La demitizzazione dietro la “svolta” sulle apparizioni

La Nuova Bussola quotidiana 30 Maggio 2024

Le recenti norme che rifiutano di esprimersi sulla soprannaturalità non arrivano di punto in bianco. I percorsi che hanno fatto da battistrada partono dalla teologia delle demitizzazione di matrice protestante, che ha l’intento è di razionalizzare la fede, eliminando dai racconti evangelici il miracolismo.

di Stefano Fontana

Nel recente documento che detta nuove norme sulle apparizioni mariane la Chiesa esclude di poter mai dichiarare la loro soprannaturalità. Sulla Bussola è già stato evidenziato come questa novità rompa la relazione tra ragione e fede. La fede non si ritiene più in grado di aiutare la ragione a cogliere la presenza del soprannaturale e la ragione pensa di essere chiusa a questa possibilità. La Chiesa potrà esprimere una valutazione solo sugli effetti storicamente visibili, ma non sull’evento soprannaturale in sé. Inoltre, lo farà in modo storico, ossia con la possibilità di riformulare la valutazione in base alla “storia degli effetti”.

Questo criterio può riguardare le apparizioni mariane, ma anche qualsiasi altra incursione del soprannaturale nella nostra storia, compresi naturalmente i miracoli.

A simili svolte non si arriva di punto in bianco. Quali percorsi della teologia contemporanea hanno fatto da battistrada al sostanziale cambiamento di rotta sulle apparizioni?

In primo luogo la teologia della ”demitizzazione”, processo che ha avuto diverse versioni, con accenti anche molto lontani tra i vari autori, ma che ha dimostrato anche una tenuta fortemente unitaria, insieme alla sua genesi nella teologia protestante che, come si sa, ha fortemente influenzato quella cattolica. Si può senz’altro dire, infatti, che la svolta Fernández sulla impossibilità di dichiarare la soprannaturalità sia di matrice protestante.

La demitizzazione di Von Harnack, Bultmann o Van Buren (ripeto: nonostante la diversità della loro impostazione) è una forma radicale di secolarizzazione del cristianesimo. L’intento è di razionalizzare la fede, eliminando quanto può fare riferimento al mito. I racconti evangelici vanno depurati dal miracolismo della moltiplicazione di pani e pesci, della guarigione di storpi o di ciechi nati, di interventi magici dall’Alto, di figure angeliche, di ascensioni e assunzioni, e di colombe che appaiono in cielo. In alcune versioni la demitizzazione avviene mediante l’applicazione del metodo storico-critico che esamina la Scrittura come qualsiasi altro testo del suo tempo, senza farne una lettura “nella fede”.

A questa tendenza Benedetto XVI aveva rimproverato di essere archeologica e di non esprimere più alcun significato per l’uomo di oggi. In altre versioni l’eliminazione del religioso avviene non mediante una analisi di tipo positivista ma ricorrendo ad ermeneutiche del Vangelo a partire dalla situazione storica dell’interprete, come è avvenuto per esempio nella letture materialiste del Vangelo ispirate allo storicismo marxista o nella teologia della liberazione che demitizzava il Vangelo riconducendone il senso alle lotte di liberazione degli oppressi. In ambedue i filoni, pur nelle notevoli differenze che esistono tra positivismo e storicismo, si intende il trascendente come mito e o lo si esclude o lo si piega sull’immanente.

Karl Rahner

La demitizzazione poi concepì l’incontro con la metafisica greca come una grande mitizzazione della fede cristiana. I Padri della Chiesa furono i grandi imputati per questo misfatto e l’intera Patristica fu vista come la grecizzazione del cristianesimo reso ora statico, speculativo e metafisico. La demitizzazione si combina così con la de-ellenizzazione, ossia con il rifiuto di un trascendente pensato speculativamente e non solo vissuto esistenzialmente. Il motivo principale per questi nuovi percorsi è l’assunto che i linguaggi mitico e metafisico sono incomprensibili all’uomo moderno, che avrebbe, come scrive Van Buren, un linguaggio empirico.

Per questo bisogna parlare di Gesù usando le stesse parole che adoperiamo quando parliamo di altri uomini, allo scopo di rendere Gesù comprensibile all’uomo di oggi, bisogna parlare della storia di Gesù come uomo. i fenomeni trascendenti devono essere ricondotti a significati umani. Un maestro in questo fu Immanuel Kant secondo il quale la religione si riduce a “buone pratiche morali” e tutto il resto – dogmi, riti, miracoli, preghiere – è da considerarsi mito, magia, feticismo e idolatria. Per Kant parlare di Cristo era parlare di un “ideale della perfezione morale”, per Van Buren, Cristo era un “uomo eccezionalmente libero”, per Karl Rahner, non bisogna più parlare di Dio ma dell’uomo. Dio, secondo Rahner, interviene nel mondo solo attraverso le cause seconde, concepirlo diversamente significherebbe parlare di un Dio falso perché ridotto ad un ente sullo stesso piano di tutti gli altri.

Il passaggio della teologia del metodo dogmatico a quella del metodo storico critico e a quello ermeneutico comporta di assumere come criterio di verità per la rivelazione la sua comprensibilità e utilità per l’uomo di oggi. “Scacciare i demoni” vorrà così dire lottare contro le ingiustizie, “parlare lingue nuove” suonerà come esprimersi in modo semplice affinché tutti capiscano, “imporre le mani ai malati e farli guarire” verrà inteso come applicare le norme sanitarie dell’OMS per le pandemie. Il metodo applicato al trascendente sarà uguale a quello utilizzato per i fenomeni storici. Da qui la nuova impostazione circa la valutazione delle apparizioni.

__________________________________________________

Leggi anche:

La nuova Chiesa di Karl Rahner. Il teologo che ha insegnato ad arrendersi al mondo.

Il modernismo