Areta

“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

Areta di Nagran

di Rino Cammilleri

Molto probabilmente la famosa cantante jazz (ma anche soul e rythm’n’blues) che di cognome fa Franklin deve il suo nome a questo santo. Anzi, a questi santi, perché ce ne sono tre e due di loro sono festeggiati nello stesso giorno, oggi: Areta di Kiev e Areta di Nagran. Il primo, vissuto nel XII secolo, si fece monaco nella celebre «laura» detta Percerskaya Lavra, a Kiev. A quel tempo era in uso tra i monaci accettare ricchi doni.

Areta divenne ricchissimo in oggetti preziosi. Con la ricchezza venne anche l’avarizia, e il monaco si ridusse a negare l’elemosina ai poveri. Quando gli rubarono tutto, cadde in uno stato di prostrazione così grave da portarlo vicino alla morte. Gli apparve un angelo, e lo minacciò di dannazione eterna se non si fosse ravveduto. Areta guarì e cambiò completamente. Si votò alla povertà assoluta e la sua totale fiducia nella Provvidenza divenne proverbiale.

Quando morì, in un anno imprecisato, venne sepolto sulle rive del Dnieper. L’altro Areta è un santo etiopico noto anche come al-Harit. Nel VI secolo il re degli Himyariti, Du Nawas, si convertì al giudaismo e scatenò una feroce persecuzione contro i cristiani. Nel 523 assediò la città cristiana di Nagran. Poiché non riusciva ad espugnarla, promise salva la vita ai suoi abitanti. I quali, allo stremo per la fame, gli aprirono le porte.

Ma lo spergiuro Du Nawas diede il via al massacro. Areta, primo dei magnati cittadini, protestò e venne decapitato con tutta la sua famiglia (moglie e cinque figlie). Tutti quelli che accorsero a bagnarsi col suo sangue in segno di devozione furono trucidati (trecentoquaranta in tutto).

24 ottobre