Teorie del complotto e leggende metropolitane. Non è solo il web a spararle grosse. Dalle balle dell’Espresso sull’11/9 alle panzane di Voyager e Mistero, il cacciatore di frottole Paolo Attivissimo smonta il circuito mediatico della disinformazione. Pubblichiamo l’intervista apparsa sul numero 38 di Tempi
di Rodolfo Casadei
Due volte (2008 e 2009) ha vinto il premio Macchianera per il miglior blog tecnico-divulgativo. Ma negli ultimi anni una buona parte del suo tempo, delle sue attività on-line e dei suoi scritti li dedica a una meritoria opera: scovare e smontare le false notizie sensazionali, i falsi appelli, i falsi complotti di cui la rete rigurgita come una fogna intasata.
Adesso i suoi libri si intitolano 11/9 – La cospirazione impossibile, Zerobubbole Pocket e Luna? Sì, ci siamo andati. E sotto la sua direzione è nato e opera il blog undicisettembre.blogspot.com, dedicato alla confutazione delle teorie del complotto sugli attentati del 2001. Indaffaratissimo come lascia intendere il cognome (che non è uno pseudonimo), Attivissimo ha trovato il tempo per farsi intervistare da Tempi.
Com’è nata questa vocazione di giornalista informatico “cacciatore di bufale”? Perché lo fa?
È nata assolutamente per caso. Negli anni Novanta avevo scritto uno dei primi libri italiani sull’allora nascente Internet accessibile a tutti e vi avevo incluso una paginetta con le principali bufale che già allora circolavano in Rete. I lettori hanno segnalato altri appelli analoghi chiedendomi ragguagli e ho iniziato a rispondere. Poi ho pensato che un sito web che raccogliesse le mie risposte sui casi più frequenti avrebbe offerto un servizio migliore ai lettori e mi avrebbe fatto risparmiare tempo. Non l’avessi mai fatto! Invece di arginare il flusso di domande, mi sono trovato con un fiume di richieste di nuove indagini. Così è nato il Servizio Antibufala, che adesso raccoglie oltre 350 indagini pubblicamente consultabili.
Qual è stata la sua prima bufala? Qual è stata la prima fandonia che ha smontato?
Credo che fosse la storia di Craig Shergold, il ragazzino affetto da un tumore al cervello che voleva entrare nel Guinness dei primati per il maggior numero di cartoline o di mail di auguri. Craig esisteva davvero e il suo appello inizialmente era reale, ma nel frattempo era stato operato e stava bene. Era stato costretto a cambiare indirizzo e nascondersi perché tormentato da milioni di cartoline che intasavano ospedali e uffici postali. Non sempre gli appelli sono bufale: spesso nascono da verità iniziali che man mano vengono alterate o diventano obsolete.
Alcune inchieste dell’Espresso hanno fatto la storia dell’Italia. Ci lavorano fior di professionisti. Eppure recentemente hanno distribuito il dvd di Zero, l’opera collettiva curata da Giulietto Chiesa che fa da megafono alle teorie cospirazioniste intorno agli attentati dell’11 settembre. Come se lo spiega?
Questa è una domanda che andrebbe rivolta a chi ha fatto questa scelta editoriale. Io posso soltanto segnalare che Zero presenta come esperti un ex militare che afferma di poter attraversare i muri (quello del film L’uomo che fissa le capre), una signora che parla con l’aldilà via computer, un teologo e una ex spogliarellista. Di veri esperti o dei 55 testimoni oculari che videro un aereo di linea colpire il Pentagono non c’è traccia. È una scelta documentaristica perlomeno bizzarra.
Oltretutto Zero propone ricostruzioni alternative che si contraddicono a vicenda. Con l’aiuto del Gruppo Undicisettembre (http://undicisettembre.info) e di esperti effettivi nei campi pertinenti (ingegneria strutturale, aviazione, incendi) ho compilato un elenco di oltre cento errori tecnici gravi presenti in Zero che è scaricabile gratuitamente e s’intitola Zerobubbole pocket. Così ognuno può valutare i fatti e farsi la propria opinione.
C’è un paradigma, uno schema, un metodo nella produzione e diffusione delle bufale? Qual è il segreto che permette di far credere una stupidaggine a un gran numero di persone?
Sulla base della mia esperienza, la chiave del successo di una bufala o di una teoria di complotto è saper soddisfare un pregiudizio o un preconcetto diffuso e fornire soluzioni semplici a problemi complessi. Per esempio, la bufala dei coloranti cancerogeni nelle merendine funziona perché abbiamo istintivamente paura delle malattie e delle sostanze chimiche dai nomi strani e ci fa comodo pensare che per evitare entrambe ci basti fare attenzione a una lista di prodotti da non comprare. Un esempio classico di questi processi è la storia del Dhmo (monossido di idrogeno).
