di padre Paolo M. Siano, FI
(seconda parte)
Presento anzitutto il pensiero di alcuni massoni francesi che possiamo compendiare in 3 tesi fondamentali.
A) Finito il Concilio, Jacques Mitterand, membro del laicista Grand Orient de France (GOdF), non ha dubbi che il Vaticano II sia effettivamente un Concilio cattolico: la Chiesa conciliare è sempre la Chiesa di Roma, fedele ai suoi dogmi. Mitterand, curiosamente e paradossalmente, sostiene l’ermeneutica della continuità, sebbene questa non gli piaccia così come non gli piace, fino a odiarla, la Chiesa Romana e i suoi dogmi.
B) Mentre il Concilio è in corso, un altro massone, Yves Marsaudon, membro della Grande Loge de France – GLDF (poi passato alla regolare, tradizionale e filo-inglese Grande Loge Nationale Francaise – GLNF), presenta il Vaticano II come una «Rivoluzione» voluta da Giovanni XXIII e da Paolo VI che è partita dalle logge massoniche… Lo spirito del Concilio non sarebbe altro che lo spirito della Massoneria (secondo Marsaudon)! Dunque, ermeneutica della discontinuità.
C) Nel postconcilio, Jean Tourniac (GLNF) parla con grande benevolenza della Chiesa, del Cristianesimo, della liturgia medievale; mostra grande apprezzamento per il magistero di Paolo VI e di Giovanni Paolo II… Tourniac sembra rigettare sia il tradizionalismo che il progressismo postconciliari… In realtà il suo “equilibrio” non è ispirato affatto al Dogma cattolico, quanto piuttosto all’esoterismo (intessuto di elementi induisti ed islamici) del massone Rene Guénon che insegna il superamento e l’unione degli opposti… In effetti Tourniac insegna la conciliazione tra Massoneria e Chiesa in senso alchemico e massonico.
3.1. Jacques Mitterand (GOdF)
Nel 1973 le Editions Roblot di Parigi, pubblicano La politique des Francs-Magons di Jacques Mitterand, massone del Grand Oriente France (GOdF) dal 1933, e Gran Maestro (GM) del GodF nel 1962-1964 e 1969-1971 (135). Sia in quanto dirigente del GOdF che membro dell’Assemblèe de l’Union Frangaise e del Conseil mondial de la Paix, Mitterand ha visitato Africa francofona, Europa, Cina, Sud-Est asiatico, India, Ceylon, America del Sud, URSS…(136) Mitterand è repubblicano progressista, figlio, fratello e padre di massoni del GOdF! Come repubblicano e massone egli sostiene «la laìcité »! (137)
L’ex GM Jacques Mitterand sa bene che agli occhi dei cattolici “integristi”, l’esaltazione massonica della ragione libera è la ripetizione della colpa di «Lucifer»…(138)
Molto interessante il capitolo Humanisme, concile et Franc-Maconnerie (139).
Mitterand elogia l’umanesimo rinascimentale, ossia il mettere l’uomo al posto di Dio… Mitterand sa bene che tale è il peccato di «Lucifer» e proprio questo è rimproverato dai cattolici ai massoni. Ma Mitterand non se ne dimostra dispiaciuto… Condivide il «péché de Lucifer» (140).
Mitterand contesta il passato pre-conciliare della Chiesa ed elogia Papa Giovanni XXIII come uomo del dialogo (141).
L’ex Gran Maestro Mitterand si chiede se l’ecumenismo promosso dalla Chiesa Romana (al Conc.Vat.ll) sia solo un’alleanza tra le religioni per fare fronte collettivo contro l’ateismo ed il comunismo, oppure la Chiesa intenda rompere col suo passato e promuovere una politica progressista fondata sull’umanesimo («humanisme»). Mitterand afferma che i “turiferari” del Concilio e i cristiani liberali («les thuriféraires du concile et le chrétiens libéraux») si sforzano di accreditare la seconda tesi (ossia ecumenismo=progressismo umanista).
Ma Mitterand non ne è convinto. Esaminando il testo conciliare (non dice quale), Mitterand si rende conto che il Papa non intende rinunciare al suo Primato assoluto di giurisdizione e nemmeno all’infallibilità (142). I fedeli tutti devono pertanto esser sottomessi al Papa. E questo, ovviamente, non piace ai Massoni e nemmeno al già Gran Maestro Jacques Mitterand.
Mitterand spiega che dal punto di vista massonico la religione è un affare privato del singolo individuo. Lo Stato non deve occuparsene. Pertanto agnosticismo ed ateismo hanno pari diritto di espressione. Mitterand chiama tale neutralità dello Stato: «la laìcité» (143).
Mentre vari “tradizionalisti” si scagliano contro il Concilio Vaticano II in quanto tale e, in particolare contro la Dichiarazione sulla libertà religiosa (De Dignitatis Humanae), il massone Mitterand afferma che la Chiesa è rimasta fedele a se stessa, anche in quel documento.
Mitterand vede in quella dichiarazione una mossa difensiva della Chiesa: nei Paesi in cui essa è minoritaria, ecco che rivendica libertà per la religione; nei Paesi in cui non è “forte”, la Chiesa desidera un particolare riconoscimento giuridico. E oltre alle varie affermazioni di ecumenismo e tolleranza, nella suddetta dichiarazione, Mitterand trova espressioni chiare circa l’autocoscienza della Chiesa di Roma, di essere vera Chiesa di Cristo e Maestra di Verità!
Mitterand è furioso, al riguardo: Chiesa quale maestra di verità? Il massone, laicista, non sopporta che la Chiesa si presenti maestra di verità! Secondo Mitterand, non può esserci dialogo se la Chiesa di Roma si pone su una posizione di superiorità dinanzi agli altri interlocutori. Mitterand accusa la Chiesa di voler imporre i suoi dogmi…(144)
Dunque Mitterand non è per la Chiesa del Concilio. Per Mitterand, il Concilio Vaticano II non ha realizzato le speranze umaniste tanto care ai Massoni e agli altri laicisti…(145)
In questo, Mitterand è stato più realista dei vari teologi progressisti del post-concilio. La Chiesa del Concilio Vaticano II è la Chiesa Cattolica! I progressisti, purtroppo con largo successo, hanno lavorato dopo il Concilio a diffondere ermeneutiche conciliari in sintonia con l’umanesimo massonico.
Mitterand condanna l’azione dell’ex Sant’Uffizio presieduto dal Card. Ottaviani. Mitterand lamenta che le opere di Teilhard De Chardin siano state messe all’Indice dei Libri Proibiti e vietate nei Seminari!..(146)
Mitterand critica negativamente:
1) che Paolo VI (giugno 1968) abbia annunziato il ritrovamento delle ossa di San Pietro sotto la Basilica Vaticana. Secondo Mitterand ciò sarebbe (come già nel caso Galileo Galilei) l’intromissione della teologia negli affari della scienza; 2) che Paolo VI abbia pronunciato il suo Credo contro il Catechismo Olandese; 3) che Paolo VI abbia pubblicato l’enciclica Humanae vitae contro la contraccezione. Nonostante l’avviso contrario del Cardinale Suenens e della commissione di studio nominata dal Papa, Paolo VI decide di pubblicare l’Humanae vitae. Mitterand è dalla parte di Suenens, contro l’Humanae vitae (dunque prò-contraccezione) (147).
