Il Borghese anno XX n. 11 Roma novembre 2020
di Giuseppe Brienza
Addio mia bella addio è una canzone del 1848 che cantavano i giovani volontari combattenti nelle guerre d’indipendenza italiane. Di molti di quei ragazzi restano oggi i teschi negli ossari di Custoza (Verona), di San Martino della Battaglia (Brescia) e di tanti altri luoghi sperduti e, per lo più, dimenticati, del nostro Paese.
Per cercare di comprendere veramente l’animo di quei giovani, l’Autore di questa encomiabile ricerca, un saggista esperto con una particolare predilezione per la storia militare, ci presenta una narrazione dal basso della loro storia personale, contestualizzata con la descrizione, basata sui documenti, delle vicende politico-militari che li hanno visti coinvolti.
In questo modo, ricorrendo anche alla corrispondenza e alle lettere scritto in punto di morte, Alberto Leoni porta a immedesimarsi nelle atmosfere, negli ideali e nei concreti uomini del tempo. Un tempo, come accennavamo, ormai quasi del tutto rimosso dal popolo italiano, sia a causa del secolo e mezzo di pomposa (e ideologica) retorica che l’ha reso inautentico sia della perdita generale della “memora collettiva” dell’opinione pubblica nazionale.
Le pagine di Addio mia bella addio, però, possono riuscire a riconquistare l’interesse alle cronache ottocentesche perché, con il vivace stile narrativo che gli è consueto,l’Autore ripercorre con il lettore i campi di battaglia di allora, camminando su quei colli, in quei vigneti, visitando le case che ancora oggi portano i segni delle cannonate [Leoni ne sa parecchio perché ha tradotto per le Edizioni Ares la storia del Risorgimento scritta dallo storico irlandese Patrick Keyes O’Clery (1849-1913) ed ha pubblicato, sempre con la stessa casa editrice, opere ben documentate come La «quarta» guerra mondiale: origine e cronache (2009), Il Paradiso devastato. Storia militare della campagna d’Italia (2012) e, infine, Storia delle guerre di religione. Dai catari ai totalitarismi (2018)].
Ripercorrendo quelle strade, salendo su quelle alture o visitando quelle cascine, a molti riuscirà probabilmente di varcare il cancello del Tempo, riappropriandosi di quel pezzo di storia e di quel passato che rimane indispensabile per capire l’identità e la storia italiana attuale.
Oltretutto Leoni ripropone alla memoria nomi e vicende di eroismo e sacrificio che, oltre alle strade, monumenti e piazze, meriterebbero ben altra attenzione da parte della scuola e della cultura nazionale. Come nel caso dei sacerdoti e mazziniani perseguitati e giustiziati in modo feroce dagli austriaci e passati alla storia comei martiri di Belfiore, uccisi appunto nel Mantovano il 7 dicembre 1852.
L’Autore di questo libro ha trascorso anni ripercorrendo passo dopo passo i luoghi “cruciali” del Risorgimento: da Magenta a Custoza, dalle strade delle Cinque Giornate di Milano al colle di Solferino. Certo, il dato di partenza per la sua lettura è cosa accadde (forze in campo, schieramenti, armi, tattiche), ma il suo lungo viaggio è orientato soprattutto a cercare il perché di quegli eventi. E le motivazioni dei tanti combattenti che in quegli scontri persero la vita.
Nelle “pagelle” di Leoni, Mazzini e Garibaldi esconopiuttosto malconci, così come i quadri dei generali piemontesi (è impietosa la disamina dei loro abbagli, ma Leoni indica anche figure da rivalutare come il generale Giuseppe Govone). Altro aspetto particolarmente suggestivo del libro è quello di dare voce agli sconfitti, ai cancellati dalla storia: è il caso di chi militò nell’esercito pontificio che, a dispetto della vulgata, prima di Porta Pia (1870) seppe combattere (e vincere) in modo brillante.
Al termine del racconto Leoni elogia il sacrificio di tanti uomini (in particolare dei volontari, molto numerosi nella Prima guerra d’Indipendenza), «eroi sconfittidi cui abbiamo quasi ascoltato il respiro affannoso durante la corsa di un attacco alla baionetta, che abbiamo risentito nostri nelle lettere e nei discorsi, e che sono il patrimonio morale di tutta la nazione. Senza di loro, senza il loro ricordo e il loro esempio di uomini che avrebbero potuto vivere una vita piena di successi e di agi e si sono invece giocati tutto per la libertà di una nazione, saremo tutti più poveri… La rinascita di una nazione dipende da ciascuno e da tutti» (p. 358)
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Alberto Leoni Addio mia bella addio. Battaglie & eroi (sconfitti) del Risorgimento Edizioni Ares Milano 2020 pp. 400 € 18