[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
Il santo di oggi nacque verso il 474 a Emesa, in Siria. Sappiamo che entrò in monastero da ragazzo e che aveva diciotto anni quando la sua comunità dovette darsi alla fuga a causa di un’incursione di briganti. Abramo seguì il suo maestro a Costantinopoli, dove i due ricostituirono il monastero. Col passare del tempo, Abramo scoprì la sua voglia di solitudine, ma era ormai così stimato da venire richiesto come abate a Cratia, in Bitinia.
Fu per obbedienza che accettò, anche se per i suoi ventisei anni la carica era troppo pesante. Resistette dieci anni, poi la smania divenne troppo forte e Abramo se ne scappò. Lo trovarono che faceva l’eremita in Palestina e i vescovi locali lo costrinsero a ritornare al suo monastero.
Era destino, infatti, che sulle sue spalle dovessero cadere incarichi sempre più gravosi.
Già: il Nostro fu acclamato vescovo di Cratia e, come prima, cercò di far fronte alla evidente volontà di Dio. Questa volta resistette tredici anni prima di scoppiare. Ancora una volta fuggì di nascosto. Trovò un monastero sperduto in una località chiamata Torre di Eudochia e, nei paraggi, si allocò in una cella.
Stranamente, questa volta si rassegnarono e non lo inseguirono. Potè così trascorrere la ventina d’anni seguente nella solitudine tanto bramata, venendo a morte verso il 558. Ora vorrei segnalarvi qualche buon libro natalizio. Cominciamo con Santi del Novecento, del compianto Alfredo Cattabiani (Rizzoli). Poi, José Borjés, Con Dio e per il Re. Diario di guerra a cura di F.M. Agnoli (Controcorrente). Infine, Antisemitismo di Eugenio Zolli (San Paolo).
Il Giornale 6 dicembre 2005