Mitterand afferma che la Chiesa, col Concilio, e sotto il segno dell’aggiornamento, ha fatto qualche concessione, ma non ha intrapreso la via dell’umanesimo (148) (cioè di quello massonico).
Nella Chiesa, tra vescovi, preti e laici, vi sono voci di contestazione contro l’autorità pontificia, ad esempio in materia di celibato sacerdotale e regolamentazione delle nascite (149).
Mitterand afferma che integristi come il Cardinal Ottaviani, sono nemici irriducibili di ogni libertà, di ogni liberazione umana… Mitterand afferma che nella Chiesa vi sono cattolici che soffrono a causa di tali integristi. Quei cattolici vogliono il rinnovamento della Chiesa, in senso più spinto dei testi conciliari…(150) Mitterand afferma che i massoni sono pronti ad aiutare tali cattolici, uomini e donne, nella lotta contro l’orrore atomico, contro il colonialismo, contro la miseria e contro la prostituzione del pensiero (151) (riferimento “velato” all’obbedienza della fede).
Il fatto che dopo la liberazione dai campi staliniani della morte, in URSS, vi sia stato un rifiorire religioso, il fatto che scrittori e pensatori oppressi dal regime sovietico guardino verso Dio, è per il massone Mitterand segno di rifugio passivo in Dio, segno di alienazione religiosa…(152) Dunque, il cercar rifugio in Dio, non piace al massone umanista Jacques Mitterand!
Mitterand afferma che la Massoneria libera e riunisce gli uomini, mentre dogmi e religioni li dividono e li sottomettono. Mitterand afferma che meritano rispetto e dignità un prete che lascia la Chiesa ed un credente che abbandona il dogma. Al contrario – afferma Mitterand – il massone che lascia la Massoneria, è un impotente che rinuncia alla vita…(154)
La logica superbamente massonica di Mitterand si mostra anche in quest’altro asserto: quando un regime politico combatte le empietà di una chiesa, quel regime è democratico: quando un regime politico combatte o proibisce la Massoneria, quel regime è tirannico.. (155)
Mitterand approva lo spirito contestatario della gioventù dell’epoca («le juste esprit contestataire de la jeunesse») e afferma che la loggia massonica resta la cittadella del libero pensiero («la loge demeure la citadelle de la libertà de pensée»). Mitterand afferma che a differenza delle religioni, la Massoneria insegna a ben vivere, a godere delle gioie della luce, dello spirito (ma quale?), a cercare la via della felicità…(156)
3.2. Il barone Yves Marsaudon: massone “33”, Cavaliere di Malta157, “cristiano”.
Nel 1964, les Editions Vitiano, pubblicano il libro L’OEcuménisme vu par un Franc-Macon de Tradition, di Yves Marsaudon 33o, alto dignitario del Supremo Consiglio del RSAA per la Francia, con la prefazione di Charles Riandey 33o, Sovrano Gran Commendatore del medesimo Supremo Consiglio. Rianday contesta il materialismo dilagante ed auspica un nuovo umanesimo fondato sull’esoterismo e sull’ermetismo massonico. Riandey cita con entusiasmo Teilhard De Chardin ed Ermete Trismegisto (158) Riandey spiega che l’iniziazione massonica guida verso la Conoscenza ossia verso l’identificazione dell’essere con la Potenza universale…(159)
Dopo la prefazione di Riandey 33o, segue la nota dell’editore (Jean Vitiano) che presenta una breve biografia di Yves Marie Antoine, barone Marsaudon.
Nasce il 13 febbraio 1899, educato nella religione cattolica, entra nella marina mercantile, dirige per 20 anni una grande compagnia di navigazione (160). Nel 1926 Marsaudon entra, nella loggia La République (Grande Loge de France) il cui Venerabile è Pierre Valude, all’epoca Ministro della Marina Mercantile. Marsaudon parte per il Sud-America, dove all’età di 27 anni, controlla l’insième delle compagnie francesi di navigazione.
Frequenta varie logge massoniche (locali o dipendenti dalla Massoneria americana o tedesca) in Uruguay, Brasile, Cile. Nel 1932 rientra a Parigi e in pochi anni riceve il 33o ed ultimo grado del Rito Scozzese Antico e Accettato. A 37 anni d’età, Marsaudon entra a far parte del Supremo Consiglio RSAA diretto da Charles Riandey 33o. Con Marsaudon 33o entrano nel Supremo Consiglio “33” anche il conte Maximilien Foy e Marcel Cauwel, tutti e tre (Marsaudon incluso) discepoli del Grande Iniziato che fu Oswald Wirth («comme lui, disciples du Grand Initié que fut Oswald wirth»). Nel 1964 Marsaudon è Ministro di Stato del Supremo Consiglio RSAA ancora al fianco di Riandey (161)
In materia filosofica, Marsaudon è molto liberale. Riceve l’incarico di Ministro Plenipotenziario dal Gran Maestro dell’Ordine Sovrano di Malta e poi ottiene dal Governo francese il riconoscimento ufficiale della Delegazione dell’Ordine di Malta in Francia. Marsaudon è attaccato sotto il pontificato di Pio XII dal partito “integrista” della Curia Romana («le clan integriste romain») e perciò rassegna le dimissioni da Ministro Plenipotenziario dell’Ordine ma subito si vede attribuita la carica di Ministro Emerito, e nel 1964 (anno in cui è pubblicato quel libro) egli è l’unico Cavaliere di Malta investito di quella carica .
Il Gran Magistero dell’Ordine di Malta, che ebbe a lottare contro il Cardinal Canali, non abbandonò mai il Marsaudon che continuava a rendere i suoi servigi diplomatici e ospedalieri (163).
Vitiano scrive che Marsaudon, come anche Riandey, è convinto che solo la Massoneria può risolvere i problemi dell’uomo e che malgrado le buone volontà, né le chiese organizzate e né i partiti e nemmeno la gioventù anarchica possono riuscirvi (164).
Espongo ora il pensiero di Marsaudon contenuto in quel libro.
Marsaudon ama definirsi massone di Tradizione. Egli considera il Concilio Vaticano II uno dei grandi eventi della sua (e nostra) epoca (165). L’universalismo massonico si pone al di là delle strettezze nazionali e dogmatiche per unire tutti gli uomini… Il massone di Tradizione (non si tratta della Tradizione Cattolica!) è interessato all’ecumenismo poiché esso mira all’unità dei cristiani, e ciò preparerebbe all’obiettivo supremo della Massoneria, ossia l’unità di tutti gli uomini…(166)
Considerando gli sforzi di pace del Cardinal Bea verso gli Ebrei e l’ecumenismo crescente verso i cristiani non cattolici, Marsaudon afferma che al Concilio Vaticano II i Vescovi sembrano dirigersi verso un sempre più vasto universalismo… L’Autore osserva che il vescovo messicano Mendez Arceo è preoccupato della situazione della Massoneria dinanzi alla Chiesa Romana. Circa il gesto di Mons. Mendez Arceo, Marsaudon dice che non bisogna dargli un peso eccessivo, tuttavia esso è un segno dei tempi… (167)
L’Autore afferma che la Massoneria non scomunica nessuno, ma accoglie tutti gli uomini di buona volontà giudicati degni di esser ammessi… Pertanto la Massoneria non può ignorare il Concilio Vaticano II…(168)
Marsaudon osserva che sebbene esistano nel mondo cattolico degli “isolotti” di pensiero legati ai tempi dell’Inquisizione, questi saranno sommersi dalla marea crescente dell’ecumenismo e del liberalismo di cui una delle conseguenze più tangibili sarà l’abbattimento delle barriere spirituali che separano gli uomini… Marsaudon auspica la riuscita della “rivoluzione” apportata da Giovanni XXIII («la réussite de la “Révoiution” de Jean XIII») (169).