È un dato di fatto che è presente anche nel corpo dei neonati sin dalla nascita, lo si trova nell’acqua piovana e persino nei ghiacci polari più remoti. Se chiedete a qualcuno di firmare una petizione contro il Dhmo dicendo queste cose (che sono vere), è molto probabile che accetti. A meno che sia un chimico, perché il monossido di idrogeno non è altro che il nome chimico (un po’ stiracchiato) dell’acqua pura.
Che cosa dicono di lei i suoi avversari, cioè i propugnatori delle teorie del complotto? La accusano di essere un agente della Cia o dei vari governi? Con quali prove, se non siamo impertinenti?
Chi formula queste accuse non sente il bisogno di prove: la sua verità gli appare fin troppo evidente. Purtroppo molti preferiscono sparare al messaggero invece di valutare se il messaggio è valido (che piaccia o no), e così vengo accusato di essere al soldo delle multinazionali del farmaco, della Cia, dei Rettiliani e degli Illuminati.
A volte si ha l’impressione che le spiegazioni razionali non servano a nulla. In Turchia il 75 per cento delle persone, secondo un sondaggio, credono che l’11 settembre sia una cospirazione americana; e anche in Europa e negli Usa viaggiamo fra il 15 e il 21 per cento a seconda dei paesi. Come se lo spiega?
Bisognerebbe vedere esattamente in che termini sono state poste le domande di questi sondaggi, perché un conto è sospettare che l’amministrazione Usa non abbia ancora raccontato tutto (fra questi mi ci metto senza problemi anch’io), un altro è sostenere che le Torri Gemelle sono state demolite di nascosto o che nessun aereo ha colpito il Pentagono quando vigili del fuoco, testimoni ed esperti non hanno alcun dubbio in proposito.
Nel mio campo si dice spesso che se qualcuno si è messo in testa un’idea senza ragionarci (perché vuole che sia vera), non c’è ragionamento che possa levargliela dalla testa. Le bufale non raccontano la realtà: raccontano la nostra visione di come vorremmo che fosse la realtà. La vorremmo semplice e intuitiva.
Vorremmo nemici facilmente individuabili anziché terroristi che si annidano tra noi. Vorremmo braccialetti che scacciano il cancro invece di complesse terapie ad alto rischio. Ma l’universo ha dimostrato ampiamente di fregarsene dei nostri desideri. Rispondere direttamente alle tesi di complotto non funziona quasi mai. Prima bisogna abituare al pensiero critico e all’accettazione della complessità delle cose. Purtroppo questo non viene insegnato a scuola; anzi, gli educatori tendono a soffocare il desiderio di critica dei giovani.
È mai riuscito a convincere qualcuno che all’inizio credeva nella verità di una bufala? L’ha mai ringraziata qualcuno?
Sì, capita abbastanza spesso. Alcuni non vogliono cambiare idea neanche di fronte all’evidenza (una volta ho ingerito in pubblico un intero flacone di sonnifero omeopatico e non mi sono addormentato). Ma se l’interlocutore ha la mente aperta e gli si mostra che la sua idea è basata su una conoscenza incompleta dei fatti, è facile che cambi opinione.
È molto importante far capire che non si tratta di convincerlo che io ho ragione e lui torto, ma che si tratta per entrambi di accettare i fatti, belli o brutti che siano. A volte questo è sconsolante; in altri casi, come per esempio le tesi di messinscena dell’allunaggio americano nel 1969, è una rivelazione: è la scoperta che quella che si credeva fosse una invenzione propagandistica è in realtà una delle più affascinanti avventure e dimostrazioni di cosa sappiamo fare con la scienza quando ci rimbocchiamo le maniche e smettiamo di battibeccare. I ringraziamenti arrivano e mi ripagano ampiamente degli insulti.
Quali sono le bufale che godono dei più autorevoli sostenitori? Chi sono i più autorevoli personaggi che si sono fatti, nel tempo, sostenitori di bufale?
Le bufale più gettonate e con i migliori garanti sono, a quanto mi risulta, gli oroscopi (non hanno nessuna efficacia predittiva), l’omeopatia (i cui rimedi non contengono, per definizione, nessun principio attivo), le tesi alternative sull’11 settembre, la fine del mondo nel 2012 (irresponsabilmente sponsorizzata dalla Rai con il programma Voyager) e l’ufologia (non tutta, ma buona parte).
Credo che fra i personaggi noti che sono stati sedotti dal potere della bufala si debbano citare Beppe Grillo con la Biowashball (pallina “magica” che doveva sostituire il detersivo ma è in realtà un moltiplicatore di germi), Licia Colò con il mito dei gattini allevati in bottiglia e i vari sportivi e personaggi dello spettacolo che si sono resi sponsor del braccialetto Power Balance. Eleonora Brigliadori, con la sua promozione dell’urinoterapia, merita una menzione speciale. Forse dovrei chiamarla “minzione”.
