[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
Nobile cresciuto alla corte di Pipino il Breve, era amico fraterno di Carlo Magno. Nel 781 fu nominato Primicerius Palatii e posto a far parte del consiglio di tutela del figlio di Cado, Pipino, che aveva quattro anni ed era stato appena incoronato re d’Italia. Nel 787 Angilberto si stabilì alla corte palatina e divenne membro dell’Accademia fondata dal suo maestro, il celebre Alcuino. Angilberto ebbe la direzione della cappella di palazzo. Era un cortigiano raffinato, perfetto esemplare di gentiluomo di quella che fu chiamata «rinascenza carolingia».
Gran signore, gran cultore d’arte e poeta, sposò Berta, figlia di Carlo. Ne ebbe due figli: Harnid e Nithard. Quest’ultimo divenne il famoso storico di Ludovico il Pio. Angilberto fece ulteriore carriera: divenne duca della Francia Marittima con l’incarico di difendere contro le incursioni dei Dani il territorio compreso tra la Senna e la foce della Schelda. Ma nel 787 una gravissima malattia lo indusse a fare un voto: se fosse guarito, avrebbe abbracciato la vita monastica.
Effettivamente guari, ma dovette subito intervenire in armi contro i Dani che avevano invaso il regno e si erano spinti fino alla Somme. Alla vigilia della battaglia decisiva, andò a rinnovare il suo voto a Centula, sulla tomba di s. Ricario. E fu esaudito ancora: una tremenda tempesta mise in fuga i barbari. Angilberto mantenne il suo voto, imitato dalla moglie Berta. Nel 790, eletto abate di Centula, prese a viaggiare per portare a termine le missioni che Carlo Magno gli affidava a Roma. Qui assistette anche all’incoronazione di Carlo nell’anno 800. Mori nell’814.
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