Marsaudon scrive che, dopo la morte, Papa Giovanni XXIII è stato rimpianto con dolore dal Gran Maestro della Grande Loge de France, Louis Doignon, dal Gran Maestro della Grande Loge Nationale Francaise, dal Segretario Generale del Partito Comunista di Francia, Jacques Duclos, e poi dal Gran Rabbino di Francia Kaplan e dal Pastore Boegner (170).
Marsaudon spiega l’affinità tra pensiero massonico e pensiero teilhardiano: «La connaissance, les philosophies et les métaphysiques se rapprochent. Entre la formule du Grand Architecte de l’Univers et le point Omèga de Teilhard de Chardin on discerne mal ce qui pourrait empécher les hommes qui pensent de s’entendre. A l’heure actuelle, Teilhard de Chardin est certainement l’auteur le plus lu, a la fois dans les loges et dans les séminaires» (171).
Marsaudon prende atto della scristianizzazione attuale e propone alla Chiesa Romana, come unica difesa e sopravvivenza, l’Unità: non un’unità disciplinare e dogmatica bensì un’unità nella mutua comprensione e carità…(172) Da abile relativista Marsaudon oppone la carità e la tolleranza («Tolérance») al dogma…
Marsaudon cerca di convincere il lettore che la Chiesa sia prigioniera di testi dogmatici… L’Autore fa il caso del divorziato risposato: non può essere ammesso ai Sacramenti e morirà senza assoluzione a meno che non rinneghi la donna che ama, la madre dei suoi figli…(173)
Marsaudon fa leva sulle “sofferenze spirituali” dei divorziati risposati per dimostrare la presunta intransigenza dogmatica ed inumana della Chiesa Romana la quale col suo atteggiamento – secondo Marsaudon – non può che favorire l’indisciplina… Il rifiuto del divorzio (da parte della Chiesa Romana) porta – secondo Marsaudon – alla diffusione dell’adulterio… (174)
Marsaudon vuoi esser fedele al compito ecumenico e perciò rammenta che tutte le Chiese protestanti, eccetto quella anglicana (siamo nel 1964) accettano che i divorziati possano risposarsi. Anche la Chiesa ortodossa ammette tre matrimoni successivi nell’ipotesi del divorzio.
Ancora influenzato da deleterio sentimentalismo, Marsaudon osserva che egli conosce coppie felici di divorziati risposati che, da credenti, hanno seguito un rito diverso da quello Romano per vedere riconosciuta la loro nuova unione…(175)
Marsaudon considera anche la questione del Primato Pontificio («la Primauté Pontificale») come pietra d’inciampo per l’unità di cristiani…(176)
Come per Andre Gide (citato) (177), anche per Marsaudon ciò che conta non è l’essere cattolico o protestante, ma è l’essere cristiano, semplicemente… Marsaudon sorride dinanzi a certe affermazioni dogmatiche, ad esempio sulla nozione dell’inferno («la notion de l’enfer par exemple»)…178 Secondo lui, per i non credenti (e qui, cita a sproposito un brano di sant’lgnazio d’Antiochia) è meglio esser cristiani senza dirlo che dirlo senza esserlo (179).
Sembra proprio che Marsaudon 33o teorizzi il cristianesimo anonimo di rahneriana memoria.
A proposito della teoria teilhardiana del Punto Omega, Marsaudon parla di «rélativisme méthaphysique» che – riconosce il barone massone – è ovviamente molto lontano dai dogmi (180).
Marsaudon ha simpatia (essendone membro) della Chiesa Ortodossa di Francia, la quale non accetta(va) i dogmi dell’Immacolata Concezione, e dell’infallibilità pontificia in materia di fede e morale (181). Marsaudon mostra di non esser molto mariano e di non condividere né il dogma dell’Immacolata Concezione e né la dottrina della mediazione mariana (182). Come già per sant’lgnazio, ora Marsaudon cita a sproposito anche le parole di Mons. Roncalli il quale disse che la Madonna restò nell’ombra durante il ministero terreno di Gesù…(183)
Nelle Conclusions Marsaudon osserva che la Chiesa Romana si è evoluta nelle forme esteriori e i preti cercano di fondersi nella società moderna, ad esempio, facendosi accettare anche negli ambienti operai. Inoltre nozioni un po’ sempliciste – dice Marsaudon -, come quelle sull’inferno («l’enfer»), si attenuano…(184)
In queste “trasformazioni” che nota in campo cattolico – in cui però rimangono ancora dogmi! – Marsaudon scorge l’influsso protestante, già in atto nel movimento e nelle idee ecumeniche (185).
L’Autore con sottile ironia scrive che il Segretario del Sant’Uffizio versava qualche lacrima sull’integralismo ormai ridotto all’impotenza (186).
Marsaudon spiega che sin dall’inizio della seconda sessione del Concilio Vaticano II, con maggioranza imponente si sono affermate idee che vanno nella linea di Giovanni XXIII e ciò ovviamente – nota l’Autore – dispiace ad alcuni tradizionalisti («a quel ques traditionnalistes») fissati nelle discipline del passato…
Marsaudon parla di un vescovo sudamericano che al Concilio si è impegnato per il matrimonio ai diaconi, appoggiato in questo da Padri conciliari francesi, belgi, olandesi. Marsaudon aggiunge che la semplificazione della celebrazione della Messa, l’omelia obbligatoria, la proclamazione del Vangelo nella lingua nazionale condurrebbero la Chiesa verso le sue origini evangeliche. Con entusiasmo, Marsaudon osserva che al Concilio, nonostante una minoranza più papista del Papa («a part une minorité infime plus papiste que le Pape») si manifesta progressivamente lo spirito della collegialità (187).
L’Autore strumentalizza frasi e atteggiamenti di Giovanni XXIII a cui sa abilmente mescolare citazioni evangeliche; in tal modo gli è facile far passare il Concilio Vaticano II (allora in corso) e le intenzioni di Papa Roncalli, come una vera e propria rivoluzione («”La révolution de Jean XXIII”»), un evento che rompe col passato e con quella tradizione che attingerebbe – secondo Marsaudon – dal Medioevo, dalla superstizione e dall’Inquisizione…(188)
Secondo Marsaudon gli isolotti integralisti sono a Roma e anche negli USA e in Spagna. Marsaudon attacca il Cardinal Ottaviani, capo degli “integristi”, che crede ancora all’esistenza dell’inferno… Ma per il barone “33” l’inferno è solo una questione infantile («question en peu enfantine») (189).
Marsaudon cita il giornalista Jean Vermorel che in Paris-Presse-l’lntransigent del 10 novembre 1963, scrive che Il Papa (Paolo VI) ha preso posizione contro gli abusi [sic!] del Sant’Uffizio ricevendo alcuni teologi messi all’Indice come il padre Congar o il gesuita Rahner (espressamente citati da Vermorel). Nello stesso articolo di Vermorel (citato da Marsaudon) c’è una frase del vescovo di Porto, Mons. Ferreira, secondo il quale la collegialità è la Chiesa e il cardinalato non corrisponderebbe più ai nostri tempi…(190)
I Cristiani vogliono la fine di un passato ormai rivoluzionato («a toutjamais révolu») (191).
