Il “buio medioevo” e una autentica invenzione della propaganda illuminista. In realtà fu l’epoca della grande maturità del mondo cristiano occidentale. Un saggio di Franco Cardini svela la grandezza dei secoli XII e XIII.
di Adolfo Morganti
Limitarsi a lamentarsi di una siffatta situazione, come sempre, non serve. Per i cristiani, italiani ed europei, è necessario dotarsi degli strumenti utili a una didattica della storia libera da ideologismi. La Collana L’Altrotesto, promossa dall’Associazione Culturale Identità Europea, è nata a questo scopo: articolata su una serie di volumetti autonomi e arricchiti da appendici didattiche, opera delle migliori firme della cultura non conformista, con un prezzo “politico” fissato in L.12.000 (6,20 Euro) questa Collana ha conosciuto da quando è nata, nel 1999, un crescente successo che ne ha fatto un autentico “caso editoriale: il passaparola degli operatori della scuola, degli studenti, dei genitori ha dimostrato di poter supplire alla sintomatica “campagna di silenzio” con cui la stampa nazionale ha cercato di ignorare l’evento.
All’interno del XXI Meeting per l’Amicizia fra i Popoli, nello scorso agosto, la presentazione degli ultimi due volumi della collana (L’apogeo del Medioevo di Franco Cardini e Lo studio della Letteratura europea. Un percorso da Dante a Solgenitsin di Rodolfo Quadrelli) ha registrato un assolutamente previsto grande successo di pubblico (dilagante fuori dalle sale messe a disposizione), e ha conosciuto momenti di grande, autentica partecipazione. In particolare, qui, ci interessa soffermarci sulla nuova, stimolante e preziosa immagine del Medioevo cristiano che emerge dal breve saggio di Franco Cardini, Apologia del medioevo cristiano.
Lungi dall’essere il tempo della stasi e dell’oscurità, della guerra endemica e della povertà culturale ed economica, nel Medioevo si può ammirare il tempo della maturità del mondo cristiano occidentale, dalla metà del XII alla metà del XIII secolo.
Tempo di grande vitalità e rinnovamento religioso: concependo sé stessa come, evangelicamente, semper reformanda, la Chiesa del pieno Medioevo europeo dimostra la forza di una tensione spirituale essenziale che diviene lievito di trasformazione dell’intera società cristiana; una spinta che coinvolge tutti i ceti in cui la Cristianità sapeva articolarsi, e era costituita da almeno tre componenti: da una parte, c’era una vigorosa pattuglia di monaci e di politici ben decisa ad eliminare dal corpo del clero gli elementi indegni e a stabilire nella vita della Chiesa l’egemonia del clero sul laicato; dall’altra, c’erano dei mistici preoccupati della degradazione alla quale l’infeudamento della Chiesa ai laici aveva condotto la vita spirituale; e infine v’erano molti esponenti dello stesso basso clero e del laicato, fin da allora in prima fila nella difesa dell’esperienza cristiana e della giustizia.
Non a caso l’apogeo del Medioevo è tempo di grande espansione del monachesimo, che a sua volta cresce e si rinnova, ritornando alle origini, in una serie di esperienze a più emblematica delle quali è senz’altro quella cistercense: “Caratteristica dei cistercensi è quindi quella di un ordine seguace della povertà assoluta e informato a una visione mistica della vita religiosa – secondo quelle che erano state alcune delle esigenze di rinnovamento e di purificazione della Chiesa affiorate anche durante la riforma -‘ma che non per questo si chiude in una sorta d’immobilismo contemplativo. AI contrario, i cistercensi sono dei lavoratori dei dissodatori dei colonizzatori. In questo senso l’Ordine cistercense si sviluppa non a caso in quel XII secolo che vede in tutta Europa un grande slancio demografico ed economico. Dal centro delta Francia con le grandi abbazie di Cìteaux e di Clairvaux, i cistercensi si diffusero in tutta Europa, dalla Galizia alla Germania orientale e dalla penisola scandinava alla Sicilia.” (F. Cardini, op. cit.)
