di Massimo Introvigne
Il 13 ottobre Papa Francesco ha rinnovato in Piazza San Pietro, di fronte a una grande folla, l’affidamento dell’umanità alla Madonna di Fatima, già compiuto dal beato Giovanni Paolo II (1920-2005) nel 1982 e 1984 rispondendo alle richieste stesse della Vergine, nel corso di un week-end dell’Anno della fede tutto dedicato alla devozione mariana. Il week-end è stato occasione per un’ampia riflessione sulla Vergine Maria.
Primo: ci sorprende. Francesco ha commentato l’episodio biblico di Naaman, e lo ha fatto con accenti simili a quelli usati da Benedetto XVI il 15 giugno 2011, quando propose una meditazione sulla sfida fra Elia e i profeti di Baal. Protagonista del brano commentato da Francesco non è Elia, ma il suo discepolo diretto Eliseo. Anche lui, come Elia e a differenza dei sacerdoti pagani del tempo, non fa nessuna magia, nulla di spettacolare.
Quando Naaman si ammala di lebbra, Eliseo «non compie riti magici, né gli chiede cose straordinarie, ma solo di fidarsi di Dio e di immergersi nell’acqua del fiume; non però dei grandi fiumi di Damasco, ma del piccolo fiume Giordano». Naaman, confrontando la semplicità di Eliseo con gli elaborati rituali dei sacerdoti pagani, si stupisce: «che Dio può essere quello che chiede qualcosa di così semplice? Vuole tornare indietro, ma poi fa il passo, si immerge nel Giordano e subito guarisce».
A differenza dei falsi profeti che con grande strepito ci portano ad adorare gli idoli, Dio «è proprio nella povertà, nella debolezza, nell’umiltà che si manifesta». Così avviene con la Vergine Maria: «Dio ci sorprende sempre, rompe i nostri schemi, mette in crisi i nostri progetti, e ci dice: fidati di me, non avere paura, lasciati sorprendere, esci da te stesso e seguimi!». E ognuno di noi può chiedersi: «Mi lascio sorprendere da Dio, come ha fatto Maria, o mi chiudo nelle mie sicurezze, sicurezze materiali, sicurezze intellettuali, sicurezze ideologiche, sicurezze dei miei progetti? Lascio veramente entrare Dio nella mia vita? Come gli rispondo?».
Secondo: Dio ci chiede fedeltà, ci chiede memoria. San Paolo chiede a Timoteo: «ricordati di Gesù Cristo, se con Lui perseveriamo, con Lui anche regneremo» (cfr 2 Tm 2,8-13). Ecco il secondo aspetto che scorgiamo nel volto di Maria: «ricordarsi sempre di Cristo, la memoria di Gesù Cristo, e questo è perseverare nella fede; Dio ci sorprende con il suo amore, ma chiede fedeltà nel seguirlo». Oggi c’è molta carenza di fedeltà, ha detto il Papa, anche «nelle scelte fondamentali, come quella del matrimonio.
La difficoltà di essere costanti, di essere fedeli alle decisioni prese, agli impegni assunti. Spesso è facile dire “sì”, ma poi non si riesce a ripetere questo “sì” ogni giorno. Non si riesce ad essere fedeli». Maria, sempre fedele nelle piccole cose e nelle grandi, ci chiede di domandarci: «sono un cristiano “a singhiozzo”, o sono un cristiano sempre? La cultura del provvisorio, del relativo entra anche nel vivere la fede» e «uccide», ha affermato Francesco.
Terzo: se però siamo fedeli a Dio, Egli si rivela come la nostra forza. Se capiamo che tutto è dono di Dio, nulla ci può turbare. Dio però apprezza il nostro ringraziamento. Ma oggi è difficile dire grazie a Dio perché sta venendo meno anche l’elementare buona educazione, che per il Papa è tanto importante. «Quante volte ci diciamo grazie in famiglia? È una delle parole chiave della convivenza. “Permesso”, “scusa”, “grazie”: se in una famiglia si dicono queste tre parole, la famiglia va avanti».
Il week-end dell’Anno della Fede dedicato alla Madonna era iniziato il 12 ottobre 2013 con un incontro – imprevisto e fuori programma, come ha spiegato il Pontefice – tra il Papa e i partecipanti al seminario sul venticinquesimo anniversario della lettera apostolica del beato Giovanni Paolo II «Mulieris dignitatem», del 15 agosto 1988. Francesco aveva già ricordato la straordinaria importanza di questo documento altre volte, e ha tenuto a tornarci sottolineando la nozione, tipica del beato Giovanni Paolo II, dello «speciale affidamento dell’essere umano alla donna». «Tante cose possono cambiare e sono cambiate nell’evoluzione culturale e sociale – ha detto il Papa -, ma rimane il fatto che è la donna che concepisce, porta in grembo e partorisce i figli degli uomini. E questo non è semplicemente un dato biologico, ma comporta una ricchezza di implicazioni», che appunto Papa Wojtyla riassumeva nella nozione di «affidamento».
