Cammino sinodale: quando la “profezia” diventa rivoluzione

Visto da Roma 6 Aprile 2025

di Julio Loredo

L’ultraprogressista Andrea Grillo ha esultato perché «lo stanco, burocratico e spesso vuoto apparato della chiesa sinodale italiana è stato disattivato». Stava parlando della seconda assemblea sinodale delle chiese in Italia svoltasi la scorsa settimana nell’Aula Palo VI nella Città del Vaticano, proprio a due passi dal Papa convalescente nel vicino ospizio di Santa Marta.

Questa assemblea offre una visione sconvolgente di come stiano funzionando certe cose nella Chiesa in questo pontificato. L’assemblea ha visto la partecipazione di poco più di mille delegati tra cui 7 cardinali, 168 vescovi e 253 sacerdoti. I laici erano invece la maggioranza: 442, comprese 277 donne. L’assemblea doveva discutere e votare il documento conclusivo del percorso sinodale in Italia dal titolo: Perché la gioia sia piena. Doveva semplicemente approvare e consegnare alla Conferenza episcopale, che si riunirà a Maggio, questo documento che sarebbe diventato normativo. Invece l’assemblea si è trasformata in un campo di battaglia tra le fazioni più estreme del progressismo e certi vertici della Cei. Tutto è saltato in aria e la decisione finale è stata rimandata ad Ottobre.

Il documento era stato preparato dal comitato nazionale del cammino sinodale, quello appunto accusato da Grillo di essere un apparato stanco, burocratico e vuoto; era quindi un documento sotto il controllo della Chiesa istituzionale, quella cioè ancora governata dai vescovi. Contro il documento si è sollevata un’ondata di protesta nell’aula: laici, preti e perfino qualche vescovo hanno fatto discorsi infiammati che tra gli applausi hanno accusato il documento di essere scialbo, troppo vago e privo di incisività. In particolare hanno accusato il documento di essere troppo vago e moderato sui temi più sensibili, in particolare l’apertura ai temi Lgbt, l’ordinazione delle donne, la partecipazione al laicato nel governo della Chiesa, l’inclusione radicale di tutti e via dicendo.

Secondo Andrea Grillo il documento aveva depurato il dibattito da ogni “profezia”. Ma cosa vuol dire la parola “profezia” nella lingua di Grillo?

Profezia nel linguaggio dei progressisti sarebbe l’agenda delle fazioni radicali; più sei a sinistra, più sei profetico. Secondo Grillo il processo sinodale in Italia in quattro anni aveva raccolto molte preposizioni “profetiche”, che però sono state accantonate dall’apparato sinodale, incapace secondo lui di «restituire pressoché nulla di quello che era stato discusso e partecipato in quattro anni di impegno, di confronto, ascolto, dibattito e nelle molteplici e articolate stesure di assunti, prospettive e proposte».

Gli informatori di Grillo hanno verificato una sorta di eruzione vulcanica nell’aula dell’assemblea; cioè una fortissima contestazione al documento. Scrive Grillo: «Così prima in una sequenza impressionante di interventi in aula e poi in due sedute di gruppi di lavoro è emerso che non qualche particolare, ma tutto, proprio tutto, meritasse di essere riscritto, ripensato, rielaborato».

Davanti al fatto che alcuni media hanno parlato di ribellione dell’assemblea, Grillo capovolge e dice che la ribellione è stata fatta dai redattori del documento, cioè dai vertici della Cei, spegnendo la vox populi. Non l’hanno voluta sentire così come è emersa nei quattro anni di cammino sinodale. Di fatti quasi tutte le cinquanta proposizioni del documento ufficiale sono state bocciate dall’assemblea e tutto è stato rimandato a Ottobre e probabilmente anche a Novembre.

