Il Giornale.it martedì 24 Settembre 2019
Non esiste una verità scientifica sui cambiamenti climatici. Esiste invece un panel di divergenti che contesta Greta e i cattivi maestri dell’ambientalismo
di Michele Di Lollo
“Greta contro tutti”. “Greta la voce del popolo contro le élites”. “Greta da Nobel”. Questi sono alcuni dei “complimenti” che la giovane ambientalista raccoglie alle Nazioni Unite.
Eppure c’è un fatto che a molti è passato inosservato. Nell’indifferenza generale 500 scienziati di tutto il mondo indirizzano al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, una lettera contro l’allarmismo climatico.
Lanciata da Guus Berkhout, geofisico e professore emerito presso l’Università dell’Aja, l’iniziativa è il risultato di una collaborazione tra scienziati e associazioni di 13 Paesi. Pubblicato in un momento in cui l’agenda internazionale pone il clima in cima alla lista delle preoccupazioni, questa “Dichiarazione europea sul clima” ha lo scopo di far sapere che non c’è urgenza né crisi irrimediabile.
Ecco. Questo è il succo di una controrivoluzione che pone al centro la scienza e non l’ideologia sinistroide che, ahinoi, sfrutta la ragazzina dalle trecce d’oro. La notizia in Italia passa un po’ in sordina e anche i media mainstream sembrano prenderla sotto gamba.
Eppure, fortuna per noi esseri umani, sul giornale online Altantico Quotidiano, Federico Punzi ne parla con grande autorevolezza. Riporta la traduzione integrale della lettera che farebbe sobbalzare anche il più puro degli ambientalisti.
Scrive Punzi sul suo profilo Facebook: “Oggi su Atlantico Quotidiano la preoccupante (per lei) escalation di Greta Thunberg, cavalcata con incredibile cinismo da media e leader; un ministro che autorizza lo sciopero degli studenti per “valore civile”; mentre 500 scienziati dicono che la nostra casa non è in fiamme”.
E fortunatamente, almeno per la scienza, il pianeta Terra ha ancora una chance di salvezza. Gli ambasciatori e portavoce di questa idea sono: Guus Berkhout, professore (Paesi Bassi), Richard Lindzen, professore (Stati Uniti), Reynald Du Berger, professore (Canada), Ingemar Nordin, professore (Svezia), Terry Dunleavy (Nuova Zelanda), Jim O’Brien (Irlanda), Viv Forbes (Australia), Alberto Prestininzi, professore (Italia), Jeffrey Foss, professore (Canada), Benoît Rittaud, docente (Francia), Morten Jødal (Norvegia), Fritz Varenholt, professore (Germania), Rob Lemeire (Belgio), Viconte Monkton of Brenchley (Regno Unito).
Scrivono senza mezzi termini che quella in cui ci troviamo non è un’emergenza. Spiegano che i modelli di divulgazione generale sul clima, su cui si basa attualmente la politica internazionale, sono inadeguati.
“È pertanto crudele e imprudente sostenere la perdita di trilioni di dollari sulla base dei risultati di modelli così imperfetti. Le attuali politiche climatiche indeboliscono inutilmente il sistema economico, mettendo a rischio la vita nei Paesi a cui è negato l’accesso all’elettricità permanente a basso costo. Vi invitiamo a seguire una politica climatica basata su solida scienza, realismo economico e reale attenzione a coloro che sono colpiti da costose e inutili politiche di mitigazione”.
Invitano a organizzare insieme a loro, all’inizio del 2020, un incontro costruttivo di alto livello tra scienziati di fama mondiale di entrambe le parti del dibattito sul clima. Perché una cosa è certa, il progresso scientifico, e non solo, si basa su teorie e confutazioni.
Questo è il metodo: confronto. Questione spiegata con grande razionalità che si può riassumere in poche chiare battute: non esiste una verità scientifica che accolga le istanze della nostra Greta.
Il surriscaldamento globale, quindi, non è per tutta la comunità di scienziati un problema reale. Ma torniamo alla lettera. Si conclude così: “L’incontro (fissato per il prossimo anno) renderà effettiva l’applicazione del giusto e vecchio principio di buona scienza e giustizia naturale secondo il quale le due parti devono poter essere ascoltate in modo completo ed equo. Audiatur et altera pars!”.
In queste righe questi uomini ribelli, questi divergenti che non accettano di salire sul carro del vincitore, affermano che una rete globale di professionisti è pronta a chiarire che il clima deve essere meno politicizzato, mentre la politica ambientalista deve essere più scientifica.
Gli scienziati devono affrontare apertamente le incertezze e le esagerazioni nelle loro previsioni sul riscaldamento globale e i leader politici devono valutare in modo spassionato i benefici e i costi reali dell’adattamento al riscaldamento globale, nonché i costi reali e i benefici attesi della mitigazione.
Poi la spiegazione: il clima varia da quando esiste il pianeta con fasi naturali fredde e calde. “La piccola era glaciale si è conclusa solo di recente, intorno al 1850, quindi non sorprende che oggi stiamo vivendo un periodo di riscaldamento”. Il caldo, intanto, cresce con un ritmo inferiore alla metà di quanto era stato inizialmente previsto e meno della metà di ciò che ci si poteva aspettare.
Poi questi dissidenti si soffermano su un fatto di rilevante importanza: la Co2 non è un inquinante. È anzi essenziale per tutta la vita sulla Terra. La fotosintesi è una benedizione. Più Co2 fa bene alla natura, rende il globo verde: l’aggiunta di anidride carbonica nell’aria ha portato ad un aumento della biomassa vegetale globale. È anche buono per l’agricoltura, aumentando i raccolti in tutto il mondo.
Insomma un chiaro messaggio a Greta, ai gretini e ai cattivi maestri che cavalcano “l’emergenza” lucrando economicamente e culturalmente sulle giovani generazioni. La vostra teoria potrebbe essere sbagliata.