Il candidato della destra che il 28 ottobre ha conseguito un’ampia vittoria al ballottaggio, ha nominato ieri quattro giovani donne nell’Equipe de Transição alla quale demanda il rinnovamento totale dell’impianto politico-istituzionale del Paese
di Giuseppe Brienza
Il vincitore alle ultime presidenziali in Brasile, l’ex capitano dell’esercito Jair Messias Bolsonaro, si sta sbarazzando alla svelta di chi ha provato a precipitare lo Stato nel caos, come in Venezuela. Il 38° Presidente della Repubblica sta velocemente avvicendando le figure-chiave al vertice dell’Amministrazione federale che, per intenderci, negli ultimi quattordici anni di governo socialista del Partito dei Lavoratori (PT) hanno provocato immensi danni al Paese.
Il giudice brasiliano che ha condannato a 9 anni e mezzo di carcere per corruzione l’ex Presidente del PT Lula da Silva, Sergio Moro, è stato immediatamente assunto come ministro della Giustizia e, ieri, Bolsonaro ha annunciato anche la nomina di quattro giovani donne nell’ambito della Task Force (“Equipe de Transição”) alla quale demanda il rinnovamento totale dell’impianto politico-istituzionale. Si tratta dell’economista Clarissa Costalonga e Gandour, dell’ingegnere ambientale Liane de Moura Fernandes, dell’Ufficiale del Corpo dei Vigili del fuoco Márcia Amarílio e del Tenente dell’esercito Sílvia Nobre Waiãpi.
Nell’ottica di ridare alle Forze Armate e di Polizia il rispetto e la valorizzazione pubblica e giuridica che meritano (non è un caso che tre su quattro delle nuove cariche al femminile provengano dai ranghi del mondo militare), il neo-presidente ha dato segnali forti anche sui temi dell’ordine pubblico e della sicurezza. Tra l’altro, come ben sappiamo, rilasciando dichiarazioni di fuoco a proposito dell’estradizione del leader dei “Proletari Armati per il Comunismo” Cesare Battisti.
“Abbiamo già molti banditi in Brasile, ora portate via questo criminale”, ha detto Bolsonaro il 6 novembre come hanno riportato i redattori della rivista “Comunità Italiana”, presenti ad un incontro per i 25 anni della testata italo-brasiliana. L’ex terrorista, ha aggiunto il presidente, “è stato protetto dai governi di sinistra, ma questo non si ripeterà. Sappiamo quanto questo caso sia stato duro per l’Italia”. L’Alta Corte nazionale, quindi, sta accelerando su input del Capo di Stato le procedure per la riconsegna di Battisti alle autorità di pubblica sicurezza italiane.
I Cattolici brasiliani, poi, che hanno contribuito notevolmente ad eleggere Bolsonaro, ora gli stanno chiedendo fra l’altro provvedimenti cardine per moralizzare la società. Quindi abolire nelle scuole pubbliche l’ideologia gender, che sta corrompendo tanti giovani, rifiutare il “matrimonio” omosessuale, sulla scia del quale la lobby LGBT è riuscita a imporre l’accusa di “omofobia”, reintrodurre la punibilità dell’aborto e, infine, estinguere qualsiasi legge di tipo espropriativo o di riforma agraria nel solco del socialismo latinoamericano. Su tutto, però, risalta la raccomandazione rivolta al nuovo presidente.
Quella, cioè, di non dimenticare mai la minaccia-previsione dell’ex ministro e avvocato socialista, condannato a 11 anni e tre mesi per corruzione, José Dirceu: “È solo questione di tempo prima che il PT riprenda il potere!”. Bolsonaro, quindi, farebbe bene a non abbassare in nessun momento della sua presidenza la guardia, perché i seguaci dell’ex presidente Lula e del PT conservano ancora influenti posizioni nell’apparato pubblico. Uomo avvisato, mezzo salvato!