[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
Di questo santo, patrono d’Europa, ci siamo già occupati e per questa volta non torneremo sulla sua biografia. Diremo invece qualcosa sulla sua famosa medaglietta, ricca di simboli e potente contro i diavoli (sono stato personalmente testimone: un giovane prete, vedendo arrivare un temporale di tutto rispetto sopra il campo-giochi dove aveva radunato i suoi ragazzi, ne brandì una contro le nubi e queste tornarono indietro).
Fu il nobile Brunone, divenuto papa Leone IX nell’XI secolo, a diffonderne il culto quando ne fu guarito miracolosamente. È piena di sigle. CSPB significa Crux Sancti Patris Benedicti (la traduzione è facile). CSSML, Crux Sacra Sit Mihi Lux (qui vi aiuto io : «La santa croce sia la mia luce»).
NDSMD, Non Draco Sit Mihi Dux («Non sia il Dragone la mia guida». VRS, Vade Retro Satana (questo lo sapete tutti). NSMV, Non Suade Mihi Vana («Non mi convincerai a cose vane»). SMQL, Sunt Mala Quae Libas («È male quel che mi offri»). IVB, Ipse Venena Bibas («Bevili tu i tuoi veleni»).
Attorno all’immagine del santo sta scritto: Eius in Obitu Nostro Praesentia Muniamur (eh, sì: quando eravamo avvolti nelle tenebre della superstizione e dell’ignoranza, il latino lo sapevano quasi tutti; per fortuna, dietro incoraggiamento di Gianni Morandi che cantava «Che me ne faccio del latino…», qualche testa gloriosa ha provveduto), «Ci difenda nella nostra morte con la sua presenza».
Cioè, lui, s. Benedetto. Benedetto mille volte perché, col suo semplice «ora et labora» ha creato la nostra mentalità occidentale. Diversamente dalle altre religioni, che orano e basta.
Il Giornale 11 luglio 2005