Marsaudon accenna anche all’opera teatrale di Rolf Hochhuth, Il Vicario in cui si accusa Pio XII di complicità con le mostruosità hitleriane… Marsaudon non ha gran simpatia per Pio XII il quale appoggiava il Cardinale Canali (grande nemico di Marsaudon!). Con “equilibrio” ipocrita, Marsaudon mostra di disapprovare le critiche virulente contro Pio XII, ma poi – con stile “diplomatico” – rimprovera, di fatto, a Papa Pacelli l’aver taciuto sugli orrori dell’antisemitismo hitleriano (192).
Marsaudon afferma che oggi (1964) Papi come Pio IX e Leone XIII sono oramai dimenticati…
Marsaudon vede il Concilio come una rivoluzione voluta da Giovanni XXIII all’insegna della libertà di coscienza, con risultati irreversibili, tra cui l’adattamento ed il ritorno alle fonti evangeliche della Chiesa la più dogmatica (quella Romana):
«Aujourd’hui, on parie non seulement de rapprochement, mais, c’est cela la REVOLUTION voulue par Jean XXIII, de LIBERTE DE CONSCIENCE. Nous ne pensons pas qu’un Franc-Macon digne de ce nom, et qui s’est lui-mème engagé a pratiquer la tolérance, ne puisse se féliciter sans aucune restriction, des résultats, irréversibles, du Concile, quelles qu’en soient les conclusions momentanées. Nous applaudissons a ces manifestations aussi inattendues que parfois brutales, mais il était évident que l’Eglise la plus dogmatique devait un jour disparaitre ou s’adapter et pour s’adapter, revenir aux Sources. Avec tous le Chrétiens véritablement sincères nous ne pouvons qu’espérer, espérer que Jean XXIII n’a pas vécu, ceuvré, prie, souffert, n’est pas mort en vain»
Marsaudon si appella a tutti gli amici cattolici affinchè si distacchino dalle “preoccupazioni” della Curia Romana e si rivolgano invece al Vangelo…(195) Egli esorta i cristiani a mantenersi in questa libertà di pensiero, vera rivoluzione che è partita dalle Logge massoniche per estendersi al di sopra della Basilica di San Pietro (196)! Parole di Marsaudon 33o!
Il diplomatico massone tesse l’elogio della Collegialità episcopale, tanto esaltata da molti Padri conciliari…(197) Dopo aver enumerato varie iniziative ecumeniche di Paolo VI e i vari consensi riscossi da parte di esponenti di varie chiese e confessioni cristiane (198), Marsaudon parla di rivoluzione di Paolo VI auspicando a Roma la fine dell’attività di una minoranza medievale (ossia catto-integrista!) e quindi l’apertura all’Oriente e a tutto il mondo, quindi una migliore comprensione dell’Occidente e dei suoi problemi spirituali. Ecco il brano:
«[…] Sur le pian oecuménique, c’est donc déjà la “REVOLUTION DE PAUL VI” Elle marquera, espérons-le, la fin a Rome de l’activité d’une minorité moyenàgeuse et une immense ouverture vers l’Orient, le monde tout entier et ailleurs, une meilleure compréhension de l’Occident et de ses problèmes spirituels» (199).
Marsaudon scrive che i Massoni devono riflettere su ciò che si incomincia a chiamare ecumenismo allargato («oecuménisme élargi») (200). L’Autore spiega che tale ecumenismo allargato lo ha percepito nella cerimonia massonica del dicembre 1963 a Parigi, nel conferimento di uno degli alti gradi del Rito Scozzese Antico e Accettato: infatti alcuni massoni, elevati a quell’alto grado, hanno prestato giuramento su sette libri “sacri” alla presenza dei capi del RSAA d’Europa (201).
Tale nozione di ecumenismo allargato fa sorridere Marsaudon allorché egli pensa alla prima scomunica antimassonica lanciata da Clemente XII (1738), il quale rifiutava che le logge potessero accogliere uomini di diverse religioni. Marsaudon spiega che la tolleranza e l’ecumenismo offerti dalla Massoneria consentono a tutti gli uomini di adorare Dio ciascuno mantenendo i propri principi e le proprie convinzioni…(202) Si è in pieno soggettivismo religioso.
Marsaudon spiega che mentre il cristianesimo sta ritrovando le sue origini (grazie al Concilio!), mentre Paolo VI cammina sulle tracce di Gesù, mentre i preti operai lavorano nell’umiltà, il massone deve guardare alla Massoneria. Per Marsaudon il cristianesimo è altra cosa dall’appartenenza ad una Chiesa determinata, per cui non c’è incompatibilità (secondo Marsaudon) tra la qualifica di massone e quella di credente…(203)
Marsaudon auspica che con la terza sessione del Concilio si realizzi una unione con tutti i cristiani e con tutti gli uomini di buona volontà. .. Tale sarà l’integrazione del Cristianesimo nel mondo moderno auspicata – secondo Marsaudon – da Papa Giovanni XXIII.. .(204)
In un altro libro, Souvenirs et Réflexions, Marsaudon si chiede: Perché i nove decimi, se non proprio tutte le logge del mondo, si interessano dell’abolizione del canone 2335 del CIC, che commina la scomunica ai Massoni? Nella Massonerìa britannica non ci sono molti cattolici. Le varie Massonerie filo-protestanti (anglosassoni, americane) non si riconoscono soggette alle leggi della Chiesa di Roma. Dunque perché si impegnano a far togliere la scomunica? (205)
Molti Massoni hanno ritenuto opportuno che la Chiesa riveda tale norma visto che essa stessa, nei suoi esponenti, sembra esser cambiata… Marsaudon cita l’apertura della politica vaticana al comunismo dell’Europa orientale .
Con orgoglio, Marsaudon si dichiara fiero di appartenere ad una Chiesa ortodossa, che secondo lui è la più vicina ai Vangeli… Dice anche che la Massoneria è una signora troppo grande per inchinarsi alla Chiesa di Roma… È il Vaticano che, per primo, dovrebbe compiere un gesto di riavvicinamento…(207)
Marsaudon, entusiasta della sua nuova Obbedienza massonica (la GLNF), afferma curiosamente che per i Massoni (almeno quelli della GLNF) è inutile sforzarsi di convincere l’ex Sant’Uffizio ad abrogare la scomunica (antimassonica), considerando anche che a Roma (ossia nella Chiesa) è in corso (parole sue!) una progressiva e sensibile protestantizzazione.. .(208)
Nel libro Souvenirs et Réflexions vi sono varie immagini, alcune delle quali chiaramente esoteriche, cioè ispirate all’Alchimia e all’Ermetismo. Alcune di quelle immagini si trovano anche nei libri di Oswald Wirth 33o, massone occultista della Grande Loge de France, che Marsaudon cita ed elogia nel suo libro. In effetti Marsaudon riconosce in Wirth 33o («véritable initié») il suo maestro iniziatici (209). Ormai anziano “33”, nel 1976, Marsaudon si dichiara ancora fiero della sua entrata in Massoneria e della sua formazione iniziatica (210)
Marsaudon respinge l’aborto (211). Però, accetta la contraccezione nonostante l’insegnamento contrario della Chiesa (212). Egli è anche ambientalista e animalista, tirando dalla sua parte Cristo e san Francesco d’Assisi, in antitesi ai governi ed alle chiese a cui rimprovera di esser poco preoccupate del problema della sopravvivenza universale… Marsaudon 33o si lascia “sfuggire” un concetto caro ai massoni esoterici (ad es., a quelli del Rito Scozzese Rettificato e del RSAA): ossia, riconquistare il Paradiso terrestre (o reintegrazione edenica) (213)
Nella sua sentimentale difesa degli animali, contro la crudeltà degli uomini, Marsaudon presenta addirittura gli animali quasi come «Superiori Incogniti» degli uomini… Superiori Incogniti è un termine esoterico-martinista.. , (214)
Marsaudon, insieme a sua moglie Ariette, sostiene l’esistenza di Dio ma anche la inutilità delle chiese, del clero e dei loro obblighi… Insomma, non sono necessari intermediari tra noi e Dio… Il barone Marsaudon dice che tale tolleranza metafisica non gli impedisce di stare nella Chiesa Ortodossa (di Francia) che – secondo lui – è molto tollerante, a differenza del “Romanismo” (Chiesa Romana) (215).