Scrive Grillo: «L’apparato aveva cercato di chiudere tutto ciò che era aperto, di tacere tutto ciò che era problematico, di addomesticare e sedare ogni moto d’animo o di spirito». Invece c’è stata la ribellione delle fazioni “profetiche” e quindi Grillo ha esultato. Ma altre fonti informano che non tutti gli interventi in aula hanno avuto questo carattere progressista; anzi, alcuni interventi hanno si criticato il documento ma da una prospettiva opposta: lo consideravano troppo riformista. Meno male. Vedremo se queste informazioni saranno confermate.

Comunque, come ho detto all’inizio, questa seconda assemblea sinodale delle chiese in Italia – attenzione al plurale – ci mostra come stiano andando certe cose nella Chiesa dell’attuale pontificato. Si appiattiranno i vescovi sullo Zeitgeist – spirito del tempo [n.d.r.]- del momento, non orientando il gregge con la sana dottrina, ma solo ascoltandolo in modo solo sociologico? D’altronde siamo sicuri che queste voci radicali, “profetiche”, siano davvero rappresentative del popolo di Dio?

Se ammettiamo che queste minoranze rivoluzionarie rappresentano la vera vox populi corriamo il rischio di abbandonare ai lupi la stragrande maggioranza dei fedeli che invece mostra totale disinteresse, quando non ripudio, di tali temi sinodali.

Affari italiani riporta le seguenti parole di monsignor Elio Castellucci, presidente nazionale del Comitato per il cammino sinodale: «Abbiamo ribadito che la Chiesa non è composta da guide che ignorano il sentire del popolo tirando diritto come se avessero sempre ragione, cosa purtroppo molto diffusa oggi nelle tendenze sovraniste e dittatoriali. No, la Chiesa è composta da guide chiamate a discernere l’azione e la guida dello Spirito Santo nel popolo di Dio del quale fanno parte». Ma non bisogna essere sovranisti né dittatoriali per affermare che il Magistero perenne della Chiesa, basato sulle sacre scritture e sulla tradizione, sostenga verità immutabili, non negoziabili, non condizionate dal voto di nessuna assemblea, per quanto popolare essa sia.

Siamo sicuri che questi “profeti” rappresentino il futuro? In realtà è roba del passato.

Nei conturbati anni Sessanta, dopo il Concilio Vaticano II, apparvero in diversi paesi già allora dei sedicenti gruppi “profetici”. Anche loro portavano avanti l’agenda ultraprogressista; allora furono denunciati tra i tanti dalla rivista inglese Approaghes e dalla spagnola Ecclesia. Nel 10960 il noto pensatorecattolico Plinio Correa de Oliveira scrissi un lungo saggio su questi gruppi “profetici” nel quale affermava: «Per i gruppi “profetici” occorre democratizzare la Chiesa, disalienarla completamente dalla gerarchia. E’ necessario costituire nella Chiesa un organo rappresentativo di fedeli che esprima ciò che i carismi dicono nell’intimo della loro coscienza. Chiaramente un organo elettivo che rappresenti la moltitudine; un organo che faccia gravare eccessivamente la sua volontà sui gerarchi della Chiesa, i quali, è ugualmente chiaro, da quel momento in poi dovranno essere eletti. A nostro avviso questa riforma della struttura della chiesa sostenuta dai gruppi “profetici” può essere vista solo come una tappa per la piena realizzazione dei loro obiettivi: l’abolizione di qualsiasi gerarchia».

Questo è stato scritto nel 1969, quasi sessant’anni fa. Potete leggere lo studio completo QUI.

Ciò ci fa vedere quanto Grillo e i suoi complici “profetici” siano in realtà roba del passato, autentici indietristi il cui sogno ha forse ora una chance per realizzarsi. Sempre più il cammino sinodale somiglia ad un processo rivoluzionario sinodale che attua un vecchio programma neomodernista teso a cambiare la struttura gerarchico-sacramentale della Chiesa.

Si arriverà al compimento di tutto il percorso intravisto dai gruppi “profetici”? O prima, per intercessione della sua Madre Santissima, Gesù Cristo dirà: basta; operando con la sua grazia divina in difesa dell’unica Chiesa cattolica e apostolica, da lui fondata e strutturata?