ZENIT.org mercoledì, 13 giugno 2007
CITTA’ DEL VATICANO _ In una intervista rilasciata al periodico statunitense National Catholic Register, il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha chiesto alla Chiesa e ai cattolici di sospendere i contributi ad Amnesty International, dopo che la nota organizzazione internazionale si è schierata a favore dell’aborto.
Pur essendo stata fondata da un cattolico, l’avvocato inglese Peter Benenson, nel 1961, e pur avendo fatto della battaglia per i diritti umani la sua bandiera, Amnesty International non ha mai espresso un parere chiaro nei confronti della interruzione volontaria di gravidanza.Negli ultimi anni in particolare, l’aborto è stato indicato da alcuni membri di Amnesty come un vero e proprio diritto da contemplare all’interno di quelle azioni di riduzione e selezione della nascite meglio nota come parte dei programmi per i “diritti riproduttivi”.
Nell’intervista concessa al NCR il Cardinale Renato Martino ha espresso profondo rammarico per la presa di posizione abortista di Amnesty International, sottolineando che “schierarsi per la depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza rappresenta un tradimento delle finalità istituzionali dell’organizzazione”.
Secondo il porporato, “conseguenza inevitabile di tale decisione, sarà la sospensione di ogni finanziamento ad Amnesty da parte delle organizzazioni ed anche dei singoli cattolici”.
“Grazie a Dio – ha spiegato il Presidente del Pontificio Consiglio – non esiste un diritto di aborto internazionalmente riconosciuto, come si deduce anche dalla Conferenza del Cairo delle Nazioni Unite sulla popolazione, che ha escluso l’aborto come mezzo lecito di controllo delle nascite”.
Il Cardinale Martino, che nel 1994, quando si è tenuta questa Conferenza internazionale in Egitto, era Nunzio Apostolico ed Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, si trovò a guidare per l’occasione la delegazione vaticana.
Nell’intervista, il porporato sostiene inoltre che “le lobbies abortiste stanno continuando la loro propaganda, che si inquadra in quella che il Servo di Dio Giovanni Paolo II chiamava la ‘cultura di morte’, ed è estremamente grave che una benemerita organizzazione come Amnesty International si pieghi ora alle pressioni di tali lobbies”.
Il Presidente del Pontificio Consiglio ha quindi affermato che bisogna “intensificare l’impegno dei cattolici, ma anche di ogni persona di buona volontà, in difesa del diritto alla vita di tutti i nascituri, senza impossibili distinzioni tra casi in cui l’uccisione del bimbo nel seno materno sarebbe giusta e altri no”.
“La soppressione volontaria di ogni vita umana innocente – ha ribadito infine – è sempre un delitto e mina alle basi il bene comune della famiglia umana”.
(A.C. Valdera)