3.3. Francois Ribadeau Dumas (GLDF?) tra progressismo e tradizionalismo
In un libro del 1970, Frangois Ribadeau Dumas, Cavaliere di Malta (216), studioso e ammiratore di magia e Massoneria (probabilmente lui stesso massone), esoterista, afferma la teoria della redenzione del Diavolo (217). Ribadeau elogia quelli che lui chiama i maghi di Dio: ossia massoni ed esoteristi “cristiani”, cultori di magia nel secolo XVIII (Dom Pernety, De Pasqually, Willermoz, De Saint Martin, Cagliostro…). Ciò che accomuna quei personaggi e i vari Ordini Iniziatici, rosacruciani, massonici e non massonici, è realizzare la Reintegrazione dell’Uomo nello stato primordiale edenico. Ribadeau manifesta chiare simpatie per il neo-gnosticismo, l’esoterismo, la Massoneria e addirittura, anche per il Diavolo.
Ribadeau passa a considerare i grandi cambiamenti occorsi con il Concilio Vaticano II: la riforma liturgica e la soppressione del latino… Sembra che Ribadeau condivida alquanto la posizione tradizionalista: la riforma liturgica in atto sarebbe un totale sconvolgimento della liturgia, segno della perdita di fede. Ma Ribadeau non è un cattolico tradizionale ordinario, in quanto anche nell’attaccamento alla liturgia tradizionale, Ribadeau inserisce il suo animus esoterico; addirittura il breviario in latino è definito da Ribadeau un formulario esoterico del colloquio con Dio…(218)
Poi, al termine, Ribadeau precisa meglio il suo pensiero che sembra congiungere gli opposti del “progressismo” e del “tradizionalismo”.
Ribadeau si chiede se tali cambiamenti liturgici porteranno a breve alla fine dei rituali ed alla sparizione dei riti («Serace la fin des rituels et la disparition a plus ou moins brève échéance des rites?»). Ribadeau afferma che a tale quesito sono possibili due risposte.
Da una parte, la semplificazione del cerimoniale liturgico può avere come effetto il ritorno alla purezza dei tempi evangelici, la ricerca personale del Divino, la preminenza della vita inferiore su quella esteriore…. In secondo luogo, abbandonando quella che Ribadeau definisce «magie cerimonielle» (Ribadeau si riferisce evidentemente alla liturgia cattolica tradizionale), l’uomo – secondo Ribadeau – può innalzarsi anche grazie alle conquiste della scienza e sentire in lui il richiamo della legge divina ed elevarsi ad una luce trascendentale diversa da quella predicata dai Concilii cattolici, luce trascendentale che però – secondo Ribadeau – tiene l’uomo legato alla Vita Nuova, alla Tradizione, alla Catena di Unione Universale…(219)
E per concludere Ribadeau afferma che la perennità dei riti (incluso quello cattolico tradizionale) resterà in circoli ristretti. Dunque – precisa Ribadeau – la mutazione non può nulla contro la Tradizione…(220) Sembra proprio che a Ribadeau piaccia che il Rito Romano antico rimanga élitario, per pochi privilegiati…
3.4. L'”equilibrio” ed il “cattolicesimo” tradizionale ed esoterico di Jean Tourniac (GLNF)
Nel libro Symbolisme Magonnique et Tradition Chrétienne (19651, 19932), Jean Tourniac sorprende e ammalia il lettore cattolico con la sue numerose citazioni di Sacra Scrittura, Patristica, letteratura cristiana medievale (es. Divina Commedia) e contemporanea, testi della Liturgia Cattolica, Teologia dogmatica ed eucaristica, Storia e Magistero della Chiesa… Tourniac: dichiara filiale sottomissione a Papa Paolo VI (1965); scrive ammirato di Papa Montini e di Giovanni Paolo II e del loro Magistero; difende il Vaticano II; denuncia i pericoli del progressismo, o modernismo, e del tradizionalismo postconciliare in campo dottrinale e liturgico; difende la Tradizione ed il sano progresso come insegnato da Paolo VI e Giovanni Paolo II; elogia il giudeo-cristianesimo…(221)
In realtà Tourniac non è un vero cattolico e la “Tradizione” a cui è legato è quella esoterica, in generale, e guènoniana, in particolare. Tourniac è un massone, esoterista e discepolo di Rene Guénon. Per Tourniac c’è compatibilita tra Cristianesimo (Chiesa di Roma) e Massoneria. Anzi, la Massoneria – secondo Tourniac – porterebbe il Cristianesimo al suo compimento. L’esoterismo racchiuderebbe Antica e Nuova Alleanza… La Massoneria – spiega Tourniac – pratica (nella English Craft Masonry e Royal Aron) riti che attuano: morte iniziatica, discesa alchemica agli Inferi, superamento dello stato umano, Illuminazione divina…
Poi negli Alti Gradi Templari, la Massoneria regolare e tradizionale collega l’Adepto al Sacerdozio primordiale e sovraconfessionale di Melkisedek… La Massoneria porta dunque il Verbo-Cristo…(222) La magia rituale massonica risalta chiaramente dagli scritti (sopra citati) di Tourniac, il quale da buon massone tenta la conciliazione di tutti gli opposti («l’unità dei contari», «coincidenza degli opposti», inclusi: divino-demoniaco, vita-morte…), che dal punto di visto esoterico-massonico, si realizzerebbe in Dio, l’Uno-Immutabile…(223)
3.5. Altre voci di massoni esteri
Con lettera datata 26 maggio 1962, i vertici della Massoneria del Grande Oriente di Haiti indirizzano alla Commissione Centrale Preparatoria del Concilio una supplica da sottoporre a Papa Giovanni XXIII. Pierre Armand (Gran Maestro), Félix Hilaire (1o Gran Maestro Aggiunto), Leon Lamothe (2o Gran Maestro Aggiunto), Albert Dominique (Gran Segretario) sottolineano che la Massoneria haitiana, nel solco della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, non ha mai cospirato contro la Chiesa, ma ha sempre professato princìpi religiosi e vuole il bene dell’uomo.
