[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
Non conosciamo con esattezza l’anno di nascita di questo vescovo pistoiese vissuto nel XIV secolo. Certamente apparteneva a una delle famiglie di più antica nobiltà cittadina, quella dei Franchi Boccagni. La sua vocazione religiosa si manifestò abbastanza presto e lo portò a indossare l’abito dei domenicani nel convento di Firenze. Quello era un ordine di predicatori e il Franchi lo fu in grado eminente.
Ora, di solito gli intellettuali solo di rado sono anche bravi amministratori, ma nel caso del Nostro i due talenti coincisero alla perfezione, tanto che i suoi confratelli decisero di eleggerlo priore. Non solo, ma lo riconfermarono nella carica per altre tre volte. E forse se lo sarebbero tenuto vita natural durante se non fosse intervenuta la richiesta da parte della città di Pistoia di averlo come vescovo nel 1378.
Il Franchi non deluse le aspettative e fu vescovo costruttore e padre dei poveri, amatissimo dal suo gregge anche perché continuò a seguire rigorosamente la regola del suo ordine. Un sant’uomo, insomma, ma chiamato a essere pastore in anni parecchio difficili. Infatti, i disastri della Peste Nera, scoppiata trent’anni prima e mai del tutto scomparsa, avevano ridotto l’Europa a un deserto e infuriato vieppiù dove la gente viveva a stretto contatto, come i monasteri.
C’era molto lavoro da fare, davvero, e il nuovo vescovo si rivelò all’altezza del compito. Nel 1400, presentendo la morte, si dimise e tornò al suo convento a fare il semplice frate. Infatti, morì l’anno seguente. Ora vorrei segnalare l’interessante Storia dei marrani di Cecil Roth (Marietti).
Il Giornale 26 maggio 2005