Il doppio gioco dei comunisti arruolati come 007
di Francesco Sorti
I servizi segreti Usa, infiltrati dagli agenti di Pci e Psi, che mettono a disposizione dei “compagni” i loro ponti radio. E i comunisti che ringraziano, trasmettendo solo messaggi “in chiaro” . Su tutto, i vertici della sinistra (Togliatti e Nenni in testa) che stringono patti con l’Oss, l’”antenato” della Cia, e lasciano che i loro militanti entrino nei ranghi degli 007 americani.
Fantapolitica del passato? Tutt’altro: sono solo alcune delle rivelazioni contenute in un libro destinato a scardinare molte verità, finora indiscusse, sulla Resistenza. Il volume s’intitola “Al tempo che Berta filava. Alleati e patrioti sulla linea Gotica“. L’autore è Giorgio Petracci, docente universitario di storia dell’Europa orientale a Firenze e Udine, che ha passato tre lunghi anni a caccia dio documenti nei National Archives di Washington. I risultati della sua ricerca rischiano di sfatare anzitutto un dogma della storia della Liberazione: quello secondo cui i servizi americani di intelligence non avrebbero mai avuto rapporti con esponenti comunisti e socialisti. Un dato storico che Petracchi, carte alla mano, ritiene di aver capovolto.
Al centro del complesso intreccio tra i servizi Usa e la sinistra italiana c’è la figura quasi diabolica di Irving Goff, un ufficiale americano già volontario nella guerra civile spagnola al fianco dei repubblicani e comunista militante. Goff propose all’allora capo dell’Oss, William Donovan, di organizzare una rete di agenti formata da uomini dei partiti di sinistra. Il progetto venne effettivamente realizzato e la rete al comando di Goff venne scherzosamente battezzata “Chain Goff” (“catena Goff”) o “la nostra sezione comunista”.
Ironia a parte, il lavoro degli agenti di Goff è stato minuziosamente ricostruito da Petracchi sulla base dei rapporti americani risalenti all’aprile 1945. Goff alla fine incappò in guai seri, sospettato di implicazioni con la politica comunista nel Nord Italia. Il dubbio era gravissimo: la catena formata dal veterano della guerra di Spagna era sospettata addirittura di aver rivolto le sue “attenzioni” all’Oss, cercando di infiltrarlo per conto dei comunisti. I quali sarebbero insomma passati da controllati a controllori.
Ma altre sorprendenti esempi di “incesti” politico-spionistici vengono dalle carte del Kgb riportate alla luce da alcuni colleghi americani di Petracchi. Lo studioso italiano vi ha trovato le tracce di un piano dei sovietici per infiltrarsi nell’Oss, usando aderenti del partito comunista Usa. E la sorpresa è che allo scopo si sarebbe prestato lo stesso Goff, dopo aver ottenuto il permesso di “arruolare” militanti comunisti e socialisti per espandere la rete informativa dell’Oss. Non è finita: a questo punto l’ufficiale americano negoziò un accordo supersegreto con Eugenio reale del Pci e Pietro Nenni del Psi. Il patto prevedeva che comunisti e socialisti consentissero ai loro militanti più esperti di entrare nelle fila dell’Oss.
La contropartita? A Pci e Psi sarebbe stato permesso di usare ponti radio del servizio segreto a stelle e strisce per comunicare con i loro centri operativi nel Nord Italia. Un do ut des in piena regola, in ossequio alla politica roosveltiana della Grande Alleanza. Così, a partire dal giugno 1944, secondo le carte del National Archives, Irving Goff ebbe a disposizione quindici agenti e dieci radio operatori. I militanti della falce e martello avrebbero usato i ponti radio, però solo a patto che i messaggi fossero sempre trasmessi “in chiaro”, senza entrare in contrasto con la politica alleata (anzi previa autorizzazione) e addirittura dietro la promessa di fornire agli americani copie da archiviare di ogni comunicato.
L’assenso – seppure solo verbale – al “baratto” era stato dato in persona da Robert Koch, il capo operazioni dell’Oss. Goff da parte sua riuscì a mettere in piedi una rete di 35 elementi, in maggioranza comunisti, dapprima addestrati a Brindisi e poi inviati al Nord. Il marchingegno saltò nel gennaio 1945, quando vennero a galla i sospetti su Goff e scattò l’inchiesta. del resto gli indizi erano preoccupanti: alcuni agenti, più fedeli ai partigiani di Tito che all’Oss, stavano favorendo l’espansione degli Jugoslavi in Venezia Giulia. Petracchi non nega che restano ancora molti interrogativi: che ruolo ebbero successivamente gli italiani assoldati dall’Oss nella politica di Pci e Psi? Soprattutto: dopo la guerra il Pci scese ancora a patti con i servizi Usa?