Tempi.it Maggio 3, 2016
Ha fatto il giro del mondo la notizia dell’uccisione «dell’ultimo pediatra di Aleppo». Ma tutto tace quando si tratta dei bombardamenti dei ribelli. «È ora che l’Occidente si svegli e smetta di sostenere i terroristi»
Redazione
La battaglia di Aleppo va avanti da più di 3 anni e 9 mesi, l’armistizio del 27 febbraio ha fatto tacere le armi solo per qualche settimana, eppure la stampa occidentale si accorge della carneficina che dal 2012 si compie in tutta la città soltanto per quello che riguarda gli infelici che vivono nei quartieri sotto controllo ribelle. Mercoledì scorso un bombardamento attribuito ai governativi ha causato morti e feriti nel quartiere ribelle di Sukkari, centrando un edificio adibito a struttura sanitaria uccidendo numerosi pazienti di tutte le età e fra gli altri il medico Mohamed Wasim Maaz, descritto come «l’ultimo pediatra di Aleppo».
La notizia ha fatto il giro del mondo suscitando giustamente raccapriccio e indignazione. Molta meno eco, per non dire quasi nessuna, hanno avuto i 18 civili uccisi dai bombardamenti dei ribelli contro il quartiere curdo della città il 6 aprile scorso, o i 15 musulmani sunniti uccisi dai colpi di mortaio dei ribelli (presumibilmente della stessa fede religiosa) venerdì scorso all’uscita di una moschea posta in un quartiere sotto controllo governativo.
Lo stesso sta succedendo coi quartieri cristiani bombardati fra venerdì 29 aprile e domenica 1 maggio: Suleymania, Azizieh, Midan. Venerdì un medico dell’ospedale pubblico “La speranza”, che si trova nella parte sotto controllo governativo di Aleppo, esasperato per l’informazione a senso unico che rilevava sui media occidentali, ha inviato per e-mail in Europa raccapriccianti foto di bambini morti e feriti a causa degli obici ribelli caduti sui quartieri cristiani. «Fino a quando questi crimini con bambini vittime di bombe e missili degli islamisti contro i nostri quartieri di Aleppo? Bisognerebbe fermare questi crimini e instaurare o imporre la pace il più rapidamente possibile».
Domenica inviava un secondo drammatico messaggio: «Gli islamisti jihadisti, che l’Occidente si ostina a chiamare “opposizione moderata”, attaccano i nostri quartieri cristiani di Aleppo con decine di mega-bombe e missili a pioggia, e da qualche minuto anche altri quartieri della città. Abbondanza di terrore, di distruzioni e di vittime. Chiediamo aiuto per fermare questi massacri».
MANCANZA DI OBIETTIVITA’.
Nabil Antaki, medico di un ospedale privato e fratello marista, protesta: «Riguardo ai recenti avvenimenti», ha scritto, «constato che i media ufficiali continuano a mentire per omissione. Da quando è iniziata la guerra ad Aleppo quasi quattro anni fa non riportano tutti i fatti nel loro insieme. Aleppo è bombardata tutti i giorni dal 2012 da parte di gruppi terroristici che causano morti e feriti. Nessuno se ne è mai curato. È ora che l’Occidente si svegli e smetta di sostenere i terroristi. Siamo indignati qui ad Aleppo per la mancanza di imparzialità e di obiettività dei media. Parlano solo delle sofferenze e delle perdite umane della zona est della città, controllata in gran parte da Jabhat al Nusra, un gruppo terrorista affiliato ad Al Qaeda. E restano muti sulle perdite e le sofferenze patite quotidianamente nei nostri quartieri dell’ovest di Aleppo a causa dei tiri di mortaio di questi terroristi. I media non dicono nulla dei bombardamenti continui e delle carneficine che hanno luogo da una settimana a questa parte sul lato ovest della città, dove nessun quartiere è stato risparmiato e dove tutti i giorni ci sono decine di morti e feriti. Come quella che si è prodotta venerdì, allorché uno dei loro tiri ha colpito una moschea dove era in corso la preghiera. Gli attacchi e le perdite che soffriamo sono presentati in un modo che non permette al pubblico di capire chi siano i veri responsabili di questi crimini».
MISSILI E BOMBE.
Altrettanto allarmato il messaggio di padre Ibrahim Alsabagh, parroco di san Francesco: «Carissimi, durante la Santa Messa vespertina sono caduti tanti missili in tutta Aleppo, diversi nella zona di Azizieh e di Ram. Ad Azizieh, con tanta fatica, con una chiesa affollatissima per il primo maggio, inizio del mese mariano, siamo riusciti a continuare la Messa fino alla fine. Mentre a Ram, anche lì si stava celebrando la Santa Messa, padre Bassam con i fedeli al sentire un missile cadere molto vicino sono dovuti scendere nel sotterraneo e per ora rimangono lì al riparo. Non sappiamo i danni causati su Ram, colpita quattro volte, ma si parla di decine di morti e di tantissimi feriti che si aggiungono ai morti e feriti dei giorni precedenti».
«Il primo missile del nuovo attacco contro Aleppo ovest è caduto proprio davanti al convento a Ram», racconta padre Firas Lutfi, un altro francescano. «Famiglie che tornavano dalla celebrazione della Pasqua ortodossa sono state colpite poco dopo, due ragazzi (foto sopra, ndr) sono morti e due adulti sono rimasti gravemente feriti. I ragazzi si chiamavano Saiid Tahhan di 11 anni ed Elias Bsalis di 18 anni. Ma non abbiamo ancora un’idea chiara del numero dei feriti e dei morti».
Una persona che era presente alla Messa a san Francesco ad Azizieh racconta: «Eravamo in chiesa quando hanno cominciato a cadere le bombe. Tutti avevano molta paura. Sono state aperte le porte interne, perché la gente potesse uscire attraverso il giardino del cortile interno, che è meno esposto. Padre Ibrahim dall’altare ha detto a tutti di non uscire dalla porta principale, ma di usare quelle dell’interno. Adesso siamo tutti chiusi nelle nostre case, temendo nuovi attacchi».