E nello stesso tempo – e non a caso – è l’epoca della nascita dell’Università europea, e delle grandi scuole filosofiche cristiane, come quella di Chartres: il Medioevo cristiano si rivela essere il tempo in cui lo studio della Sapienza diviene patrimonio comune a lutto il popolo, l’epoca in cui si discuteva dello storico dibattito filosofico e teologico tra San Bernardo di Chiaravalle e Abelardo non nel chiuso delle aule accademiche, ma dentro alle botteghe e nelle piazze di Parigi.
Questo impressionante dinamismo spirituale e culturale non fu sempre privo di tensioni e di conflitti: l’apogeo del Medioevo fu anche il tempo del trionfo della Chiesa gerarchica, opera di Lotario di Segni, divenuto in giovane età Papa con il nome di Innocenzo III, che con inesausta energia si dedicò alla riorganizzazione delle terre della Chiesa, alla creazione di un rinnovato rapporto con i comuni dell’Italia settentrionale e centrale, che sottraesse quello che allora si chiamava il regnum ltaliae dalle suggestioni d’un troppo stretto rapporto con la Germania, alla soluzione delle questioni aperte in Germania stessa e nel Meridione d’Italia dalla morte di Enrico VI, al tentativo di riunione della Chiesa, fin da allora divisa nei due mondi latino e greco, e all’organizzazione di una nuova Crociata per la liberazione di Gerusalemme e della Terrasanta.
Proprio quest’ultimo tentativo condusse ai triste episodio della deviazione verso obiettivi mondani della IV Crociata, e si tratta di una storia ancor oggi di grande attualità che vai la pena – a titolo di esempio – di ricordare: nel 1202 le forze crociate erano concentrate a Venezia, la quale da parte sua offriva una potente flotta – 50 galee – per trasportarle oltremare. il contributo veneziano non era tuttavia gratuito: l’armata crociata non aveva fondi sufficienti a pagare la flotta, e l’anziano ma energico doge veneziano Enrico Dandolo propose ai crociati di sdebitarsi aiutando Venezia a sottomettere la città dalmata di Zara, che le si era ribellata: così avvenne ma il saccheggio di una città cattolica come Zara da parte di truppe crociate fu un vero scandalo per tutta la Cristianità, e Papa Innocenzo III intervenne e scomunicò i Veneziani.
Nei luglio 1203 Veneziani e crociati giungevano a Costantinopoli, sconfiggevano Alessio III e restauravano sul trono imperiale Isacco e il figlio Alessio IV, ma la loro avidità provocava una rivolta d’una parte dell’opinione pubblica bizantina, stanca delle continue ingerenze occidentali nella politica dell’impero e nella stessa vita della capitale; ad essa fu risposto con un feroce saccheggio della città e con il rovesciamento dell’impero bizantino: una ferita che ancor oggi è vissuta come aperta da gran parte dei cristianesimo orientale.
Una ferita di cui il Papa non porta responsabilità, anche se fu compiuta nei nome della Croce da chi aveva già imparato a servirsi del Sacro Segno per coprire interessi mercantili assai più umani. Ma anche nella tragicità degli eventi traspare la diversa qualità di un tempo in cui il Cattolicesimo non era solamente una religione, ma l’anima di una cultura universale e di una sintonia profonda tra popoli e culture. Appare infatti incredibile a ricchezza e la complessità dell’Europa dei tempo della Cristianità: tempo di rinascita anche tecnologica ed economica. Riscoprirne l’ampiezza e la bellezza, la profonda spiritualità e quindi la capacità di cambiare a realtà e la storia, è ancor oggi privilegio e dovere di ogni cristiano.
Bibliografia:
Franco Cardini, L’apogeo del medioevo. I secoli XII-XIII, Il Cerchio iniziative Editoriali, Rimini 2001.
Régine Pernoud, Luce del Medioevo, ed. accresciuta a cura di Marco Respinti, Gribaudi, Milano 2000.
Régine Pernoud, Medioevo. Un secolare pregiudizio, Bompiani, Milano 1983.
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