[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
C’è stato un tempo (…tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…) in cui i capi di Stato erano santi (non tutti, certo, ma un buon numero: verificate nel mio libro I santi militari, Estrella de Oriente: info@estrelladeoriente.it), e non vi dico la nostalgia. Canuto (Knud) era uno di questi. Figlio bastardo del re vikingo Sven Estridsson e nipote del re inglese, nel 1080 divenne re di Danimarca e subito mise mano a una severa cristianizzazione del regno.
Era un grande guerriero e prima di cingere la corona aveva combattuto a lungo contro i normanni di Guglielmo il Conquistatore. Nel 1070 aveva capeggiato una spedizione di man forte agli insorti in terra britannica contro i normanni e cinque anni dopo prese parte alla campagna condotta da re Sven in persona. Ma i normanni ebbero la meglio a York e i vikinghi dovettero ritirarsi.
Canuto ebbe la corona danese in premio per il suo contributo e verso il 1085 cominciò a preparare un’altra spedizione. Ma c’era del marcio in Danimarca e la cosa abortì prima di nascere. Infatti, i baroni non erano per niente contenti delle tasse che il re aveva imposto per fondare monasteri e sostenere il clero.
Così, l’ultima imposizione fece traboccare il vaso e quelli si ribellarono a mano armata. Il re e i suoi uomini dovettero rifugiarsi a Odense, dove vennero stretti d’assedio. I ribelli riuscirono a entrare in città mentre il re e otto dei suoi fidi ascoltavano la messa. Canuto volle seguire il rito fino in fondo e solo dopo aver fatto la comunione si accinse a difendersi. Cadde ucciso dentro la chiesa, insieme ai suoi, nell’anno 1086.
Il Giornale 10 luglio 2005