Questi personaggi sono in buona fede o in mala fede? Sono sempliciotti o persone prive di scrupoli? Che cosa li muove?
È difficile distinguere, da fuori, fra mala fede e autoinganno. Ci sono molti mercanti del nulla che a furia di ripetere le stesse frottole hanno cominciato a credere che siano vere. Ci sono anche parecchi truffatori perfettamente consapevoli di esserlo. La bufala è un business redditizio: ci vogliono pochi secondi per fabbricare una panzana di successo, e se si fa leva sui desideri delle persone si fanno tanti soldi con poca fatica.
Lo dimostra la schiera di cartomanti, astrologi, guaritori e sensitivi che intascano parcelle incredibili ed estorcono denaro a chi è stato colpito da un lutto o da una malattia. Poi ci sono i casi terribili, come quello di Clara Palomba, sedicenne diabetica, morta perché i genitori le hanno tolto l’insulina, convinti da una guaritrice. Di questa morte non è responsabile soltanto la guaritrice stessa, ma tutto il sistema che alimenta queste credenze irrazionali. Basta guardare quanti giornali pubblicano l’oroscopo. Che male fa? Predispone a credere alle panzane. Il risultato ultimo è la morte di una ragazzina innocente.
Le leggende metropolitane, sono sempre esistite. Cosa è cambiato con internet?
Internet ne ha moltiplicato la velocità di diffusione. Oggi un allarme o un appello lanciato su Facebook arriva in poche ore a milioni di persone e ognuno di noi ha un pulpito dal quale comunicare a tutto il pianeta qualunque cosa. È venuto a mancare il filtro critico: oggi si dice “l’ho visto su Internet” con la stessa convinzione d’infallibilità con la quale si diceva “l’ho letto sul giornale” o “l’ho visto al telegiornale”.
Un altro effetto importante di Internet è la decontestualizzazione delle informazioni: vedo una foto di un evento, ma spesso non so chi l’ha scattata, se è stata manipolata, se ce ne sono altre che chiariscono la situazione. Non so nulla del contesto al quale si riferisce. Quel ragazzo chino su una signora sdraiata sul marciapiedi è un borseggiatore o un soccorritore?
Quali sono, attualmente, le bufale più diffuse e più credute? Qual è la numero uno?
In termini di diffusione pura e semplice, credo che la profezia della fine del mondo a dicembre del 2012, attribuita erroneamente ai Maya, sia popolarissima; ma bisogna capire quanti ci credono realmente. In termini di credenza, penso che l’esistenza dei fenomeni paranormali sia al primo posto, nonostante nessuno sia mai riuscito a produrne uno in condizioni controllate.
Le scie chimiche, i cerchi nel grano, gli avvistamenti filmati di Ufo sono bufale o sono fenomeni che non siamo riusciti ancora a spiegare?
Bisognerebbe spiegare in dettaglio ciascuna di queste questioni, ma in estrema sintesi, le “scie chimiche” sono una bufala: lo confermano piloti, controllori di volo e meteorologi; i cerchi nel grano, fino a prova contraria, sono fatti da artisti e burloni; foto e video sono troppo facili da manipolare per costituire una prova accettabile di un fenomeno così straordinario come una visita extraterrestre.
Questo non vuol dire che gli alieni non esistano (anzi, la scienza sta scoprendo un’abbondanza di pianeti, e in un universo con milioni di miliardi di stelle sarebbe presuntuoso pensare di vivere sull’unico pianeta abitato); vuol dire semplicemente che per eventi straordinari come questi servono prove schiaccianti, che per ora non ci sono. Molte presunte prove di questi fenomeni si sono rivelate dei falsi o degli abbagli.
A volte la spiegazione non c’è semplicemente perché mancano elementi d’indagine (foto sgranate riprese chissà dove) o mancano le risorse per indagare. Il fatto che nessuno si sia preso la briga d’investigare non significa necessariamente che non ci sia una spiegazione.
I suoi figli guardano Mistero e Voyager? Cosa si può fare per far smettere ai figli di guardare queste trasmissioni?
Assolutamente no: hanno di meglio da fare! Abbiamo analizzato insieme alcune puntate ed è stato chiaro che si tratta di operazioni commerciali che non hanno alcun interesse per la verità e puntano tutto sul sensazionalismo. Credo che il colmo dello squallore sia stato raggiunto dalla storia della donna che dice di essere rapita e fecondata ripetutamente dagli alieni e di conservare un feto extraterrestre in frigorifero (che somiglia stranamente a un coniglio scuoiato).
Guardare Mistero o Voyager e pensare di poterne imparare qualcosa è come guardare un reality e pensare che i partecipanti non recitino una parte. Sono programmi che stanno rimbambendo un’intera generazione. Chi li fa e chi li sponsorizza dovrebbe togliere la mano dal portafogli e mettersela sulla coscienza.