Prendi uno che sì e no ha uno stipendio medio di 1000 euro al mese, mandalo in parlamento dove ne prenderà 5000 e vediamo se non obbedisce ai dettami del leader anarchico. La verità è che tutti gli elettori di Grillo sognano – chi più chi meno – di poter diventare essi stessi deputati o senatori. Sono iconoclasti innamorati delle loro icone. Le distruggono perché non possono averle hic et nunc. E’ in fondo il paradigma dell’anarchismo, teoria da frustrati con poche idee ma tutte rigorosamente confuse.
di Francesco Colafemmina
Ebbene, V per Vendetta ha quasi tutto in comune con il moVimento 5 stelle. Il film fu prodotto dalla Anarchos Production, più che una casa cinematografica, una sorta di programma fantapolitico. E quel famoso logo è entrato nel movimento di Grillo a partire dal V-day del 2007. Lì la V stava per “Vaffanculo” e non per Vendetta (quasi per omaggiare il futuro destino pecoreccio del movimento) ma il significato era identico. Basta capovolgere la
A inserita nel cerchio, simbolo dell’anarchismo, per capire il significato di quella V tuttora fondamentale nell’immagine del grillismo. Alla V si univa anche il numero 5, ricordo del 5 novembre 1605, data della Congiura delle polveri ordita dal simpatico Guy Fawkes, cospiratore cattolico che intendeva far saltare in aria il Parlamento assieme al Re.
Guy Fawkes, la cui maschera era indossata dal protagonista del film, è tornato naturalmente in auge grazie ad Anonymous o agli indignados: tutti hanno calzato quella maschera pur ignorandone la storia.
Insomma non si tratta di “gombloddismo” di quart’ordine, bensì della reale portata di quel fantasioso personaggio. V for Vendetta fu infatti creato nel 1982 dall’occultista, mago e anarchico scrittore di fumetti Alan Moore. Anarchico? Ma cos’è l’anarchia? ”La gente pensa che sia una pessima idea perché in un mondo anarchico la gang più grossa è quella che comanda”. Così Moore che in realtà sostiene un anarchismo organizzato in modo tale da poter combattere questo disordine capitalistico dove la gang più grossa arraffa tutto per sé.
Il pensiero di Grillo è analogo. Il MoVimento non si richiama ufficialmente all’anarchismo. Piuttosto ama soffocare l’anarchismo in una ricerca di facciata della democrazia diretta. Ne parlavo una volta con un tecnico informatico – guardacaso l’intero establishment del MoVimento è fatto di tecnici informatici, non hacker, ma per lo più sfigatoni di provincia. Lui mi portava come esempio di democrazia diretta quello ateniese… Lo bloccai subito. Un tecnico informatico che mi parla di Pericle – per dire – già mi sembrava una eccessiva anomalia. E volli per un attimo educarlo in merito
La democrazia diretta ateniese si basava anzitutto su quella che noi chiameremmo “discriminazione sociale”. Niente donne, niente meteci, niente figli di meteci, niente schiavi. Eh già, c’erano pure gli schiavi! In più era una democrazia diretta formalmente. La maggior parte dei cittadini tuttavia si dedicava agli affari propri (mandare avanti la bottega, curare l’uliveto, potare i vigneti, contrattare i viaggi delle navi mercantili, etc. etc.).
Solo pochi ricchi latifondisti potevano dedicarsi notte e giorno alla “politica”. E gli altri cittadini li rispettavano perché sapevano che l’aristocrazia sapeva ben amministrare (Solone – un aristocratico – era stato in grado di risollevare anche le sorti dei derelitti, abolendo quella che nel medioevo tornerà sotto forma di “servitù della gleba”).
Quando arrivò invece il demagogo Pericle e introdusse lo stipendio (certo minimo) per i funzionari pubblici eletti (ad esempio i giudici) ciò modificò la struttura della democrazia ateniese. Se prima si dava ascolto all’aristocratico illuminato e sapiente, ora si trattava di guidare folle di banderuole che erano state caricate di una responsabilità inusitata, ma che non sapevano mai che pesci pigliare perché tutto sommato di amministrazione della cosa pubblica non capivano un tubo. E nacquero i demagoghi. E l’oratoria si fece politica perché chi meglio parlava, o chi convinceva di più, avrebbe poi ottenuto provvisori successi politici.