Pertanto il Grande Oriente haitiano auspica che Massoneria e Chiesa si uniscano contro le tenebre del materialismo e chiede l’abolizione della scomunica antimassonica prevista dal can. 2335 (CIC 1917). Comunque i suddetti massoni si mostrano già convinti che la loro Obbedienza massonica non cada sotto la pena comminata da quel canone (ma allora che senso ha quella supplica?). Inoltre, abilmente, dichiarano che se la Santa Sede nutrisse dubbi sulla loro lealtà, si potrebbe concedere ai Vescovi locali di pronunziarsi sulla situazione della Massoneria nel loro Paese, con eventuale riserva della ratifica papale (224).
Vari massoni hanno rimpianto la morte di Giovanni XXIII come di colui che ha indetto il Concilio e avviato il clima di dialogo e di ottimismo “pastorale”. Altrettanto rimpianto, da vari ambienti massonici, è stato anche Paolo VI. Tutto ciò è sintomatico del tipo di ermeneutica con cui ambienti massonici “regolari” e “irregolari” hanno letto il Concilio.
In data 4 giugno 1963 (un giorno dopo il decesso di Papa Roncalli), il Gran Maestro della GLNF, Ernst Van Haecke, invia un “toccante” telegramma di cordoglio al Card. Eugène Tisserant, Decano del Collegio Cardinalizio. Anche la Gran Loggia di Francia ha espresso cordoglio per la morte di Giovanni XXIII come «capo spirituale» che ha dato esempio mirabile di «tolleranza» (226).
Invece il Grande Oriente di Francia ha rifiutato di rilasciar interviste alla stampa, dato che – precisano i massoni del GOdF -«un Papa – fosse pure Giovanni XXIII – resta solidale con l’azione dogmatica della Chiesa Cattolica e Romana» (227).
Con lettera datata Buenos Aires, 1 dicembre 1963, acclusa al suo libro Jesuitas y Masones (1963), l’autore, Tohotom Nagy, ex gesuita ungherese e massone argentino, rivolge un appello a Paolo VI. Nagy trova che la tolleranza religiosa difesa da Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris, conviene con la Massoneria. Inoltre Nagy si appiglia all’atteggiamento ecumenico della Chiesa nei confronti dei protestanti per invocare un cambiamento di rotta della Chiesa nei confronti della Massoneria, giacché molti massoni sono ben disposti e molti sono i cattolici in Massoneria… Nagy osserva che i protestanti non condannano la Massoneria ma anzi molti dei loro Pastori conducono vita massonica e svolgono bene la loro funzione nella comunità protestante… Pertanto Nagy implora dal Papa la paterna rimozione della scomunica antimassonica, affinchè Chiesa e Massoneria possano insieme fronteggiare il pericolo dell’incredulità…(228)
In una conferenza stampa del giugno 1973, l’allora Gran Maestro della Grande Loge de France, Richard Dupuy, ha dichiarato che, «grazie specialmente a quell’uomo straordinario che fu Giovanni XXIII» (229), si è approdati alla soppressione della nozione antimassonica di «scomunica sistematica». Tuttavia, dopo qualche anno (1975), Dupuy pubblica il libro La fai d’un franc-macon in cui dimostra che, di fatto, la Massoneria professa un autentico soggettivismo e relativismo religioso (230).
Nel 1968 l’editrice Beauchesne di Parigi pubblica un libro-colloquio del gesuita p. Michel Riquet e del massone Jean Baylot, alto dignitario della Grande Loge Nationale Francaise. Come tanti dialoghi postconciliari catto-massonici, anche quello è un dialogo all’insegna della superficialità; infatti non viene approfondito il tema dell’esoterismo massonico coltivato in un’Obbedienza che presume d’essere religiosa, tradizionale e filo-cattolica, come la GLNF.
Riquet e Baylot postulano la pacificazione tra Chiesa e Massoneria regolare, ammantandosi, a tal fine, dello spirito dialogico inaugurato dal Concilio Vaticano II. Baylot è soddisfatto dell’atteggiamento ecumenico della Chiesa e rivela che ci sono massoni che sperano, sulla scia del movimento post-conciliare («a l’occasion de ce mouvement post-conciliaire»), la revisione delle condanne ecclesiastiche antimassoniche (231).
Nel 1968, in una conferenza a Maestri Massoni inglesi, il Fr. Harry Carr, celebre studioso di ritualità e simbolismo massonico, ha sottolineato la grande apertura della Chiesa inaugurata con il Vaticano II auspicando un ponte tra Chiesa e Massoneria. Uno degli uditori ha fatto notare che nella libreria cattolica di Westminster Cathedral erano ancora venduti opuscoli antimassonici… Carr appurò la cosa, ebbe vari incontri con il Card. Heenan (232) che – purtroppo – lo assecondò. Infatti nel 1968 la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles presenta alla Congregazione per la Dottrina della Fede un rapporto favorevole all’appartenenza di un cattolico alla Massoneria .
Il Cardinale Franjo Seper, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, invia lettera datata 28 febbraio 1968 ai Presidenti delle Conferenze Episcopali perché raccolgano informazioni sulla Massoneria locale e sull’atteggiamento di questa verso la Chiesa Cattolica.
Delle 11 conferenze episcopali europee, tutte, eccetto quella spagnola, rispondono alla lettera di Seper (del 26.2.1968) chiedendo una revisione della posizione della Chiesa nei confronti della Massoneria e quindi auspicano un dialogo tra Chiesa e Logge Massoniche. Ecco alcuni di quei prelati favorevoli alla Massoneria:
– il Cardinale olandese Alfrink, secondo il quale la Massoneria è un arte che intende migliorare l’uomo dal punto di vista etico e spirituale;
– il Cardinale Heenan di Westminster (Inghilterra), a favore della doppia appartenenza cattolico-massonica;
– il Cardinale Dòpfner (Repubblica Federale Tedesca) scriveva che la Massoneria non era una società segreta, ma segreti restavano solo i rituali e segni di riconoscimento tra massoni… La scomunica ai massoni non tiene affatto lontani i cattolici dalle logge… La Conferenza Episcopale Tedesca ritiene opportuno l’abolizione della scomunica ai massoni…(234)
Alla morte di Paolo VI, telegrammi di cordoglio sono stati indirizzati dal Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente di Spagna al Nunzio Apostolico e al Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola. Inoltre anche il Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del 33o grado RSAA per la Spagna (Julian Calvo 33o) ha espresso, da parte sua e della Massoneria spagnola, il dolore «per la morte di Paolo VI, papa del dubbio, dell’umanità e della speranza» (235).
Nel 1966, il rabbino ebreo e massone William F. Rosenblum, 33o, Gran Cappellano della Gran Loggia dello Stato di New York (USA), dichiara che con il Concilio Vaticano II è giunto il tempo per la Chiesa di abolire le censure antimassoniche. Rosenblum 33o afferma che la Massoneria, come la Chiesa Cattolica, insegna la fede in Dio e il diritto di ogni uomo alla libertà… Secondo Rosenblum 33o i Cattolici possono essere buoni Massoni e i Massoni possono essere buoni Cattolici (236).
Negli Anni 70, il periodo post-conciliare più “aureo” per la Massoneria, il Sovrano dei “33” americani del Supremo Consiglio RSAA – Giurisdizione Sud, Henry C. Clausen 33o si è rallegrato del fatto che: «molti dei nostri amici membri della Chiesa cattolica [..] invitano i capi della loro Chiesa a por fine agli attacchi contro la Massoneria e le attività massoniche. […] In realtà in Vaticano è stato compiuto il primo passo. Ci sono stati incontri e discussioni per abolire i provvedimenti del diritto canonico. È stato affermato che nel “Codex Juris Canonici” le Bolle e i Brevi sono solamente l’espressione di opinioni personali» (237).
