Torah sul Corano.

“Gli ebrei francesi sono vittime di una forma di pulizia etnica”, secondo un manifesto firmato, tra gli altri, dall’ex presidente Nicholas Sarkozy e dall’ex premier Manuel Valls. “Il dieci per cento dei cittadini ebrei della regione di Parigi sono stati di recente costretti a spostarsi perché non erano più al sicuro in certi quartieri”, si legge nel manifesto. “Questa è una pulizia etnica silenziosa”.

Da Grenoble, da cui metà della comunità ebraica è fuggita, a Nizza, che ospitava la quarta più grande comunità ebraica e sono passati da 20.000 a 5.000, alle centinaia di famiglie ebraiche che hanno lasciato Tolosa, si realizza quanto ha detto Richard Abitbol, presidente della Confederazione degli ebrei francesi: “In pochi decenni non ci saranno ebrei in Francia”.

Lo choc in corso è tale che anche Serge Klarsfeld, il famoso cacciatore di nazisti e da sempre di sinistra, ha appena detto di essere disposto a votare il blocco di destra piuttosto che consentire a questa sinistra di andare al potere.

Quello che ieri era impensabile, oggi è plausibile e domani sarà certo.

“Negli ultimi 50 anni la popolazione ebraica in Europa è diminuita del 60 per cento e un calo simile è previsto nei prossimi 30 anni”, scrive Eldad Beck sul maggiore giornale israeliano, Israel Hayom.

“La Norvegia rischia di diventare un paese senza popolazione ebraica”, recita un editoriale dellAftenposten. “Nascondere l’ebraismo a Copenaghen”, titola il Tablet. 7.000 ebrei olandesi sono già partiti per Israele. Il rabbino capo Binyomin Jacobs ha rivelato che lui e sua moglie se ne sarebbero andati se non per i loro doveri. “Sono come il capitano in servizio su una nave che affonda”.

La sinagoga Kahal Adass Jisroel di Berlino, colpita con le bombe molotov

Secondo un nuovo rapporto che monitora l’antisemitismo in Germania, il numero di incidenti antisemiti è raddoppiato in un anno. 4.782 episodi di antisemitismo, più 80 per cento rispetto all’anno precedente, di cui due terzi dopo il 7 ottobre. E così anche gli ebrei tedeschi se na vanno. Il presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Josef Schuster, sullo Spiegel denuncia “zone interdette agli ebrei” nel paese.

Se ne va la scrittrice Mirna Funk. E uno studente ebreo di Francoforte si arrende: “Voglio lasciare la Germania”. Hendrik Edelmann non si sente più sicuro e lascia la Germania. “Vogliono distruggere la vita di persone come me”. E con la sua, quella dell’Europa. “Non voglio vivere in un paese il cui cancelliere porta milioni di musulmani antisemiti che attaccano gli ebrei e le istituzioni ebraiche in Germania”, ha scritto il presidente della comunità ebraica del Brandeburgo, Semen Gorelick.Non si può vivere in un paese dove non puoi indossare una kippah per strada”.

Jüdische Allgemeine è il giornale degli ebrei tedeschi. Il caporedattore Philipp Peyman Engel in un’intervista al Welt dice che “l’ebraismo in Germania sta diventando invisibile”. Quasi nessuno osa più uscire per strada con i simboli perché la probabilità di essere aggrediti verbalmente o fisicamente è troppo grande. Berlino si è già “ribaltata”, secondo le sue scioccanti scoperte, le cose non sono diverse in diverse città della Ruhr. Ci sono “islamici ed estremisti di sinistra che ci minacciano massicciamente rendendo le nostre vite un inferno”.

Anche mettendo da parte la radio ebraica danese che dice di non poter più trasmettere a causa della sicurezza, i sei figli del rabbino capo di Amsterdam che hanno deciso di emigrare, gli ebrei svedesi in fuga dalla nazione più notoriamente tollerante d’Europa, il disc-jockey parigino a cui fu tagliata la gola da un vicino che cantava “ho ucciso il mio ebreo” e il giovane francese torturato a morte per tre settimane, mentre la sua famiglia ascoltava al telefono le sue urla di agonia e i suoi rapitori intonavano il Corano… OK, mettiamo da parte tutto. Cosa significa tutto questo?

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