[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
No, non si tratta del diminutivo di Elisabetta. Non si tratta nemmeno di una donna. Questo santo, Betta, è ricordato come l’apostolo dell’Anglia centrale e della Mercia, due regni dell’antica Inghilterra.
VII secolo: Peada, figlio del re Penda, fu incoronato re delI’Anglia centrale; volle sposarsi e andò a chiedere la mano della figlia del re della Northumbria. Quest’ultimo acconsentì alle nozze, a patto che il giovane, pagano, si facesse cristiano e portasse al battesimo tutto il suo popolo. Peada acconsentì, e fu catechizzato dal suocero. Lui e il suo seguito vennero battezzati da Finan, vescovo di Lindisfarne.
Al momento di partire, Peada chiese quattro sacerdoti che lo aiutassero a evangelizzare la sua gente. Gli diedero tre angli e uno scoto: Cedda, Adda, Betta e Diurna. I quattro partirono e mieterono una copiosa messe. Non c’è da stupirsi: per quelle tribù barbare, il re era anche il sacerdote supremo; se il re decideva di cambiare divinità, il popolo si accodava.
Del resto, era il re il garante della pace con gli dei, e se dimostrava di aver trovato un Dio più potente dei precedenti, era giocoforza seguirlo. Cristianizzata l’Anglia centrale, Peada convinse anche suo padre Penda, re della Mercia, ad accogliere i missionari. E fu così che Cedda, Adda, Betta e Diurna evangelizzarono anche la Mercia e il suo re.
Questo avvenne due anni prima della morte di Penda. Le due regioni che abbracciarono il cristianesimo in quell’occasione, Anglia centrale e Mercia, ebbero un solo vescovo nella persona di Diurna, lo scoto, il quale fu consacrato da Finan. In certe fonti, Betta viene chiamato anche Betti.
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