Bufalotta, favola gay in un asilo nido. Le associazioni cattoliche in rivolta. “Ma è per i genitori”

favola_gayRepubblica.it 15 novembre 2014

Scoppia la polemica per la fiaba dal titolo “Margherita ha due mamme: Mery e Franci”. Ma al “Castello Incantato” le educatrici replicano: “Mai letto ai bambini, era in una lista consigliata ai genitori”

di Sara Grattoggi

E’ rivolta alla Bufalotta contro una “favola gay” che sarebbe stata distribuita in un asilo nido del quartiere. A protestare sono le associazioni cattoliche, che puntano il dito contro l’istituto “Il Castello Incantato”, dove nei giorni scorsi è stato distribuito ai piccoli alunni un opuscolo con la fiaba omosex dal titolo: “Margherita ha due mamme: Mery e Franci”. Una favola in cui, come denunciato dal comitato Articolo 26 e riportato dal quotidiano Libero, si legge: “Le due mamme volevano una famiglia, ma mancava il semino. Franci si è fatta dare una clinica olandese il semino donato da un signore gentile e l’ha messo nella pancia di Mery”.

Un testo che ha sollevato le perplessità e le polemiche dei genitori della scuola e del comitato cattolico Articolo 26, che riunisce genitori e insegnanti. “Con il cavallo di Troia della lotta alla discriminazione, con il pretesto dell’educazione sessuale o più semplicemente, appunto, con escamotage che sfruttano la distrazione dei genitori, si spalancano le porte degli istituti scolastici ad una valanga di “progetti educativi” di stampo gender Il nido di Roma non è certo un caso isolato” denuncia in un nota il comitato.

“Spesso- prosegue la nota- all’insaputa dei genitori, si va affermando una linea ben precisa. Si impone, in modo più o meno limpido, una cultura insidiosa, che mira alla decostituzione dei modelli di genere, alla sovversione delle evidenze di natura e allo stravolgimento del senso di famiglia e di genitorialità. Detto in altre parole, si insegna ai bambini, sin dalla più tenerà età, che non si nasce maschi o femmine ma che “sei quello che senti di essere”, senza differenza. Che non esistono una mamma e un papà, ma un genitore 1 e 2. E che perciò la famiglia può essere tutto e il suo contrario”.

Una polemica riportata anche da diversi quotidiani e siti cristiani, tra cui lo stesso portale del Vaticano.

Dall’asilo smentiscono che il libro sia stato mai letto ai bambini, e sottolineano che “il testo non esiste nemmeno all’interno del nido”. Era solo “in un elenco di libri che avevamo suggerito ai genitori, e non ai bambini, di leggere, per discuterne con le educatrici nei pomeriggi di laboratorio genitori-insegnanti che tradizionalmente facciamo, anche nell’ambito del progetto “Educare alle differenze” sostenuto dal Comune”.

Un modo, insomma, per discutere con i genitori di come affrontare temi delicati che potrebbero emergere in classe. Ma anche “per andare oltre ogni stereotipo”. “Abbiamo promosso, ad esempio, la lettura di libri dove le donne non siano solo infermiere o casalinghe, ma anche astronaute. O dove ci siano protagonisti di etnie diverse. Non capiamo il perché di questo polverone”.

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Il Giornale.it 14 novembre 2014

Germania a lezione di gender: bimbi svengono a scuola. E chi protesta va in carcere

La Germania si spacca sui corsi di educazione sessuale e diversità di genere

di Giovanni Masini

Bimbi che si sentono male in classe, vanno in iperventilazione, svengono. Genitori in carcere per non aver obbligato i figli a partecipare ai corsi sul gender. Succede nella Germania del 2014, dove chi osa anche solo dissentire dall’ideologia imperante del gender viene perseguito con determinazione, e a norma di legge. Al punto da rischiare di ritrovarsi la polizia sul pianerottolo di casa.

A Borken, vicino a Munster, sei bimbi sono dovuti rimanere a casa da scuola per essersi sentiti male dopo che in classe erano state mostrate loro immagini esplicite a sfondo sessuale, nell’ambito di un progetto di educazione alla “diversità di genere”.

Dopo che un primo bambino ha dato segni di avere problemi di circolazione, si è scatenata una reazione a catena, con altri piccoli studenti che sono andati in iperventilazione e un alunno che è quasi svenuto, rendendo necessario l’intervento dell’ambulanza. La polizia ha minimizzato l’episodio sostenendo che “non fosse successo niente” e che si trattasse di immagini e disegni “assolutamente normali”. Le autorità mediche hanno comunque disposto le analisi del sangue per uno dei bimbi che si sono sentiti male.

Negli stessi giorni a Eslohe, 170 chilometri a sudest di Borken, è scoppiato un caso analogo che sta letteralmente spaccando in due l’opinione pubblica in tutto il Paese: due coniugi di 37 anni, Eugen e Luise Martens, sono stati incarcerati per quaranta giorni perché la figlia, iscritta alle scuole elementari, si era rifiutata di partecipare ai corsi di educazione sessuale previsti dall’istituto. Eugen, che con sua moglie ha altri otto figli, era già stato arrestato l’anno scorso con la medesima accusa: in quell’occasione a Luise era stata risparmiato il carcere solo perché incinta.

In tutta la Germania si stanno formando movimenti e comitati di solidarietà in appoggio ai coniugi Martens, per esprimere il dissenso contro una scuola che obbliga i bambini di sei anni a frequentare regolarmente lezioni di ideologia gender. In Germania i genitori dei bimbi che saltano la scuola possono essere denunciati dall’istituto e processati dal tribunale, anche se lo studente abbandona la lezione di propria iniziativa, come è stato nel caso della figlia dei Martens.

“Il contenuto delle lezioni è perverso – spiega a Tempi Mathias Ebert, fondatore dell’associazione “Besorgte Eltern” (“Genitori preoccupati”) – Non solo si mostra ai bimbi come funziona il sesso dei maschi e delle femmine, ma li si mette davanti alle variepratiche sessuali: sesso orale, sesso anale molto altro. Si dice anche ai bambini, sin dalle elementari, che il loro genere non è determinato e che non possono sapere se sono maschietti o femminucce, che devono pensarci su.”

Ebert racconta anche che in Germania c’è molta paura a denunciare episodi come questo, perché “in questo Paese non appena si viene puniti si viene considerati dei criminali”: “Chiediamo solo che non vengano turbati i sentimenti dei bambini. Non è giusto. È una violenza nei loro confronti.”