Tuttavia, in altri luoghi del suo Commentario ai gradi massonici del RSAA, Clausen ha parole dure e di odio contro il clero cattolico e contro la Chiesa Romana:
– «Il principio di libertà contesta il diritto di dominio del clero sulla massa ignorante. Perciò alcuni oscurantisti retrogradi del clero sono acerrimi nemici dei Massoni […]» (238).
– Nel suo commento al 30° grado del RSAA, Clausen scrive:
«È questo uno dei gradi che contengono un mandato per rendere più umana l’antica lezione della vendetta. II candidato giura, alla solenne presenza della morte, di opporsi con tutte le sue forze al dispotismo dogmatico ed alla tirannia politica. Le capacità richieste per un Kadosch sono rese manifeste ai “Frank Judges”. Infine, per solennizzare la memoria dell’ultimo Gran Maestro dei Cavalieri del Tempio, Jacques de Molay, si pratica un rituale con cui si danno istruzioni per ostacolare tutti i tentativi della Chiesa e dello Stato tendenti ad annientare la libertà dell’uomo, diminuire la sua libertà di pensiero, o avvilire e scuotere la venerazione che egli ha per il supremo potere spirituale da lui liberamente scelto» (239).
– Clausen 33o accusa la Chiesa Cattolica Romana di aver ingiustamente condannato: la Massoneria (sin dal 1738), la separazione tra Chiesa e Stato, la libertà di parola e di pensiero… Clausen contesta la Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Sant’Uffizio, ex Inquisizione, osserva Clausen) “colpevole”, tra l’altro – secondo Clausen -, di aver rifiutato l’apertura alla teologia protestante ribadendo l’esistenza di una sola Chiesa e il dogma dell’infalliblità pontificia (240). Clausen 33o scrive senza mezzi termini: «Noi contestiamo la tirannia ecclesiastica ed il dispotismo spirituale. Se non fosse così, la Massoneria coverebbe all’interno i semi della propria distruzione» (241).
Il massone tedesco Reinhold Dosch si rallegra che con il Vaticano II sia cominciato il dialogo della Chiesa con gli uomini di buona volontà (massoni inclusi!) e quindi il dialogo in vista della riconciliazione tra Chiesa e Loggia. I massoni di lingua tedesca, impegnati nel dialogo postconciliare con alcuni ecclesiastici, hanno disapprovato i successivi pronunciamenti antimassonici dei Vescovi tedeschi (1980) e della Chiesa di Roma (1983).
Dosch e i massoni tedeschi sono convinti della perfetta compatibilita tra Chiesa e Loggia… Pertanto le dichiarazioni ecclesiastiche antimassoniche sarebbero – secondo Dosch – semplici opinioni soggettive di Papi, Cardinali, Vescovi…(242) Ma a questo punto dobbiamo dire che soggettive sono piuttosto le dichiarazioni di compatibilita catto-massonica rilasciate di continuo dai massoni (non solo di lingua tedesca) e condivise – di tanto in tanto – da ecclesiastici ingenui, superficiali o conniventi.
3.6. Come alcuni massoni italiani leggono il Concilio Vaticano II
I testi massonici che ho reperito interpretano (e manipolano) il Vaticano II nell’ottica progressista.
II 4 giugno 1963, in occasione della morte di Giovanni XXIII, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (COI), Giordano Gamberini rilascia una nota di cordoglio e di elogio sulla figura di Papa Roncalli, definendolo «uomo buono» che ha cercato di colmare il vuoto che la Chiesa in passato ha creato nei confronti della modernità…(243) Altro messaggio di cordoglio, Gamberini lo manda dalle righe della Rivista Massonica (luglio 1978, pp. 289-290) in occasione della morte di Paolo VI. Gamberini elogia Paolo VI come il primo Papa che muore «non in (stato di ostilità coi massoni»…(244)
In un’intervista rilasciata nel 1999 al giornalista e vaticanista de L’Espresso, Sandro Magister, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, l’Avv. Gustavo Raffi, esprime la sua preferenza per un Papa come Paolo VI rispetto ad uno come Papa Wojtyla: «Paolo VI, l’uomo del dubbio» (245)
Nell’Allocuzione per l’Equinozio d’Autunno 2000, il Gran Maestro Gustavo Raffi dice tra l’altro: «In questo momento, assistiamo ad un momento di regressione: le grandi conquiste dell’ultimo Concilio Vaticano sono in discussione. Non si opera più la distinzione tra credenti e non credenti, oggi si afferma il primato: si afferma che solo una via è quella della salvezza. Siamo tornati indietro! lo tremo quando trovo uomini di certezza, perché essi sovente ti vogliono salvare l’anima e per raggiungere questo obiettivo magari ti riducono a vittima, sul presupposto che stanno agendo nel tuo interesse. E così ci accorgiamo che, per motivi che possono essere legati anche a quelli che saranno gli assetti dei domani, del dopo Giovanni Paolo II, una parte reazionaria vuole riportare indietro le lancette della storia» (246).
II 19 dicembre 2001, presso la sede del GOI si è tenuta la presentazione di un libro di Giordano Bruno Guerri su Ernesto Bonaiuti, prete modernista presentato dal Guerri (e dai massoni) come anticipatore del Concilio Vaticano II…(247)
Luigi Danesin 33o (Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia – Piazza del Gesù – Palazzo Vitelleschi – GLDI) ha dichiarato in un’intervista: «Nel nostro seno ci sono fratelli appartenenti a tutte le religioni, ma in special modo cattolici e non la stupirà apprendere che anche alcuni prelati sono Liberi Muratori. Certo, il tema della scomunica resta d’attualità anche se così non dovrebbe essere: il Concilio voluto da papa Roncalli aveva, infatti, esplicitamente affermato che la scomunica contro i massoni non faceva più parte del Codice di diritto Canonico. In seconda battuta è poi venuto qualcuno a dire: sì, ma non importa, la scomunica resta. Vedremo ora cosa accadrà con papa Benedetto XVI» (248).
In verità, il Concilio non ha affermato esplicitamente che la scomunica ai massoni non era più parte del Codice di Diritto Canonico. Danesin erige a “volontà conciliare”, le intenzioni dei massoni e di qualche Padre conciliare liberale
Anche Ernesto Laudicina 33o (GLDI) (249) sostiene la compatibilita tra Massoneria e Chiesa Cattolica rimpiangendo l’epoca conciliare e quella post-conciliare montiniana come il tempo aureo (per la Massoneria!) dell’apertura, del dialogo, del disgelo, della speranza…(250) Eppure, proprio il massone Laudicina 33o, in altri suoi libri, mostra l’oggettiva incompatibilità tra Massoneria e Chiesa. Laudicina 33o illustra l’esoterismo massonico, intrinsecamente ed indelebilmente ispirato alla Cabala ebraica e all’Alchimia esoterica. Laudicina mostra che la ritualità massonica (forma peculiare di magia) pretende di operare nel massone una morte-rinascita iniziatica, una nominazione, una deificazione…
Con il 30o grado Kadosh del RSAA, il massone – spiega ancora Laudicina – può ascendere verso ulteriori Stati Superiori dell’Essere, trascendere l’umanità ordinaria fino a poter diventare Uomo Universale unito allo Spirito…(251). Come il Fr. Laudicina, così in genere tanti altri massoni (anche quelli citati in questo mio studio) affermano (a voce o per iscritto) la compatibilita tra Massoneria e Chiesa accusando di ignoranza e di antimassonismo patologico Papi, Vescovi, preti e laici cattolici… Eppure quegli stessi massoni, allorché spiegano in dettaglio riti, simboli ed esoterismo massonico, confermano l’incompatibilità tra Chiesa e Loggia. Ciò non deve sorprendere, in quanto i massoni, alchimisti dello “spirito”, devono lavorare incessantemente a conciliare tutti gli opposti, proprio tutti..
II Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, l’Avv. Gustavo Raffi, è noto per le sue posizioni laicistiche su temi etici e sociali (gay pride, sperimentazione sugli embrioni, caso Eluana Englaro …). Da buon massone non sopporta la benché minima influenza della Chiesa sulla scena socio-politica italiana. A Papa Wojtila e a Papa Ratzinger, Raffi preferisce invece Papa Montini, Paolo VI… Da poco rieletto Gran Maestro (aprile 2009), Raffi dichiara: «”lo sono montiniano. Un papa che non metteva pregiudizialmente davanti a tutto il primato della dottrina”» (253).
A Raffi non piace il Pontificato di Papa Ratzinger e mostra chiaramente di prediligere l’ermeneutica progressista nei riguardi del Concilio Vaticano II: «”Siamo contro i dogmatismi. Preferiamo quel cattolicesimo che fa riferimento al Concilio Vaticano II”» (254).
4. Alcuni rilievi conclusivi
Qualcuno tirerà un sospiro di sollievo al termine di questo mio “minestrone” di aspetti di storia contemporanea intra-ecclesiale. Tra questi ci sono anch’io che ho dovuto rileggere più volte queste mie note. Tiriamo un po’ le somme, per mostrare che il “minestrone” ha tutto sommato ingredienti “ragionati” e non messi a caso.
Massoni e Concilio Vaticano II: prima, durante e dopo. Questo è il tema principale, che ho cercato di accompagnare e incastonare con altre tematiche, quasi come in un mosaico. Il Concilio per i massoni è stato indubbiamente l’occasione da non perdere, l’evento da manipolare per metter fine all’antimassonismo della gerarchia ecclesiastica. Manipolazione? In effetti, negli Antichi Doveri dei Liberi Muratori (1723), tuttora seguiti dalle Massonerie mondiali, è detto che il massone, dinanzi a profani, deve saper «sviare un discorso e manipolarlo prudentemente» per difendere l’onore della Massoneria (art. VI, 4) (255). Anche un discorso sul Vaticano II o su Chiesa e Loggia? Perché no?
Il Concilio Vaticano II è un concilio cattolico, che essendo di intonazione pastorale, non ha canoni ed anatemi. È indubbio che tra i partecipanti vi erano Padri conciliari permeati – chi più, chi meno; chi ingenuamente, chi colpevolmente – dalla mentalità (neo-)modernista. Sono cose messe bene in luce grazie anche ai contributi di studiosi in comunione con la Chiesa di Roma, quali Romano Amerio, Card. Joseph Ratzinger (attuale Ponefice!), mons. Brunero Gherardini ed altri ancora.
Per cercare di comprendere meglio i motivi del passaggio ecclesiale da un Concilio ottimista (il Vaticano II) ad un postconcilio poco felice, è stato opportuno fare anche alcuni rilievi storico-critici su alcuni aspetti della vita, del pensiero, delle speranze pastorali di Mons. Montini/Paolo VI, molto aperto alle novità teologiche e liturgiche. Quando ha mostrato di accorgersi del neo-modernismo intra-ecclesiale, non è riuscito a raddrizzare di molto il corso degli eventi. Riconosciamo che, tutto sommato, è stato un grande Papa, vissuto in un momento ecclesiale di transizione e di rinnovamento che forse richiedevano un polso disciplinare più fermo, una voce più forte, più chiara e più tempestiva. Dio solo sa…
Rilievi più critici e negativi sono stati necessari sul pensiero neo-modernista di Karl Rahner e sul tradizionalismo a oltranza, contestatore e spettacolare, di Mons. Lefebvre.
In questi scenari ecclesiali, dagli ambienti più progressisti a quelli che vantano “moderazione”, “equilibrio” conciliari e postconciliari, fino – addirittura! – agli ambienti più tradizionali o conservatori, fanno capolino, qua e là, personaggi e idee in vario modo legati alla Massoneria o alla cultura esoterica.
Abbiamo visto qualcosa delle ermeneutiche massoniche sul Vaticano II.
Ci sono massoni che vedono il Vaticano II alla luce dell’ermeneutica della continuità e tra questi c’è chi detesta apertamente la Chiesa Romana che non avrebbe approfittato del Concilio per realizzare l’umanesimo massonico (cf. Mitterand, GOdF); e c’è poi chi elogia la Chiesa Romana, il Vaticano II e la Tradizione (cf. Tourniac, GLNF; Ribadeau Dumas, GLDF?), ma con l’intenzione di congiungere gli opposti Chiesa-Massoneria nel nome di una Tradizione primordiale esoterica che certamente non risale al Vero Dio Uno e Trino, rivelato in Cristo.
Ci sono poi massoni che leggono il Concilio secondo l’ermeneutica della discontinuità, per cui il Vaticano II sarebbe una vera Rivoluzione animata dallo spirito libertario massonico (cf. Marsaudon, GLDF/GLNF). E a proposito dell’unione degli opposti, c’è l’esoterista (massone?) Francois Ribadeau Dumas che – coerentemente con il suo pensiero esoterico – mostra di approvare sia il neo-modernismo dottrinale e liturgico (con mentalità di protestantesimo liberale e scientismo) e sia il tradizionalismo “cattolico” liturgico élitario.
Ripeto: Ribadeau Dumas mostra di gradire allo stesso tempo sia il modernismo liturgico (che spande sulle masse dei fedeli la semplificazione dei riti unita ad abusi di protestantizzazione e secolarizzazione) e sia un qual certo élitarismo tradizionalista che si compiace di riservare solo a pochi eletti il Rito Romano tradizionale… L’analisi di queste idee induce a ipotizzare che oltre ai neo-modernisti anche alcuni tradizionalisti “cattolici” filoesoterici (o massonici) sarebbero ben lieti di bloccare o almeno limitare il più possibile l’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum (2007) col quale Papa Benedetto XVI ha dato maggior libertà al Rito Romano tradizionale.
È davvero necessario far luce su fatti, personaggi e retroscena del Concilio Vaticano II, presentarlo in luce complessiva, o meglio nelle sue luci e nelle sue ombre; luci e ombre che riguardano mentalità, prassi e strategie di vari Padri conciliari e, forse, anche alcuni punti o brani di testi conciliari. Ma, per quanto riguarda i testi conciliari, si tratta di studi assai delicati che lascio a chi è più competente di me.
Quello che posso e che ho cercato di fare – attraverso fatti, episodi storici – è di mettere in rilievo quel Geist (spirito) “renano” che ha tanto influenzato la ricezione e l’ermeneutica del Concilio nel postconcilio. Ripeto: occorre chiarezza critica onde evitare ermeneutiche (ad es., massoniche) che distorcono la verità storica. Mi auguro che queste mie note portino un contributo alla conoscenza della storia contemporanea e possano suscitare nuovi stimoli di ricerca per ulteriori approfondimenti.