[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
Di questo santo, che era medico, porto sempre in tasca una reliquia “da contatto” (cioè, un pezzetto di stoffa che ha toccato il corpo del santo) e vi assicuro che funziona. Nato a Cremona, si addottorò a Padova. Dopo aver esercitato la professione comprese che la sua strada era un’altra e nel 1528 si fece sacerdote.
Fu confessore di Ludovica Torelli, contessa di Guastalla. Con lei fondò a Milano la congregazione religiosa delle “Angeliche”, che si occupava delle ragazze a rischio (di marciapiede). Con un gruppetto di nobili creò i Chierici Regolari di s. Paolo, che furono approvati dal papa Clemente VII e confermati da Paolo III. Questi preti predicavano per le strade e si sforzavano di seguire le linee di rinnovamento controriformistiche, ma incontrarono opposizioni nel clero locale. Furono perfino denunciati all’Inquisizione in due riprese, nel 1534 e tre anni dopo. Ma il Sant’Uffizio ogni volta rigettò le accuse.
Il centro della nuova congregazione divenne la chiesa milanese di San Barnaba, che finì per fare individuare quei padri come “barnabiti”. Lo Zaccaria introdusse l’usanza di esporre il SS. Sacramento per tre giorni consecutivi di adorazione e di far suonare le campane ogni venerdì alle tre del pomeriggio, per ricordare la morte di Cristo.
Si dimise da superiore a favore del nobile milanese Iacopo Antonio Morigia (che, insieme a Bartolomeo Ferrari, fu il suo primo compagno) e andò ad aprire un’altra casa a Vicenza. Mentre predicava a Guastalla si ammalò gravemente e fu portato nella sua casa a Cremona. Morì nel 1539 tra le braccia della madre. A trentasette anni.
Il Giornale 5 luglio 2005