Questo non certo per negare la bellezza della democrazia, ma per mettere in discussione l’idiozia della “democrazia diretta”. Un autentico falso storico
Tuttavia ciò che il MoVimento di Grillo vuole attuare è in verità un governo anarchico. Spiace che non voglia chiamarlo con il suo vero nome
Scopo dell’anarchismo non è infatti la conquista del potere, ma la sua distruzione. Sostituire il “potere” con il mutuo contratto fra individui che non delegano nulla, che aderiscono piuttosto a delle idee di cambiamento e possono diventare protagonisti del cambiamento
Si dirà: “ma Grillo è un dittatore!”. No, il suo sistema-movimento è organizzato secondo i dettami dell’anarchismo. Non vi è un Capo-padrone, ma un leader, un portavoce, un catalizzatore del sogno/sentimento diffuso che gli aderenti al movimento possono cambiare, modificare, aggiornare in maniera condivisa.
La massima benthamiana “everyone counts for one” è d’altro canto una chiara indicazione di come in Grillo convivano due anime: quella anarchica e quella libertaria/utilitaristica. I diritti del singolo non possono essere pretermessi, ma vanno esaltati fino a fare di ciascuno il governante di sé. An-archia, senza un comando. Ognuno comanda se stesso e non ha un capo
Questo nella teoria… Nella pratica invece questo anarchismo socialistizzante ma con qualche tocco di sano utilitarismo rischia di trasformarsi nella conclamata decadenza della cultura occidentale, in una oclocrazia terminale e confusa. Anzi è già – con ogni certezza – il regno delle capre, nel senso sgarbiano del termine. Antipolitico, ma anche anticulturale, il movimento grillino è il luogo in cui pascolano miti greggi di italiani portatori di una subcultura sovversiva, quella del web
Quando Grillo e Casaleggio lanciarono i meetup avevano ben chiaro in testa che per creare un movimento anarchico serve radunare gruppi che non solo siano privi di un reale potere (anche culturale), ma che abbiano la presunzione di ottenerlo così su due piedi, senza mediazione culturale o politica. Il cittadino deve “rivendicare” i propri diritti ma avere anche una dose di superbia, di presunzione in più per abbattere il sistema ordinato (sebbene spesso malfunzionante) nel quale dovrebbe esercitare i suddetti diritti. E i due fondatori del movimento capirono che solo il web avrebbe potuto offrirgli questo genere di adepti
Il web infatti per la tipica discrasia fra fini e mezzi è per molti non semplicemente un mezzo potente ma un autentico fine. E’ un’armatura adamantina in grado di proteggere la fragilità dell’ignoranza, una spada più diretta e grosseur, ma anche più efficace della cultura. Chi la detiene, chi conosce le chiavi di decrittazione del web, è come se possedesse Excalibur.
E’ soprattutto un mezzo più “democratico” della tv. Perché se al telegiornale dici cazzate non torni più in video, se invece le scrivi sul tuo blog diventi più famoso di Carlo Rubbia e quindi anche più saggio di lui. Grillo col suo blog ha dato l’esempio. Non è importante chi egli sia, quale cultura abbia, quale capacità imprenditoriale o amministrativa. E’ importante che abbia séguito. Che sia famoso.
La fama è strumento di autorevolezza sul web. Così il movimento ha radunato le copiose vittime dell’impotenza culturale informatica. Periti informatici ne hanno costituito la spina dorsale. Poi sono arrivati i laureati a costituirne il volto o forse il belletto elettorale (giacché il programma del movimento prevede l’abolizione del valore legale delle lauree). E da un esercito di capre il movimento si è presto trasformato in quello dei sacerdoti del “voglio anche se non posso”, paradigma non solo proprio della società dei consumi contemporanea, ma massimamente dell’italiano medio
Prendi uno che sì e no ha uno stipendio medio di 1000 euro al mese, mandalo in parlamento dove ne prenderà 5000 e vediamo se non obbedisce ai dettami del leader anarchico. La verità è che tutti gli elettori di Grillo sognano – chi più chi meno – di poter diventare essi stessi deputati o senatori. Sono iconoclasti innamorati delle loro icone. Le distruggono perché non possono averle hic et nunc. E’ in fondo il paradigma dell’anarchismo, teoria da frustrati con poche idee ma tutte rigorosamente confuse.
A questo punto non vale la pena aggiungere altro. Il film V per Vendetta terminava con una gloriosa esplosione del parlamento col sottofondo dell’Ouverture 1812 di Tchaikovsky. Personalmente non avrei alcuna obiezione rispetto a questo finale. Aspetterei soltanto che il parlamento si riempia di soli grillini, magari dopo un’ulteriore tornata elettorale. Avremmo ottenuto così da un lato la purificazione della politica tradizionale e dall’altro l’ordalia solenne del grillismo che, bruciando, non farebbe altro che attestare la propria natura di mistica menzogna.