Le minorenni che lo scorso anno si sono rivolte al giudice tutelare di Milano per ottenere il permesso di abortire sono state 186, una ogni due giorni. È quanto emerge dai dati forniti dal Tribunale di Milano riportati da un articolo de “Il Giornale” di venerdì 2 ottobre.
Da notare è l’ulteriore dato secondo cui la quasi totalità delle richieste di aborto delle adolescenti ottengono il benestare dal giudice tutelare secondo una logica abortista e antivita che ha ormai largamente permeato l’intera società; d’altra parte, la legittimazione dell’aborto come diritto tutelato e garantito dalla legge non ammette motivazioni da addurre ma solo la volontà insindacabile dell’individuo.
Questo è il quadro drammatico che esce fuori dalle statistiche ufficiali e che sconfessa i sostenitori (cattolici e non) della presunta bontà della legge 194 che avrebbe comportato la drastica riduzione degli aborti.
Il richiamo alla integrale applicazione delle cosiddette “parti buone” della legge 194, tanto care ai “pro life” nostrani, non può e non potrà mai costituire un argine al dilagare della cultura di morte dominante. La libertà di scelta, seppur “consapevole”, non è in grado di trasformare il diritto all’aborto legale e gratuito in un delitto contro l’umanità che, in un Paese autenticamente civile, dovrebbe essere duramente perseguito.
L’introduzione in Italia della pillola abortiva Ru486 (che moltiplicherà esponenzialmente i dati già sconvolgenti del ricorso all’aborto fra le adolescenti) rappresenta forse il definitivo compimento di un piano diabolico che ha avuto inizio più di trent’anni fa…