Quest’ultimo si staccava dal socialismo utopico coevo, cui dava del «romantico» pretendendosi «scientifico». Tutte queste parentele si saldavano, a valle, nell’antisemitismo, le cui radici stavano in quel secolo (ma nulla aveva da spartire con l’antigiudaismo religioso di quelli precedenti).
Infatti, il teorico del socialismo Alphonse de Tousnel (1803-1885), discepolo del famoso Charles Fourier, scrisse due opere significative: Gli ebrei, re dell’epoca e Storia dell’aristocrazia feudale dei finanzieri.
In esse si stigmatizzava la presunta oppressione esercitata sul mondo dal denaro ebraico. Per il più famoso Pierre Josephe Proudhon (1809-1865), secondo il quale «la proprietà è un furto», gli ebrei erano stati gli inventori del capitalismo ed erano pertanto nemici del genere umano: «Si deve rimandare questa razza in Asia o sterminarla». Il famosissimo Karl Marx (1818-1883), pur essendo ebreo, scrisse un La questione ebraica, nel quale affermava: «Il denaro è il geloso dio d’Israele, di fronte al quale nessun altro dio può esistere».
Nel 1856 pubblicò sul «New York Tribune» un articolo intitolato «Il prestito russo»; in esso c’erano frasi del tipo: «Sappiamo che dietro ogni tiranno c’è un ebreo»; «L’utilità delle guerre promosse dai capitalisti cesserebbe se non fosse per gli ebrei che rubano i tesori dell’umanità»; «Gli usurai contemporanei che stanno dietro i tiranni e le tirannie per la maggioranza sono ebrei. Il fatto che gli ebrei siano diventati tanto forti da mettere in pericolo la vita del mondo ci induce a svelare la loro organizzazione, i loro scopi, affinché il loro lezzo possa risvegliare i lavoratori del mondo a combatterli e ad eliminare un simile cancro». ù
Hitler fondò un partito di «socialismo nazionale» o nazionalsocialismo, poi contratto in «nazismo», e portò alle estreme conseguenze simili premesse.