Abstract: attenti a parlare senza mettere le mani avanti perchè col dilagare della dittatura del politicamente corretto si rischia di perdere il diritto di parola. Un articolo ironico per denunciare un problema serio che sta infettando anche la nostra stampa e il nostro modo di esprimerci. ormai sono in pochi a cominciare un discorso senza inziare dicendo: “premetto che…”
Tempi 28 Maggio 2022
Premesso che senza premesse
non si può più scrivere nulla
Parlare di guerra in Ucraina, Covid, dad, Trump, Blanco, molestie, razzismo, gender, Maneskin, donne, gonne, diritti, carbonara, o dell’arte di parlarne mettendo le mani avanti. Pena il diritto di parola
di Caterina Giojelli
Premesso che la Russia è l’aggressore e l’Ucraina l’aggredito, che la pace non è una resa, che vogliamo la pace e non i condizionatori accesi, che la crisi non è dovuta all’espansione della Nato nell’est e nemmeno degli Stati Uniti in Europa, che l’Ucraina non è infestata dai neonazisti e che non è sempre appartenuta alla Russia, che Maidan non è stata una manifestazione di sinistra, che le sanzioni servono, le armi pure e che Putin non ci sta ricattando con il gas.
#Andratuttobene, forza dad, buu alle penne lisce
Premesso che qui a Tempi siamo tutti vaccinati con tre dosi, che abbiamo il super green pass in tasca, la mascherina sul naso e nel cuore il bene comune, che abbiamo abbracciato i cinesi, che il Covid non è solo un’influenza e circola anche d’estate, che bere un bicchierino di liquore a base di sambuco non protegge dal virus e che #andratuttobene.
Premesso che la didattica in presenza è insostituibile, epperò la scuola non è un parcheggio, la dad è la più straordinaria occasione di esplorazione cognitiva dai tempi del “cinema intellettuale” di Ejzenštejn, che i ragazzi dispongono già di una “dotazione di bordo” digitale sconosciuta a noi adulti e poi mica devono andare in guerra con l’elmetto ma alla scrivania coi pantaloni del pigiama, e che le soft skills contano, lo smart working funziona e che le penne lisce fanno cagare.
In ogni caso, maledetto Trump
Premesso che Orbán è un dittatore, Bolsonaro un dittatore, Erdogan un dittatore, ma che il gran dittatore in chief è sempre lui: Donald Trump, l’incubo rovina cose coi capelli arancioni che ha aperto l’era del “patriot or pussy”, che ha precipitato il mondo nella melma della violenza di genere, che ha lasciato che la democrazia morisse nel buio mentre lui giocava a golf come manco Stalin, Pol Pot, Mao, Mugabe, che comunque vada è sempre colpa di Trump e che la storia della salvezza si poteva compiere solo con l’avvento delle memorie dell’ex presidente Usa Barack Obama in libreria e il cattolico adulto Biden alla Casa Bianca.
Premesso che parlare è violenza, tacere è violenza, palpeggiare Blanco è molestia, la molestia è l’anticamera dello stupro, love is love, le donne trans sono donne, gli uomini hanno le mestruazioni e possono partorire, il sesso biologico non esiste, che il gender se l’è inventato Massimo Gandolfini, il maschio è tossico, la mamma è un concetto antropologico e che cos’è una donna «dipende dal contesto».
Abbasso Dumbo, la destra e i cotton fioc
Premesso che Kant, Washington, Voltaire, Nietzsche ma pure Dumbo e John Wayne erano razzisti, che il peccato originale del razzismo è la schiavitù, i colpevoli sono sempre i bianchi, i poliziotti, i maggiordomi e Radu, che le vittime sono solo i neri e i nativi, che tutte le vite contano, che la matematica è antirazzista, le colpe dei padri bianchi devono ricadere sui figli, la dittatura del politicamente corretto è un’invenzione delle destre, si vive e si muore di post-verità, la mamma delle fake news è sempre incinta, la cancel culture non esiste e nemmeno la carbonara con la pancetta.
Premesso che non c’è più tempo, dobbiamo fare in fretta, la nostra casa è in fiamme, siamo all’inizio di un’estinzione di massa e tutto ciò di cui parliamo sono soldi e favole di eterna crescita economica (how dare we?), che i cambiamenti climatici sono tutta colpa dell’uomo, che abbiamo rubato il futuro ai nostri figli, che i giovani si sono rotti i polmoni, che noi vecchi dobbiamo far girare le pale e non le palle, porre fine all’era del fossile e costruire un mondo plastic free senza trivelle, tap, tav, palettine del caffè e cotton fioc.
Quegli arditi di Damiano e le gonne del Righi
Premesso che il vero virus è il fascismo e la cultura il suo vaccino, che a Roma ci sono più buche che romani e più Lgbtqia* sulla Stampa che al Pride di Torino, che Giorgia Soleri non è solo la fidanzata di Damiano dei Maneskin ma nessuno è coraggioso come lui quando le canta a Putin dal palco del Pala Alpitur, a soli 2.900 chilometri dal Cremlino, e che come tutti i giornalisti siamo avvinti dall’«estrema maturità» dimostrata dei ragazzi del liceo Righi nello sguainare hashtag, ombelichi e gonnelline per salvare il paese dal Medioevo, il vaticano, il sessismo, il patriarcato e la prostituzione sulla Salaria.
Meglio un ovulo congelato oggi che Elisabetta Franchi domani
Premesso che la società è più avanti della politica, la cannabis non fa male, ne uccide di più l’alcol, il fumo e il motorino, l’eutanasia è un diritto, l’aborto è un diritto, l’utero in affitto è un diritto, che l’assenza di ius soli o ius culturae subordina il diritto di essere riconosciutə al dovere di essere assimilatə, che è meglio congelare un ovulo oggi che trovare lavoro da Elisabetta Franchi domani.
Premesso che ormai non si può più scrivere nulla senza fare duecentomila premesse altrimenti non hai diritto di parola, volevamo finalmente cominciare il nostro articolo ma è finito lo spazio.
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