Die moderne Kapitalismus, volume terzo: La vita economica nell’epoca del capitalismo maturo, parte prima: I Fondamenti, sezione seconda: Lo Stato, cap. 4°: L’essenza dello Stato moderno, 1916, trad. it. Il capitalismo moderno, a cura di Alessandro Cavalli, UTET, Torino 1967, XXXIV, § 3, pp. 538-539. Titolo del paragrafo originale.
Werner Sombart (1863-1941)
1. Lo stato moderno è secolarizzato-naturalistico, cioè, liberato da tutti i vincoli sovrastatali, è «sovrano», ipse Deus. Una conseguenza importante è che lo stato moderno è «tollerante» all’interno, cioè il diritto di appartenenza è separato dalla professione di fede: si può appartenere a uno stato senza appartenere alla religion di stato. Un passo ulteriore porterà quindi alla separazione fra stato e chiesa.
2. Nella sua struttura interna lo stato moderno è individualistico-atomistico-nominalistico. Questi principi vengono concepiti nel periodo assolutistico e vedono la luce in quello liberale. In particolare questa definizione implica:
a) la nascita del libero cittadino, cioè la liberazione dell’individuo (o della famiglia singola) da tutte le istituzioni pubbliche o semipubbliche, in cui prima era inserito con tutta la sua persona e solo attraverso le quali entrava in rapporto con lo stato: istituzioni feudali, associazione di podere, di villaggio, comune cittadino, corporazione, società cooperative di ogni genere e specie. Ora ogni individuo sta per sé e partecipa solo con una parte ben delimitata della propria persona e del proprio avere alle varie istituzioni pubbliche ed alle libere associazioni. Un tempo ognuno era in primo luogo contadino, suddito, membro di una corporazione e di conseguenza anche cittadino. Oggi è in primo luogo e senz’altro cittadino e come tale una parte del suo io rappresenta l’elettore, il contribuente, il membro di un consorzio, membro di una cooperativa del latte, ecc.
b) Ognuno persegue i propri «interessi». Ciò vuol dire che i vincoli solidaristici e comunitari, che si fondavano sul principio: «tutti per uno, uno per tutti», sono superati e continuano un’esistenza piuttosto gregaria solo all’interno della famiglia, ma sono destinati inevitabilmente a scomparire. I rapporti degli individui fra loro sono ora invece su base contrattuale-«societaria» ed obbediscono al principio: «ognuno per sé». Ciò significa che gli uomini sono ora legati fra di loro da «interessi» di ogni tipo (cioè da scopi dettati dal tornaconto personale) e non più da doveri, simpatie, sentimenti.
c) Lo stato fronteggia «debolmente» questa lotta di interessi. Esso è dominato dalla tendenza a cedere ai gruppi di interessi più forti, ad affidare infine la direzione dello stato o per lo meno l’influenza su di essa ai rappresentanti del più forte gruppo di interessi. L’ideale supremo della politica dello stato all’interno consiste nel migliore dei casi nella «compensazione» dei diversi interessi singoli o di gruppo o nel «benessere» del singolo cittadino. L’atteggiamento dello stato, per quel che riguarda la sua condotta all’interno, è quindi essenzialmente nominalistico-individualistico.