Ci sono però, ha detto Francesco, due pericoli da evitare: il primo, «ridurre la maternità ad un ruolo sociale», confinando la donna nel suo solo compito, pure importantissimo, di madre ed evitando di valorizzarla nella vita economica, culturale, politica ed ecclesiale, riducendola a meri ruoli di servizio; il secondo, «promuovere una specie di emancipazione che, per occupare gli spazi sottratti dal maschile, abbandona il femminile». La differenza sessuale non è una prigione, è una ricchezza. E il modo di mantenere questo equilibrio, che evita sia il maschilismo sia il femminismo, è guardare alla «grande donna», la Madonna.
Chi sia la Madonna è stato ulteriormente approfondito nel corso della veglia mariana in Piazza San Pietro di sabato 12 ottobre, di fronte alla statua della Vergine giunta da Fatima – e già venerata privatamente anche dal Papa emerito Benedetto XVI – e a oltre centomila persone. Papa Francesco ha anzitutto fatto allusione a una sua devozione particolare di cui molti giornalisti avevano parlato, e che aveva sollevato in vasto interesse, quella alla «Madonna che scioglie i nodi», raffigurata in un quadro che si trova nella chiesa di Sankt Peter am Perlach ad Augsburg (Augusta), in Baviera.
Il Papa ha ricordato che lo stesso Vaticano II, nella Costituzione dogmatica «Lumen gentium» afferma che «la fede di Maria scioglie il nodo del peccato». E in realtà le origini della devozione sono ancora più antiche: i Padri conciliari «hanno ripreso un’espressione di sant’Ireneo» (130-202), il quale scriveva: «Il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva aveva legato con la sua incredulità, la vergine Maria l’ha sciolto con la sua fede».
Ecco di che nodi si tratta: «il “nodo” della disobbedienza, il “nodo” dell’incredulità. Quando un bambino disobbedisce alla mamma o al papà, potremmo dire che si forma un piccolo “nodo”». Succede lo stesso nella nostra relazione con Dio. Quando gli disubbidiamo, «si forma come un nodo nella nostra interiorità. E questi nodi ci tolgono la pace e la serenità. Sono pericolosi, perché da più nodi può venire un groviglio, che è sempre più doloroso e sempre più difficile da sciogliere».
Per sciogliere questi nodi, la misericordia di Dio ha affidato un ruolo speciale a Maria, «che con il suo “sì” ha aperto la porta a Dio per sciogliere il nodo dell’antica disobbedienza», e che oggi «con pazienza e tenerezza ci porta a Dio perché Egli sciolga i nodi della nostra anima con la sua misericordia». Non c’è nodo che Maria non possa aiutarci a sciogliere.
Il popolo cristiano lo sa, ha aggiunto Francesco nel videomessaggio inviato alle veglie di preghiera al Santuario del Divino Amore e in altri dieci santuari mariani del mondo. Sente su di sé lo sguardo di Maria, uno sguardo dolcissimo ma anche esigente, il quale vuole e chiede «che non siamo cristiani “di vetrina”, ma che sanno “sporcarsi le mani” per costruire con il suo Figlio Gesù, il suo Regno».
Una seconda caratteristica della Madonna sottolineata nella veglia di Piazza San Pietro è che, grazie al suo sì, in lei il Verbo si è fatto carne. Questo naturalmente è avvenuto, ha precisato Francesco, «in modo unico» e irripetibile. Ma, in senso analogico e metaforico, possiamo dire che «quando accogliamo la Parola di Dio» e la osserviamo succede «come se Dio prendesse carne in noi, Egli viene ad abitare in noi, perché prende dimora in coloro che lo amano e osservano la sua Parola. Non è facile capire questo, ma, sì, è facile sentirlo nel cuore».
Il terzo aspetto che il Papa ha voluto sottolineare nella veglia è «la fede di Maria come cammino»: ancora la «Lumen gentium» afferma che Maria «ha camminato nel pellegrinaggio della fede». «Cammino» significa, molto semplicemente, seguire Gesù. «Progredire nella fede, avanzare in questo pellegrinaggio spirituale che è la fede, non è altro che seguire Gesù; ascoltarlo, lasciarsi guidare dalle sue parole; vedere come Lui si comporta e mettere i nostri piedi nelle sue orme, avere i suoi stessi sentimenti e atteggiamenti».
Questo implica «umiltà, misericordia, vicinanza, ma anche fermo rifiuto dell’ipocrisia, della doppiezza, dell’idolatria». Seguire Gesù, come ha fatto Maria, comporta molti dolori: ma finalmente è la più grande esperienza di gioia che ci sia dato vivere su questa Terra. Maria è «la Madre della gioia», e ci guida alla gioia.