di Andrea Tornielli
L’Italia è un Paese «sfilacciato», addirittura ridotto «a coriandoli», che ha paura del futuro. È dirompente la radiografia che il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, ha fatto ieri pomeriggio aprendo i lavori del Consiglio permanente della Cei.
Sulla mancata visita alla Sapienza, Bagnasco ha dunque confermato che il suggerimento di non andare è arrivato dal governo. È noto che gli inquilini dei sacri palazzi sono rimasti molto amareggiati per le dichiarazioni pubbliche del titolare del Viminale, che prima ha sconsigliato e poi ha detto, davanti alle telecamere, che invece non c’erano problemi.
Parlando più in generale dell’Italia, il cardinale ha affermato che il Paese ha «bisogno di speranza»: «Sembra davvero che, bloccato lo slancio e la crescita anche economica, ci sia in giro piuttosto paura del futuro e un senso di fatalistico declino». Poi Bagnasco ha ribadito il «sì» della Chiesa alla famiglia fondata sul matrimonio, e il «no» alla «regolamentazione per legge delle coppie di fatto, o all’introduzione di registri che surrogano lo stato civile», spiegando che il motivo di tale opposizione non è il moralismo o il desiderio «di infliggere pesi inutili», ma l’indebolimento dell’istituto matrimoniale.
Ai politici cattolici, e le parole in questo caso sono indirizzate a quelli militanti nel Pd che sostengono i Dico, il presidente dei vescovi chiede di non invocare il principio del male minore, perché in questo caso, quando «si tratta di avviare proposte legislative che vanno in senso contrario all’antropologia razionale cristiana, i cattolici non possono in coscienza concorrervi». E su questo «non possono esistere vincoli esterni di mandato», ma per la «politica buona» serve una «scelta trasversale rispetto agli schieramenti».
«La Chiesa – ha continuato – mentre si oppone fermamente alle discriminazioni sociali» motivate dall’orientamento sessuale, «dice anche la propria contrarietà all’equiparazione tra tendenze sessuali e differenze di sesso, razza ed età», rigettando quelle teorie che cercano di togliere «ogni rilevanza alla mascolinità e alla femminilità della persona».
Il cardinale ha quindi applaudito alla moratoria sulla pena capitale, ma anche a quella di Ferrara sull’aborto, «delitto abominevole» e «ingiustizia totale». Bagnasco ha voluto ricordare l’impegno della Chiesa in difesa della vita e ha chiesto che «almeno si verifichi» ciò che la 194 ha prodotto e quanto non si è attivato per la «prevenzione» e l’«aiuto alle donne», auspicando che sia aggiornata sulla base delle «nuove conoscenze e i progressi della scienza», «deliberatamente ignorati» solo nel caso di questa legge: «Come si può non tener conto che oltre le 22 settimane di gestazione c’è già qualche possibilità di sopravvivenza?».
Parole chiare e forti, il presidente della Cei le ha pronunciate anche sulle morti alla ThyessenKrupp: «Ciò a cui forse non si è ancora pervenuti è una sufficiente e corale determinazione a non consentire più eccezioni nei sistemi di messa in sicurezza». La politica «non può più limitarsi alle parole», perché la popolazione è stanca.
Sull’emergenza rifiuti, il cardinale ha detto che non si capisce fino a dove c’entra «la malavita organizzata» e dove «comincia la mala politica, la latitanza amministrativa, l’ignavia delle istituzioni». Allarmante, anche l’emergenza sociale della povertà: «Si sono aggravate le condizioni economiche di molte famiglie». L’azione del governo «ha dato risposte assai parziali», mentre «è urgente una strategia incisiva». Bagnasco ritiene infine che sia necessario «porre mano con urgenza a una politica di rinforzo» degli stipendi e delle pensioni più basse.
(A.C. Valdera)