Alleanza Cattolica 1 Ottobre 2021 ù
di Marco Invernizzi
Ogni tanto vengono pubblicati dei libri che meritano di essere riletti più di una volta, perché nutrono, non sono banali, non “durano” soltanto lo spazio di un mattino. Uno di questi è l’ultimo di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, La vera Europa. Identità e missione, edito da Cantagalli, con l’introduzione di Papa Francesco, così da togliere elementi di divisione rancorosa a chi da anni si esercita nella contrapposizione fra i due Papi, non rendendosi conto delle ferite con le quali così colpisce il corpo della Chiesa.
C’è una frase nel primo capitolo (l’unico inedito) che merita attenzione: «il concetto di matrimonio omosessuale è in contraddizione con tutte le culture dell’umanità che si sono succedute sino a oggi, e significa dunque una rivoluzione culturale che si contrappone a tutta la tradizione dell’umanità sino a oggi».
In sé esprime una verità ovvia: non siamo di fronte a una rivoluzione culturale qualsiasi, ma alla messa in discussione dell’umano in quanto tale e in particolare, spiega Ratzinger, all’«essenza di quello che è chiamato matrimonio». Tuttavia non sembra che questa ovvietà sia percepita come tale da chi crede che matrimonio e famiglia siano il fondamento della società. Il mondo cattolico e quello genericamente conservatore continuano a sopravvivere facendo le loro cose quotidiane, certo importanti, dando però l’impressione di sottovalutare l’ennesimo grido di allarme che proviene dal Papa emerito, confortato da quello regnante.
Quest’ultimo, Papa Francesco, scrive infatti: «Benedetto XVI non ha paura di denunciare negli anni con grande coraggio e lungimiranza le tante manifestazioni di questa drammatica rinuncia all’idea di creazione, sino alle attuali, ultime conseguenze, descritte in modo assolutamente chiaro e convincente nel testo introduttivo (che è quello a cui ho fatto riferimento)».
Di fronte a questa situazione descritta nel capitolo introduttivo (sedici Stati europei che hanno già legalizzato il matrimonio omosessuale, ai quali si deve aggiungere la Svizzera dal 26 settembre), Ratzinger pone la domanda su chi sia l’uomo, su come ciascuno si percepisca nel clima culturale attuale e «se ci sia un Creatore o se non siamo tutti solo prodotti di un fare». Il suo libro, nei capitoli successivi, contribuisce a dare una risposta.
Con un linguaggio accessibile, il Papa emerito esprime giudizi motivati per aiutare il lettore a farsi un’opinione su che cosa significhi essere un uomo europeo. Chi è l’uomo? E chi è l’uomo europeo, quello la cui storia affonda nella sintesi espressa da tre città, Atene, Gerusalemme, Roma?
Non si può parlare di Europa, spiega Ratzinger, senza tenere insieme la ragione scoperta dalla filosofia greca e la lunga storia della Salvezza, che comincia con la promessa che Dio rivolge ad Abramo, continua dentro il popolo di Israele e, poi, nella Chiesa che nasce dal sacrificio di Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo. Ma appartiene all’Europa, scrive, anche quella separazione di fede e legge, che nella res publica christiana del Medioevo era rimasta piuttosto nascosta» e che, invece, nell’epoca moderna «viene attuata in modo coerente» in un «dualismo fruttuoso di Stato e Chiesa», anche se questa descrizione dell’epoca moderna corrisponde a «come essa voleva vedersi, ma in concreto non lo è mai stata».
Tuttavia l’Europa oggi marcia in un’altra direzione. Papa Francesco, di ritorno dal viaggio pastorale in Ungheria e Slovacchia, ha detto: «c’è un pericolo: che sia soltanto un ufficio di gestione, l’Unione Europea, e questo non va. Deve andare proprio alla mistica [allo spirito], cercare le radici dell’Europa e portarle avanti. E credo che tutti i Paesi debbano andare avanti. È vero che alcuni interessi, forse non europei, cercano di usare l’Unione Europea per le colonizzazioni ideologiche, e questo non va.
No, l’Unione Europea dev’essere indipendente in sé stessa, e tutti i Paesi allo stesso livello, ispirati dal sogno dei grandi fondatori. Questa è la mia idea». Detto meno diplomaticamente, l’Unione Europea sembra proprio andare in tutt’altra direzione rispetto alle radici dell’Europa.
E allora si pone il problema. Come fare a proporre quanto sostiene il Pontefice emerito, come renderlo fruibile agli uomini di oggi, letteralmente senza radici, soprattutto i giovani, vittime ieri delle ideologie del Novecento e oggi della “dittatura del relativismo”?
Anche su questo il libro di Benedetto XVI ci aiuta. Nell’esprimere i motivi della sua speranza, nell’ultimo capitolo del libro, Ratzinger dice che «le ideologie hanno un tempo contato. Sembrano forti, irresistibili, ma dopo un certo periodo si consumano, non hanno più la forza in loro, perché manca loro una verità profonda. Sono particelle di verità, ma alla fine si sono consumate». Solo il Vangelo è vero.