Giovani sempre più violenti e senza pudore. Cosa dunque viene taciuto, nell’esposizione di questi fatti? Che questi adolescenti agiscono in uno stato di coscienza alterata. Da cosa? Da droghe, la cannabis e i suoi derivati innanzitutto
di Risè Claudio
Il pudore, ad esempio, non è una “costruzione culturale”, come vorrebbero le teorie relativiste, è una pulsione umana istintiva. Anni fa ci fu una famosa disputa su questo, che mise a rumore il mondo universitario internazionale. Da una parte c’era il famoso sociologo Norbert Elias, teorico del “processo di civilizzazione” che sosteneva appunto l’origine culturale del pudore, confermata da un disegno di altra epoca dove uomini e donne facevano il bagno, nudi.
Dall’altra, l’antropologo Hans Peter Dürr, che aveva ben visto tra i “primitivi” la spinta primordiale al pudore, dimostrò che quel disegno non rappresentava una piscina pubblica, ma una casa di piacere, dove prostitute e clienti facevano il bagno. Il prendere in castagna uno dei vati sulla cui opera è costruita la visione relativista costò la carriera a Dürr, i cui testi fondamentali non furono più tradotti fuori dalla Germania, se non da editori minori.
Tuttavia la verità è questa: il pudore è impulso naturale, cui si rinuncia solo dietro denaro, o per alterazione della coscienza per fatti esterni. Cosa dunque viene taciuto, nell’esposizione di questi fatti? Che questi adolescenti agiscono in uno stato di coscienza alterata. Da cosa? Da droghe, la cannabis e i suoi derivati innanzitutto, che viene usata dal 30 per cento della popolazione scolastica, e che si vende tranquillamente davanti, o dietro, gli istituti.
La droga di cui il ministro della Sanità, Livia Turco, ha appena raddoppiato la dose minima consentita, permettendo così al venditore prudente di avere sempre in tasca una “dose consentita”, lasciando al bar dietro l’angolo, o nelle vicinanze, il resto, che andrà a prendere appena smerciata la prima, sufficiente comunque a un’intera classe.
Non si dice che negli stadi lo smercio è aperto, e che i lavandini vengono divelti dopo essersi “fatti”. Raramente si fa un’analisi del capello, dopo una rissa, o un incidente, anche con effusione di sangue. Infatti, in Italia, i dati scarseggiano. Sappiamo però che nel mondo la maggior parte degli atti di violenza vengono commessi sotto l’effetto di cannabis. Sappiamo anche che prenderla sotto ai 15 anni induce psicosi, spesso non reversibili. Sappiamo che agisce sui centri cerebrali che presiedono alle funzioni inibitorie, che è il modo medico per parlare degli istinti protettivi, come appunto quello del pudore, o del risparmiare l’altro che non ti minaccia.
Sappiamo tutte le cose che hanno spinto gli altri grandi Stati a massicce campagne anticannabis. Noi, però, tacciamo. Allora ci si risparmino anche le interpretazioni sulla “gioventù perduta”, in realtà gettata da Stato e informazione muta in braccio alla droga.